Rifiuti speciali pericolosi, tra cui anche amianto, smaltiti illegalmente, cioè utilizzati per costruire “rilevato stradale” in uno dei lotti del cantiere della Poligonale Esterna di Bari. L’ammontare delle tonnellate di rifiuti sversata dove non avrebbero dovuto? Oltre 7mila. Per questo, con le accuse di inquinamento ambientale, frode nelle pubbliche forniture e discarica abusiva, due imprenditori sono stati colpiti dal divieto dell’esercizio di attività d’impresa o di ricoprire uffici direttivi per un anno.

Una delle due aziende coinvolte risulta recidiva, perché già in passato era stata denunciata per inquinamento ambientale. L’ordinanza di misura cautelare, emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, è stata eseguita dai carabinieri del Noe di Bari, che hanno anche sequestrato un’area di circa 800 metri dei 3,5 chilometri totali dell’opera. Secondo quanto accertato dagli investigatori, oltre a risparmiare 4,5 milioni di euro sui costi di corretto smaltimento dei rifiuti e delle lavorazioni che avrebbero reso i materiali riutilizzabili, gli indagati avrebbero anche causato un grave inquinamento ambientale, con serio pericolo per la salute pubblica.

I militari ritengono che i due imprenditori si sarebbero accordati “in maniera fraudolenta” per utilizzare i rifiuti pericolosi “come riempimento del manto stradale, attribuendo al materiale utilizzato la falsa qualificazione di riciclato stabilizzato”. L’opera, di cui è appaltatore la città metropolitana di Bari e dal valore di circa 22 milioni di euro, una volta completata consentirà il collegamento tra la strada provinciale 92 Bitritto-Modugno e la provinciale 224 delle Puglie. La città Metropolitana di Bari, dopo i primi accessi ispettivi degli investigatori e dall’Arpa Puglia, ha deciso di tutelarsi ordinando cautelativamente la sospensione dei lavori e la messa in sicurezza del cantiere.

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