La Platì del nord lo è da oltre trent’anni. Soprannome non certo lusinghiero per il comune di Buccinasco alle porte di Milano. Soprannome che deriva dalla presenza massiccia ieri come oggi di esponenti apicali delle cosche della ‘ndrangheta di Platì, paese arrampicato sulle pendici dell’Aspromonte. Cognomi come Barbaro, Papalia, Sergi, Trimboli, Catanzariti negli anni hanno riempito pagine di informative giudiziarie e altrettante sui giornali. Presenza e controllo economico-imprenditoriale. Tra vecchi e nuove leve. Insomma non ci troviamo in un comune qualsiasi dell’hinterland di Milano. Per decenni questo è stato il cuore dei traffici mafiosi, dai sequestri alla droga agli omicidi. Ultimo quello del narcos Paolo Salvaggio detto dum dum giustiziato in strada la mattina dell’11 ottobre 2021. Qui alla fine degli anni Ottanta si tenne un summit tra i capi delle cosche di Paltì, San Luca e Africo. Cosa mai vista nemmeno in Calabria. E però nonostante le denunce, gli arresti e le inchieste, oggi parte della società civile di Buccinasco sembra essere tornata alla mentalità della Palermo degli anni Ottanta quando l’emergenza era il traffico e non le guerre di mafia. Stesso identico copione che si sta vivendo in questi giorni alle porte di Milano.

La vicenda inizia con un annuncio per la ricerca di personale da assumere in un bar. Il bar si trova lungo il Naviglio a due passi da Buccinasco ma comunque sempre nella competenza del comune di Milano. La titolare è una 23enne. Giovanissima, dunque, e incensurata. Con una parentela ingombrante. E’ figlia infatti del boss della ‘ndrangheta Salvatore Barbaro e nipote del capoclan Rocco Papalia che oggi qui vive da uomo libero dopo anni di galera. La mamma della ragazza è Serafina Papalia, figlia di Rocco. Intrecci familiari complessi, ma che inequivocabilmente riportano il nuovo locale sotto l’orbita familiare dei Papalia. Bene, saputa la notizia il sindaco di Buccinasco Rino Pruiti, oggi al suo secondo mandato e recentemente nominato consigliere metropolitano, denuncia la cosa sul suo profilo Facebook. Scrive: “Cara antimafia ma se i Papalia possono aprire un altro bar, a che serve tutto il nostro impegno e il nostro sacrificio?”. Pruiti fa riferimento a un altro bar, perché già lungo il Naviglio un locale vicino ai Papalia è stato destinatario di una interdittiva antimafia. Poco dopo sul suo profilo ecco i commenti che non ti aspetti. Commenti scritti, per quanto risulta al Fatto, dalla cosiddetta “gente perbene”, quella società civile che lavora, ma che fa anche volontariato, si occupa della parrocchia o anima le associazioni dei genitori. Tutti ventre a terra a difendere incredibilmente la nuova avventura imprenditoriale della figlia del boss.

Inizia il primo: “Sempre le solite cose ma pensa a sistemare il paese!”. E ancora: “Allora se hai un cognome che non va bene, tu giovane imprenditrice non puoi aprire una attività. Nessuna colpa deve ricadere sui figli. Abbiate un po’ di vergogna”. Di più: “Lei (sindaco, ndr) così facendo sta diffamando la titolare di questa attività”. Pruiti che l’antimafia la fa da anni e in modo concretissimo, non ci sta e rilancia sul suo profilo una frase decisamente forte: “A Buccinasco non abbiamo solo i mafiosi ma anche tanti amici insospettabili dei mafiosi”. Il riferimento è a questi commenti. Ovviamente sul tema la prima a intervenire è stata Sara Papalia: “Carissimo sono Sara Papalia volevo chiarire giusto per voi che parlate a vanvera come al solito. Che il bar non è assolutamente dei Papalia come scrive nel post! E poi punto uno: perché parlare al plurale. Ognuno di noi ha la propria famiglia. Il bar è di mia figlia, ragazza di 23 anni, sposata con la sua di famiglia. Cos’è non hanno il diritto nemmeno di crearsi un futuro? Uccideteci tutti come al tempo del nazismo, forse il signor sindaco sarà contento. Grazie a tutti, evviva la libertà e grazie per additare ancora una volta senza motivo”. La risposta della Papalia ha ricevuto ben 24 like. Che la situazione debbano creare allarme tra le istituzioni non vi è dubbio. E questo anche perché se da un lato la ragazza è incensurata e certamente, ne siamo convinti, imboccherà la via della legalità, suo padre oggi sta scontando ai domiciliari una condanna a nove anni per mafia. In una casa di Buccinasco non distante dal nuovo bar. Casa dalla quale può uscire. Tempo di libertà che almeno in un caso, come raccontano i Ros, lo ha impiegato per incontrare il supernarcos della Barone Nazzareno Calajò recentemente arrestato dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano.

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