Carlos Germán Belli è in possesso di uno stile molto particolare che gli permette di esprimere argomenti quotidiani e contemporanei in una forma e una tecnica proprie della poesia classica. Si nota nella sua poesia una specie di reticenza, una certa luce fredda che cristallizza le immagini, le rende implacabili e dure, vela il pianto e frena il lettore che vuole stabilire una qualche complicità con il poeta.

E.C.

Il nodo

Dell’incredibile infinità dell’orbe
non agogno neanche un minimo pezzo,
bensì lo spazio del tuo breve corpo
dove potermi mettere al sicuro,
nel profondo delle tue mille viscere,
che per me hai interamente conservate.
Al diavolo l’arbitrio della vita,
sommo dono dei fati celestiali,
io preferisco solo stare in te
soggetto al tuo carnale e saldo laccio,
perché se vai sino alle ultime stelle
con te verrò un passo dopo l’altro.
Così è il vivere giorno e notte sempre
legato a te con il carnale nodo,
anche se in verità del tutto libero,
ché dalla terra al cielo vado e vengo.

Le cose della casa

Ecco infine la casa ben nascosta
tra le nubi della celeste volta,
preservandola dai feroci ladri
terrestri che la insidiano dattorno;
e così messo in essa poter vivere
almeno in mezzo a una tiepida pace,
aggrappandoci alle silenti cose
che non smettono mai ad ogni istante
di accompagnarci come dolci esseri;
perché sia di giorno che di notte
tutto ciò che fedele e inerte giace
per sempre nelle nostre vicinanze,
dentro il tiepido seno della casa,
dell’anima invisibile fa parte,
ormai natura unica ed esatta.

Poesia

Non sta il nostro amore nei nostri rispettivi
e casti genitali, il nostro amore
nemmeno nella nostra bocca, né nelle mani:
tutto il nostro amore è custodito in un presentimento
sotto il sangue puro degli occhi.
Il mio amore, il tuo amore aspettano che la morte
si rubi le ossa, il dente e l’unghia,
aspettano che solo nella valle
i tuoi occhi ed i miei restino insieme,
guardandosi ormai fuori dalle orbite,
anzi come due stelle, come una.

Segregazione N. 1

(a modo di un pittore primitivo colto)

Io, mamma, i miei due fratelli
e molti peruvianini
apriamo una buca profonda, profonda
dove ci ripariamo,
perché in alto ogni cosa ha il suo padrone,
è tutto chiuso a chiave,
sigillato saldamente,
perché in alto è tutto prenotato:
l’ombra dell’albero, i fiori,
i frutti, il tetto, le ruote,
l’acqua, le matite,
e scegliamo di sprofondare
in fondo alla terra,
più sotto che mai
lontano, lontanissimo dai capi,
oggi domenica,
lontano, lontanissimo dai padroni, fra le zampe degli
animaletti, perché in alto
ci sono alcuni che manovrano tutto,
che scrivono, che cantano, che ballano,
che parlano bellamente,
e noi, rossi per la vergogna,
desideriamo solo scomparire
a piccoli pezzi.

Papà, mamma

Papà, mamma,
perché io, Pocho e Mario
restassimo per sempre nel lignaggio umano,
quanto avete lottato
nonostante i salari bassi del Perù,
e dopo tanto solo mi dico:
“venite, morte, perché io abbandoni
questo lignaggio umano,
e mai più vi ritorni,
e fra gli altri lignaggi scelga infine
una faccia di rupe,
una faccia d’olmo,
una faccia di gufo”.

Un giorno finalmente

Un giorno finalmente raggiungerò l’amore,
così com’è tra i miei antenati morti:
non dentro gli occhi, fuori,
invisibile, ma perenne,
non di fuoco, ma d’aria.

Oh fata cibernetica

Oh Fata Cibernetica
quando permetterai che le ossa delle mie mani
si muovano allegramente
per scrivere alla fine quello che desidero
quando ne abbia voglia
e gl’incastri dei miei organi segreti
abbiano lineamenti rilassati
nelle ultime ore del giorno
finché il sangue mi circola nel corpo come un balsamo.

Quanta esistenza di meno!

Quanta esistenza di meno ogni volta,
tanto nell’allodola, nella rupe o nell’ulva,
quanto nel mio occhio, nel mio ventre o nei piedi!,
perché in ogni lignaggio
il degrado esercita il suo potere
per colpa della proprietà privata,
che guardo e aborrisco,
ma perché non mi decido a cercare
la dolce compagnia dell’allodola
e insieme alle verdi ulve
e alla solitaria rupe,
unirci contro chi ci fa del male,
in un solo lignaggio finalmente?

***

Carlos Germán Belli de la Torre è nato a Lima (Perù) nel 1927. Poeta, traduttore e giornalista, ha ottenuto importanti riconoscimenti. Docente della Universidad Mayor de San Marco, nel 2006 si vede assegnato il Premio Iberoamericano de Poesia Pablo Neruda, e l’anno seguente è nominato per il premio Nobel. Nel 2016 riceve il Premio Nacional de Cultura del Perù.

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