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Il principe Harry con il volto tirato e stanco: “In me notevoli livelli di paranoia e sospetto… Sentivano di tutto ascoltando messaggi privati e sensibili”

Una crociata astiosa, vendicativa e senza esclusioni di colpi quella del secondogenito di Re Carlo che prosegue oggi, dopo lo storico inizio di ieri quando dopo 130 anni si è visto di nuovo un membro della famiglia reale con la mano sulla Bibbia a giurare di dire la verità alla corte, prima di sottoporsi a 5 ore di deposizione

di Giorgia Scaturro

Il volto di Harry è tirato e stanco, quando dopo la sua prima e lunga giornata da testimone la porta a vetri dell’Alta Corte di Londra si riapre dandolo in pasto ai click dei fotografi, accalcati sulla strada con i teleobiettivi allungati. Dentro i tribunali inglesi non sono permesse le telecamere ma qui fuori i riflettori mediatici di tutto il mondo sono accesi sul principe ribelle, e determinato, che finalmente entra nel ring per combattere la battaglia contro i tabloid britannici che meditava da tempo.

Una crociata astiosa, vendicativa e senza esclusioni di colpi che prosegue oggi, dopo lo storico inizio di ieri quando dopo 130 anni si è visto di nuovo un membro della famiglia reale con la mano sulla Bibbia a giurare di dire la verità alla corte, prima di sottoporsi a 5 ore di deposizione sul banco dei testimoni. La sua verità Harry l’ha già raccontata al mondo intero nel suo libro record di incassi ‘Spare’, e nello scottante documentario su Netflix che hanno diviso l’opinione pubblica. Ora però sarà un giudice vero a dissezionare la sua versione dei fatti, o meglio le sue accuse al Mirror Group Newspapers di aver usato tattiche illegali, come intercettazioni telefoniche e investigatori privati, per ricostruire notizie e pubblicare articoli scandalistici violando la sua riservatezza. “Non è plausibile che giornalisti abbiano ottenuto certe informazioni (come ad esempio orari di voli e cene di compleanno) da fonti legittime. Il fatto che i giornalisti del MGN potevano sentire di tutto, ascoltando messaggi privati e sensibili lasciati in segreteria da amici e famigliari, ha creato in me notevoli livelli di paranoia e sospetto. Sentivo che non potevo fidarmi di nessuno, una cosa terribile da provare soprattutto in giovane età”.

In completo scuro e cravatta nera, il duca del Sussex ha esposto a voce bassa, in modo calmo e composto, il contenuto di 55 pagine di testimonianze-livori in cui accusa la stampa di essergli ostile da quando è nato. “Mi hanno descritto come ‘il tonto’, ‘l’illegittimo’ (con riferimento alle illazioni ‘dolorose e crudeli’ sul fatto che il suo padre biologico fosse l’amante di Diana, James Hewitt) ‘un minorenne ubriacone’, o un ‘drogato irresponsabile’. E da teenager fino ai miei primi vent’anni mi sono calato nei titoli e negli stereotipi perché ho pensato che per il pubblico ormai ero colpevole tanto valeva che commettessi il crimine. Era come una spirale i tabloid cercavano costantemente di farmi fare qualcosa di stupido così poi avevano una buona storia da vendere ai giornali. Un comportamento abietto“.

E anche ora che è sposato, sarebbero stati i continui attacchi e intrusioni dei tabloid nelle vite private sua e di Meghan – ha detto Harry – ad aver avuto un impatto devastante sulla loro salute mentale tanto da contribuire alla decisione di lasciare il Regno Unito. Sotto accusa 33 articoli pubblicati dal 1996 al 2010 in cui ad esempio erano emersi l’uso di cannabis cocaina e GHB che avrebbero fatto temere per l’espulsione di Harry dal prestigioso Eton College. Il quinto in linea di successione al trono britannico incolpa i tabloid anche per la rottura dal suo primo amore Chelsy Davy, che non era riuscita ad accettare di essere preda dei paparazzi. “Ogni volta che cominciavo una relazione all’inizio si precipitavano a scriverne e poi facevano di tutto per farmi rompere – è la teoria di Harry in corte- ho sempre pensato che i tabloid volessero che rimanessi single perchè così ero molto più interessante per i giornali”.

Harry, che tanto ormai ha mollato il ‘ruolo pagato’ di reale, ha rotto un altro protocollo della monarchia e non ha risparmiato neanche il governo britannico: “Il nostro Paese viene giudicato globalmente dallo stato della sua stampa e del suo Governo, e io credo che entrambi siano ora al livello più basso”. La speranza per non dire la missione esistenziale del principe di Montecito con questo processo milionario è ‘porre fine alla follia della stampa’ ma per questo dovrà reggere al controinterrogatorio di Andrew Green KC, lo spietato avvocato difensore del Mirror Group Newspapers noto come ‘la bestia’ per le domande affilate che non lasciano scampo alle esitazioni.

Di fatto al termine della prima giornata in corte, le prime inconsistenze sono cominciate ad emergere. Come quando Green chiede a Harry di chiarire se sia vero quanto aveva dichiarato ad un giornale, cioè che non voleva parlare con il maggiordomo ‘traditore’ di Diana Paul Burrell, o se invece fosse vera la versione su Spare dove scriveva di averlo voluto incontrare disperatamente. Risposta di Harry: “Non ricordo se lo volevo incontrare o no”. Oppure quando l’avvocato gli fa notare che non era possibile che la fonte di uno degli articoli fosse un’intercettazione del suo telefono perché all’epoca lui non aveva ancora un cellulare. In questa lotta che dovrebbe tracciare una nuova linea di demarcazione tra quelli che Harry definisce ‘interesse pubblico’ o ‘nel pubblico interesse’ i media britannici intanto sono agitati: da Sky News che mette sullo schermo la ricostruzione dell’udienza a porte chiuse con un attore sosia di Harry, ai commentatori della BBC che sostengono che le pratiche malsane (e rinomate) dei tabloid britannici siano comunque ormai state di gran lunga superate.

Il principe Harry con il volto tirato e stanco: “In me notevoli livelli di paranoia e sospetto… Sentivano di tutto ascoltando messaggi privati e sensibili”
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