L’anno prossimo l’inflazione dovrebbe dimezzarsi. Dal 5,7% con si stima chiuderà il 2023 scendere al 2,6%. È la previsione dell’Istat contenuta nel Report sulle Prospettive dell’economia italiana in cui si spiega che il processo è favorito dalla discesa dei prezzi dei beni energetici e dalle politiche restrittive attuate dalle banche centrali. L’Istat si attende anche che tra il 2023 e il 2024 l’occupazione, misurata in termini di unità di lavoro (ULA), segnerà una crescita in linea con quella del Pil (+1,2% nel 2023 e +1% nel 2024). I consumi delle famiglie e delle istituzioni sociali private dovrebbero crescere grazie all’ulteriore riduzione dell’inflazione associata a un graduale recupero delle retribuzioni e al miglioramento del mercato del lavoro. Gli investimenti manterranno ritmi di crescita elevati, rispetto alle altre componenti con un aumento del 3% nel 2023 e del 2% nel 2024, in decelerazione rispetto al biennio precedente.

“I segnali per i prossimi mesi suggeriscono, nonostante l’avvio particolarmente positivo, un rallentamento dell’attività economica nel prosieguo dell’anno” segnala l’Istat sottolineando che dopo il primo trimestre la crescita acquisita del Pil era allo 0,9% e per l’intero 2023 si attende un +1,2%. A pesare sarebbe la decelerazione degli scambi con l’estero, l’incertezza sulla guerra in Ucraina ma anche “l’ulteriore fattore di rischio” che potrebbe venire dalle conseguenze economiche, soprattutto sul settore agricolo, dell’alluvione in Emilia Romagna.

Di inflazione è tornata a parlare ieri la presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde che ormai ha messo le imprese nel mirino. Dai dati della Bce emerge sempre più chiaramente come l’inflazione sia alimentata non tanto dall’aumento dei salari (in Italia pressoché inesistente) quanto dai profitti delle aziende che hanno alzato i prezzi in misura maggiore rispetto all’incremento dei costi. Parlando al Parlamento europeo Lagarde ha spiegato che tra fine 2022 e inizio 2023, in alcuni settori, “le imprese sono state in grado di aumentare i margini di profitto grazie agli squilibri tra domanda e offerta e all’incertezza creata dall’inflazione elevata e volatile”. I prezzi, ha spiegato la banchiera centrale, “sono saliti più dei costi e penso che le autorità che regolano mercati e concorrenza dovrebbero osservare questo fenomeno”. La presidente ha anche spiegato che sinora a queste dinamiche non è stata data la giusta attenzione anche perché la Bce dispone di meno dati sui profitti delle imprese rispetto a quelli che riguardano i salari. Quindi l’auspicio che si avviano raccolte di dati più esaustive.

Ha anche ricordato “Siamo pienamente impegnati a combattere l’inflazione e siamo determinati a raggiungere il suo tempestivo ritorno al nostro obiettivo a medio termine del 2%. I nostri aumenti dei tassi si stanno trasmettendo con forza alle condizioni di finanziamento delle imprese e delle famiglie, come si può vedere dall’aumento dei tassi sui prestiti e dal calo dei volumi dei prestiti. Allo stesso tempo, iniziano a concretizzarsi tutti gli effetti delle nostre misure di politica monetaria”, ha aggiunto. E poi, di nuovo, un esplicito invito alle banche: “La Bce vorrebbe che le banche trasmettessero appieno la politica monetaria. Non solo per quanto riguarda il credito che erogano alle famiglie e alle aziende ma anche sui depositi che ricevono da famiglie e aziende. Tutti i depositi”.

La Bce ha poi diffuso oggi un’indagine sulle aspettative dei consumatori da cui emerge una discesa di quelle sull’inflazione. Diminuiscono però anche quelle sulla crescita degli stipendi e sulla spesa dei prossimi 12 mesi. Rispetto a marzo, le attese per la crescita del Pil nel prossimo anno sono diventate meno negative, e ci si aspetta meno disoccupazione. Inoltre, i consumatori vedono nel prossimo futuro prezzi più bassi delle case, e tassi dei mutui migliori da qui a un anno.

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Le imprese italiane che esportano macchine agricole non intendono ritirarsi dalla Russia

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