Diverse migliaia di partecipanti, 10mila secondo gli organizzatori, si sono ritrovati a Perugia per la nuova edizione della marcia della Pace che dal capoluogo umbro ha raggiunto Assisi, a tre mesi di distanza da quella straordinaria, notturna, organizzata a un anno dall’invasione della Russia di Vladimir Putin in Ucraina. Tra gli attivisti e i pacifisti, insieme ad associazioni, sindacati, ong e terzo settore, tanti i giovani presenti (119 scuole e 71 Università italiane hanno aderito alla Rete per la pace). Con loro Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, il missionario comboniano Padre Alex Zanotelli, il presidente di Anpi, Gianfranco Pagliarulo. “Non bisogna arrendersi alla guerra, siamo qui perché non possiamo diventare indifferenti. Questa Europa oggi si sta suicidando e noi dobbiamo costruirne una nuova. Il piano Armi Ue? Folle permettere di usare i fondi del Pnrr e dei fondi di coesione sociale per nuovi armamenti e munizioni”, ha rivendicato Flavio Lotti, coordinatore del Comitato promotore Marcia PerugiAssisi, per la terza volta in marcia da quando è scoppiata la guerra in Ucraina.
Basta armi, serve una soluzione diplomatica”, è stato così il mantra ripetuto dai partecipanti, come già rilanciato nell’edizione notturna della storica marcia. Perché, insistono, “non può essere l’unica soluzione portata avanti” dai leader mondiali, così come dai principali partiti in Italia, con l’eccezione di Verdi-Sinistra, M5s e qualche parlamentare isolato. Eppure, di fronte al popolo della pace tornato a marciare, sono stati proprio i partiti i grandi assenti, con l’eccezione del leader di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, presente con la delegazione dell’Alleanza Verdi-Sinistra. Per il M5s era presente la deputata Emma Pavanelli, per il Pd Laura Boldrini: “L’Italia e l’Europa sostengano la missione di pace del cardinale Zuppi a Kiev”, ha scritto su facebook. Nessuno era presente ovviamente dell’area di centrodestra.
“Dovevamo essere tutti qui presenti oggi. Questo è un segnale di disattenzione verso chi chiede un cambio di strategia, anche da chi in Parlamento (come i 5 Stelle, ndr) ha votato contro gli ultimi decreti Armi”, rivendica lo stesso Fratoianni. “C’è una sola strada per il cessate il fuoco in Ucraina ed è la trattativa diplomatica tra USA e Cina, con la mediazione dell’Europa. Fa male che il governo Meloni non abbia mai mandato nemmeno un minimo segnale in questa direzione, mentre continua soltanto a parlare di armi“, ha aggiunto Elisabetta Piccolotti (Avs). Non pochi attivisti e partecipanti hanno mostrato la loro delusione verso l’assenza dei partiti, compresa quella del Pd: “Ci aspettavamo un cambio di linea con il nuovo corso di Elly Schlein, ma al momento non c’è stato alcun cambiamento rispetto alla strategia di Enrico Letta”, c’è chi spiega. Altri spingono invece i dem verso un cambio di rotta: “Schlein usi il suo coraggio”, auspica Sergio Bassoli, del coordinamento Europe for Peace. “L’assenza dei leader dei partiti? Triste doverlo dire, ma non si può camminare per ora accanto a chi non ha preso una posizione chiara e netta a favore della soluzione negoziata del conflitto, con il cessate il fuoco e l’apertura di una reale trattativa”, continua.
Se i partiti si tengono lontani, per i partecipanti resta Papa Francesco l’unico leader mondiale “credibile nel rivendicare lo stop alla corsa al riarmo” e la pace. Così, mentre Papa Francesco non vuole rinunciare al ruolo di mediatore per la fine della guerra in Ucraina (al di là che la recente udienza privata con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, non abbia portato i frutti di dialogo sperati), la speranza è affidata alla decisione di inviare il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana e arcivescovo di Bologna, per una missione “che contribuisca ad allentare le tensioni nel conflitto in Ucraina”. “Siamo con lui. Spero che una combinazione tra le iniziative del Vaticano, della Cina, del Brasile, possa riaprire spiragli per una trattativa”, rivendica Pagliarulo. Mentre Fratoianni attacca il governo: “Colpisce il silenzio assordante del nostro esecutivo e di quelli Ue rispetto all’iniziativa del Pontefice”.
La voce del Papa silenziata, anche dai media? Questo avviene perché non è una voce economicamente conveniente”, c’è chi spiega infine dal corteo. Perché “è la voce dell’umanità, non è la voce del potere“. Per questo l’appello è rivolto ai leader mondiali, al G7: “Si guardi ai volti delle persone, delle vittime, dei soldati, dei giovani che continuano a perdere la vita”. Dal palco, prima della partenza, hanno preso la parola tra gli altri, Enza Pellecchia, coordinatrice della Rete delle Università italiane per la pace, e Ali Sohna, rifugiato, per ricordare pure le vittime in mare: “Quando il barcone dove mi trovavo si capovolse, durante la traversata del Mediterraneo, riuscii a salvarmi, ma in 500 persero la vita, compreso mio fratello. Ho sempre cercato la pace, oggi non potevo restare a guardare”.
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