Si è appena concluso il mio incarico di Amministratore Unico di ASE S.p.A., la società dei servizi di igiene urbana dei comuni di Manfredonia e Vieste nel Gargano. Ne avevo parlato qui. Nel 2020 venivo chiamato dalla Commissione che reggeva il Comune di Manfredonia in seguito allo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose. Nel 2019 l’azienda era citata nella relazione d’accesso come “avente una elevata presenza di soggetti controindicati…” cioè di malavitosi. Ricordo queste parole emblematiche:

“La partecipata comunale era stata negli anni infarcita di una congerie di soggetti con precedenti di polizia, in alcuni casi riconducibili, per legami famigliari e personali a soggetti della criminalità organizzata, anche di stampo mafioso. I precedenti riscontrati a carico di dipendenti o dei loro prossimi congiunti anche per reati gravissimi e associativi, nonché di spiccato allarme sociale, si intrecciano sino a formare una mappatura sufficientemente esaustiva della storia delinquenziale di questo territorio”.

Ma io tutto questo non lo sapevo ancora.

Accettato l’incarico nel viaggio verso l’azienda che malauguratamente decisi di fare in treno ebbi modo di leggere e rileggere i dati societari oltre a veder scorrere l’Italia. Ciò che emergeva era una sorta di poltronificio dove si erano alternati 7 amministratori unici in 5 anni. Erano stati bruciati milioni di euro ma grazie alla tassa rifiuti molto alta, l’azienda stava bene.

Come già mi era successo alla Leonia di Reggio Calabria, (di cui ho parlato qui) i dati economici sembravano rosei ma ciò che mi sorprese non appena misi piede in azienda fu il clima di sfiducia dei lavoratori.

Conoscevo già il territorio e sapevo che si trattava di una realtà difficile, arena dello scontro tra i clan della mafia garganica dei Li Bergolis e dei Romito. Terra violentata dagli uomini del posto ma anche da imprenditori senza scrupoli scesi per intascarsi i soldi della Cassa del Mezzogiorno e poi lasciare il paesaggio deturpato da cattedrali del deserto; luogo di incredibili contrasti dove da una parte vi è il millenario culto di San Michele e a pochi km di distanza si è compiuta una delle più efferate stragi di mafia degli ultimi anni. E proprio ricordano le parole del caro Don Ciotti che mi parlò della grande reazione da parte della cittadinanza alla strage di San Marco in Lamis decisi di accettare l’incarico con fiducia e consapevolezza.

Manfredonia è una città che continua a perdere abitanti, dal 2016 quattromila abitanti in meno. Quasi il 10%.

Se sei una giovane coppia monoreddito è difficile trovare qualcuno che ti affitti la casa, soprattutto perché affittando per 3 mesi ai turisti alle porte del Gargano prendi molto di più che non affittando in un anno a una giovane famiglia precaria. A questo punto ai due giovani non rimane che andarsene. Ed infatti Manfredonia ha un tasso di emigrazione giovanile tra i più alti in Italia. Una disoccupazione, dati al 2021, pari al 24%. Un ricorso al reddito di cittadinanza altissimo.

D’estate da tutto il mondo vengono a vedere le bellezze del mare pugliese e apprezzarne la cucina, trasformando quella che è un territorio così affascinante in una Disneyland. Il flusso di denaro ricade in strozzature e non viene reinvestito sul territorio per cui quando la stagione balneare finisce, tranne poche eccezioni, il territorio si chiude e si isola.

D’altronde, stiamo parlando di una città di oltre 50mila abitanti e che dovrebbe essere la porta dell’adriatico centro-meridionale, ma che purtroppo è priva di moltissimi servizi, dalle università ai trasporti. Valga come esempio, il fatto che ad oggi è priva di un collegamento ferroviario; o meglio, esiste una stazione ferroviaria fuori città, ma è abbandonata e cattedrale allo spreco del denaro pubblico. La situazione era migliore un secolo fa.

Infatti nel 1885 venne creato un collegamento ferroviario, perché collegasse la città alla linea di Foggia per congiungersi alla rete proveniente da Napoli. Fu poi fatto arrivare il treno in città. Oggi 140 anni dopo, soldi buttati in progetti (sì perché in Italia il progetto costa più che l’opera), decine di varianti, Manfredonia è senza una ferrovia, residuando pertanto solo il trasporto per gomma. Visione ottusa o scelta ponderata? Quello che si può dire è che se il traffico delle merci non sia favorito da questa logistica e sia uno degli elementi che non portano investimenti industriali. E quindi il pubblico diventa il primo datore di lavoro. E come succede spesso in situazioni simili l’azienda che ero chiamato a guidare era la prima fonte di assunzioni in zona. L’azienda ricorreva massicciamente al lavoro interinale, contratti brevi e le procedure di selezione erano fortemente criticate.

Fatta questa premessa si comprende perché la Commissione Straordinaria nella persona di Sua Eccellenza il Prefetto Vittorio Piscitelli mi avesse messo in guardia dal fatto che i due principali clan del territorio si scontrassero in azienda. In un territorio dove la disoccupazione è al 24% una azienda che ha la possibilità di assumere fa gola a chi non ha scrupoli e pensa solo al suo tornaconto, creando una base clientelare e di consenso basata su favori. E più il favore è grande da ricambiare e più devi scendere a compromessi, fino a trasformare il circolo vizioso in un uragano. E ciò che vidi entrando in azienda fu proprio l’ambiente devastato dal passaggio di sciacalli. Tra questi spiccano cognomi riconducibili alle famiglie della malavita, dipendenti aziendali che organizzavano il servizio ed erano pure sindacalisti e portatori di voti oltre poi ad esercitare violenza sui lavoratori.

Ma come mi era capitato in altre esperienze di successo, pensai che la prima cosa da fare fosse ridare fiducia al personale. Il sindacato nazionale e provinciale ha fatto poi pulizia e ha sospeso e perso parecchie tessere. Abbiamo provato a fare comprendere che l’ambiente di lavoro è la nostra casa comune e siamo tutti sotto lo stesso tetto. Far comprendere che servire la comunità è una missione. Servire con disciplina e onore. Anche se con una scopa o un cassonetto.

La stragrande maggioranza dei dipendenti così come dei cittadini è onesta e corretta. Queste persone si sono attivate e insieme abbiamo fatto molto e in questa sede non posso citare tutto. I dati finanziari dopo tre anni di barra a dritta in prudenza, trasparenza e legalità sono stati positivi, nonostante qualche minaccia e qualche pallottola di cui ho parlato qui. Nel 2022 l’azienda ha avuto il numero più alto di persone al lavoro da tre anni a questa parte. Grazie ad un concorso pubblico abbiamo assunto 22 persone a tempo indeterminato e altre 23 a tempo determinato superando lo storico ricorso al lavoro internale. Non era mai successo. Nel 2022 le persone impiegate in azienda, come equivalenti a tempo pieno, sono state 109.

Pur in un quadro in cui le materie prime e i carburanti rincaravano passando da € 418.443 del 2021 a € 606.157 del 2022, grazie ad un contenimento delle spese amministrative, delle consulenze, una revisione dei contratti in generale, per tre anni abbiamo prodotto utili. Nel 2022 siamo arrivati a € 605.653 di utile dopo le imposte. Cioè prima delle imposte ben € 967.110.

Con tre anni di bilanci in utile siamo riusciti a risanare una situazione di bilancio critica, in cui il patrimonio netto era arrivato a valere nel 2019 €1.522.406 cioè meno del capitale sociale che è €1.606.800. La società non ha oggi più alcun ricorso all’indebitamento con banche o istituti.

Sicuramente, tra le tante cose fatte, vi saranno anche limiti o mancanze. Di queste mi scuso, sapendo che in merito al servizio di raccolta e di igiene urbana, gli sforzi non sono mai abbastanza. Ricorderò sempre le parole di un Prefetto che mi disse dall’alto della sua esperienza di contrasto alla criminalità organizzata che il detto dei malavitosi e dei collusi ogniqualvolta c’è uno scioglimento è: “abbassa la testa che passa la tempesta”.

E puntualmente non appena è terminato lo scioglimento hanno rialzato la testa.

Mi hanno accusato in modo volgare di vivere lontano e non conoscere il territorio. Sicuramente è vero. Esiste però anche una regola di governance delle società pubbliche: il manager deve essere il più possibile lontano dalle influenze della politica. I risultati di una fase così straordinaria ci danno ragione, oggi ritorna invece la normalità. Occorrerà che la comunità dell’azienda, dei cittadini e del comune ne portino avanti i risultati.

Più volte si è scritto o mi è stato detto che il privato avrebbe fatto meglio la raccolta dei rifiuti che non ASE. D’altronde tutti i comuni circostanti si sono rivolti al privato. Hanno continuato a farlo anche quando piovevano le interdittive antimafia a quelle aziende. Ho parlato qui della incredibile frequenza di attentati su automezzi dei rifiuti tra le aziende private del Gargano. Rispondendo facevo presente che l’efficienza non è prerogativa del privato. Pubblico non vuol dire inefficiente.

A Treviso (sicuramente non una delle regioni più rosse) la raccolta dei rifiuti è gestita da una società pubblica. E se vai a dire che il privato è meglio del pubblico una pernacchia non te la risparmia nessuno.

Ecco, la cosa più difficile che ho affrontato in questi tre anni è stata non la presenza costante di un clima omertoso, o la violenza ma i pregiudizi. Anche i miei. Piano, piano, con il confronto ne abbiamo smontato qualcuno. Con soddisfazione ho visto l’entusiasmo del giovane vicesindaco della città di Manfredonia che si è dimostrato particolarmente attento e competente a comprendere che Ase non è un poltronificio e ad esigere, giustamente, la pulizia della città.

Da ieri in quel territorio queste responsabilità non sono più formalmente le mie. I contrasti che ho subito rappresentando l’azienda cessano. Non avrò più bisogno della protezione cui ero ormai abituato quando ero lì. Ringrazio le donne e gli uomini della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza di Manfredonia. Sono tornato a piede libero.

Come detto loro di persona, ringrazio la stragrande maggioranza di colleghi e cittadini che mi hanno aiutato e sostenuto e che sono i veri artefici di tutto ciò che di positivo in questi tra anni abbiamo fatto. Lascio una comunità aziendale che è cresciuta sia professionalmente che in termini di fiducia e che ha accumulato risorse economiche per crescere ancora. Faccio i miei migliori auguri ai nuovi componenti del consiglio di amministrazione che mi succede in azienda e alla città per la crescita che merita.

Per chiudere quindi, come ho scritto in questo post, ispirandomi alla meravigliosa canzone di Rino Gaetano “Ad esempio a me piace il sud”, io amo il nostro meraviglioso sud, a Manfredonia, Vieste e nel Gargano ho amato la gente meravigliosa, il cuore delle persone per bene, uomini e donne portatori di valori profondi, da una cultura antica.

La bellezza, i valori, la terra.

Grazie.

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