Ciucci, della serie “chissirivede”. Matteo Salvini ha annunciato la rinascita della società incaricata dei lavori per il Ponte sullo stretto e ad amministrarla sarà proprio lui: Pietro Ciucci, il manager-boiardo affondato 10 anni fa quando la società fu chiusa con una montagna di debiti e senza che un solo pilone fosse piantato. Ma c’è di più. Siccome i rapporti tra governo e Corte dei Conti van benissimo fronte Pnrr, la nomina fa spallucce di un dettaglio: per l’ex “re” di Anas che gestirà di nuovo l’opera i magistrati contabili avevano chiesto una condanna milionaria insieme a quattro consiglieri, ma grazie alla prescrizione nessuno ha pagato un centesimo. Dettagli, Ciucci torna infatti al timone dopo 12 anni come amministratore, affiancato da Giuseppe Recchi come presidente.

Classe 1950, Pietro Ciucci è uno di quei manager pubblici di alto livello che la politica tira fuori dall’armadio appena ci sono mega concessioni statali e opere da collaudare. E lui è certo molto “collaudato”. A soli 19 anni sale i gradini di Autostrade e Romano Prodi nel 1987 fa il grande salto ed entra nella stanza dei bottini della direzione finanziaria dell’Iri. Non disdegna una girandola di incarichi collaterali: consigliere della Banca Commerciale Italiana, del Credito Italiano, della Stet, di Aeroporti di Roma, di Autostrade, di Finmeccanica e della Sme. In Anas rimane con vari incarichi dal 2006 al 2013, quando riunisce in una sola poltrona, la sua, la doppia carica di ad e presidente della società che gli frutterà una mega liquidazione.

Nel 2014 fa anche parte della commissione collaudo del Mose di Venezia ma per tutti dal 2002 è “l’uomo del Ponte”. Dieci anni dopo lo è ancora, del resto in ufficio aveva lasciato qualche scartoffia: la società è stata strappata per decreto alla liquidazione e c’era da resuscitare i contratti caducati con Eurolink e Parsons Transportation per tacitare un contenzioso da oltre un miliardo. Con il ripescaggio dei vecchi accordi (e del vecchio manager che li stipulò) si stabilisce la rinuncia a ogni rivalsa attraverso atti aggiuntivi e la prosecuzione del progetto. Questa fase, una delle più delicate nei prossimi step che attendono l’intera vicenda, sarà affidata a un Comitato scientifico.

A facilitare la nomina è quel miracolo italiano chiamato “prescrizione”. Il vecchio manager del (nuovo) Ponte infatti ha rischiato grosso per via di un regalo di commiato ai signori del casello. Nel 2019 la Procura della Corte dei Conti del Lazio ha chiuso le indagini contestando una proroga illegittima della concessione in favore dei gestori dell’ A4 e A31, in favore dei Benetton. La proroga era arrivata, senza gara, e non c’era traccia del promesso prolungamento dell’autostrada Valdastico Nord A31, come invece prevedevano gli accordi con il governo, da parte del concessionario, che fa capo al gruppo Atlantia.

Il danno quantificato per le casse pubbliche in circa 600 milioni. Gli inquirenti contabili hanno tentato di far recuperare al ministero delle Infrastrutture almeno il 30% del danno, ma invano. Processo prescritto e milioni di euro pubblici persi. Nota di colore: a presentare l’epsosto per quei fatti era stato il senatore di Fratelli d’Italia Lucio Malan. Parlando ancora di regali, Ciucci non dimentica se stesso: divenne un caso (rivelato dal Fatto) la sua buonuscita doppia. Avendo cumulato gli incarichi, nel 2013 il Ciucci che va in pensione come direttore generale nei panni presidente e ad di Anas decide di concedere a se stesso 1,8 milioni. Compresa l’indennità di “risoluzione senza preavviso”. Non aveva avvisato se stesso.

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