“L’apertura del processo di approvvigionamento e di acquisto alle industrie esterne all’Unione Europea permetterebbe di consegnare più rapidamente le forniture tanto necessarie all’Ucraina“. Con queste parole, dall’altra parte dell’Oceano, un funzionario del governo americano, parlando all‘Ansa, esprime l’interesse di Washington per rientrare nel piano dell’Agenzia europea per la difesa (Eda) per la fornitura di un milione di munizioni a Kiev per 2 miliardi di euro da consegnare nei prossimi 12 mesi. Piano – per ora riservato esclusivamente alle aziende europee – che prevede, per chi aderisce, di avere a disposizione un fondo comunitario da 500 milioni di euro per co-finanziare fino a un massimo del 60% la produzione delle armi (260 milioni vengono dal Fondo europeo della difesa e 240 milioni dal Fondo per gli appalti Edirpa), nuove procedure di autorizzazione più snelle, e la possibilità di utilizzare anche parte delle risorse del Pnrr e della politica di coesione per contribuire alla causa. Ed è stato inoltre stabilito che si potrà procedere agli acquisti anche quando le catene di produzione saranno in parte extra europee. Sarà (anche?) per tutti questi motivi che, secondo quanto riferito dal funzionario Usa, c’è l’interesse di Washington.

“È impressionante – nota la fonte non meglio precisata sempre parlando all’Ansa – la rapidità con cui è stato raggiunto l’accordo dell’Ue: il nostro obiettivo finale è quello di fornire il maggior numero di materiali agli ucraini nel più breve tempo possibile e questo è un passo importante”. Ma, aggiunge, “è inoltre fondamentale che l’Ue e la Nato collaborino per garantire il coordinamento delle attività di approvvigionamento, al fine di ridurre il rischio di duplicazioni“. Di conferme ufficiali rispetto all’interesse manifestato dalla fonte citata, non ce ne sono. Certo è che il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha convocato a Bruxelles in occasione della ministeriale Difesa di metà maggio i rappresentanti delle industrie della difesa transatlantici (dunque anche statunitensi) per cercare possibili sinergie.

L’obiettivo del piano Asap (l’acronimo inglese di ‘as soon as possible’ ma, in questo caso, di ‘Act in support of ammunition production’) è l’acquisto congiunto di munizioni 155 mm per aiutare l’Ucraina e rinforzare la sua industria della difesa per aumentare la capacità di produzione di armi di artiglieria. Tra i Paesi partecipanti, dopo l’ok definitivo delle capitali e dell’Eurocamera, c’è anche l’Italia, con le industrie della difesa più avanzate del Continente in fatto di munizioni. Intanto il 9 maggio il Parlamento europeo ha votato affinché il piano ottenesse una “corsia preferenziale” per la sua approvazione finale, ovvero saranno ridotti i tempi di analisi delle commissioni parlamentari sul dossier e il voto finale degli eurodeputati potrebbe tenersi già alla mini-plenaria in programma il 31 maggio a Bruxelles. Ora il testo è nelle mani della commissione industria dell’Eurocamera. Asap è uno delle tre direttrici che compongono la strategia dei Ventisette per rifornire Kiev: la consegna delle armi dalle scorte esistenti con un costo fino a un miliardo di euro coperto dalla European Peace Facility (Epf), l’acquisto congiunto di più munizioni per l’Ucraina con un altro miliardo di euro dell’Epf, e il nuovo piano per spingere la produzione ‘in-house’ di armi di artiglieria.

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