“Non entro nel merito della dinastia De Luca perché è un argomento sul quale mi sono imposta prima di tutto una sorta di igiene mentale. Quindi, non tocco quel tema”. È la premessa ironica che, intervenendo a Tagadà (La7), fa Rosy Bindi, ex ministro della Sanità ed ex presidente della Commissione Antimafia, a proposito della bufera scatenata dalla decisione della segretaria del Pd Elly Schlein, la quale ha rimosso Piero De Luca, figlio del presidente della Regione Campania, dalla carica di vicecapogruppo dem alla Camera e lo ha rimpiazzato con Paolo Ciani, esponente di Demos, vicino alla Comunità di Sant’Egidio e contrario all’invio di armi in Ucraina.

Bindi applaude la scelta operata da Schlein e critica duramente chi la contesta: “Io trovo assolutamente legittimo che in un gruppo parlamentare, che è composto anche da esponenti di altri partiti, si dia rappresentanza ad altre persone non del Pd. Il punto è che nel Pd c’è un altro dibattito – spiega – cioè si continua a dire che con la Schlein non si dà spazio ai cattolici e nel momento in cui è nominato Ciani, che appartiene a una certa tradizione del cattolicesimo italiano, allora non va più bene. Questo dimostra che chi rivendica l’identità cattolica dovrebbe più onestamente rivendicare quella post-democristiana“.

E conclude: “Credo che vadano chiarite queste polemiche nate in maniera pretestuosa, perché il Pd deve riprendere il suo rapporto col movimento cattolico, quello delle parrocchie, quello del volontariato, quello che sta con gli immigrati, quello che sta coi poveri, quello che sta alle mense, quello che lotta per la tutela dell’ambiente e per la pace. Quindi, secondo me, la scelta di Schlein è stata assolutamente legittima e opportuna“.

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