Non solo i tagli nel capitolo dedicato alle capacità amministrative e alle criticità organizzative e di organizzazione. La versione finale della relazione del governo Meloni sul Pnrr è stata modificata anche nella parte relativa ai “profili di attenzione evidenziati dalle Amministrazioni titolari”, cioè i problemi che mettono a rischio decine di obiettivi del piano. Nella bozza datata 31 maggio venivano elencate 120 misure con ostacoli di varia natura, tra cui “due con quattro elementi di debolezza e nove con tre profili di criticità”. Nel testo definitivo gli obiettivi con debolezze scendono invece a 118 e quelle con tre profili critici salgono a 11, tra cui l’investimento da 1,2 miliardi Misure per la gestione del rischio alluvioni e la riduzione del rischio idrogeologico che stando al documento finale sconta anche le conseguenze di aumenti dei costi o carenze di materiali. Se il 31 maggio le misure che presentavano due problematiche erano “in totale 43 (il 36 per cento del totale)” ora diventano “38 (il 32 per cento del totale)”, mentre quelle con un un elemento critico aumentano da 66 a 67.

Ma che cosa è stato espunto dalla lista dei target che risentono di aumento dei prezzi, difficoltà di trovare materiali, carenza di manodopera o inefficienze della pubblica amministrazione? Nell’elenco contenuto nel testo inviato alle Camere non compare più la Tutela e valorizzazione dell’architettura e del paesaggio rurale, investimento da 330 milioni che fa capo al ministero della Cultura e il 31 maggio era ritenuto minacciato da “eventi e circostanze oggettive” e “difficoltà normative, amministrative, gestionali”. Cancellato dalle tabelle pure l’investimento da 400 milioni “creazione di imprese femminili“, che stando alla bozza iniziale presentava criticità legate sia a circostanze oggettive sia a refusi ed errori di traduzione rispetto agli accordi con la Ue o problemi su rendicontazione e criteri di verifica.

Il ministro Raffaele Fitto venerdì pomeriggio ha confermato che tra la presentazione del documento in cabina di regia e il deposito in Parlamento ci sono state modifiche – “aggiornamenti di natura tecnico-istituzionale” – in seguito a segnalazioni arrivate dalle amministrazioni nel corso della riunione o successivamente.

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