La Corte di Cassazione francese, sconfessando il governo di Parigi, ha confermato il rifiuto dell’estradizione in Italia dei dieci ex terroristi rossi rifugiati oltralpe dopo gli anni di piombo, arrestati ad aprile 2021 nell’operazione “Ombre rosse. Si tratta di otto uomini e due donne di età compresa tra i 62 e i 79 anni: il più celebre è Giorgio Pietrostefani, fondatore di Lotta continua, condannato in via definitiva per l’omicidio del commissario di Polizia Luigi Calabresi. La consegna era già stata negata il 29 giugno scorso dalla Chambre de l’Instruction della Corte d’Appello parigina, che aveva motivato la decisione con la necessità di assicurare il rispetto della vita privata e familiare e il diritto a un processo equo, garanzie previste dagli articoli 8 e 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Onorando gli accordi raggiunti con il governo Draghi, però, il presidente della Repubblica Emmanuel Macron aveva affermato che “quelle persone, coinvolte in reati di sangue, meritano di essere giudicate in Italia”. Di conseguenza, il procuratore generale della Corte d’Appello di Parigi, in rappresentanza del governo, aveva presentato ricorso in Cassazione contro il diniego, un atto inedito e definito un “accanimento” dagli avvocati delle difese.

Il fondatore di Prima linea: “Che goduria…” – L’istanza però ora è stata respinta, rendendo definitivo il no all’estradizione. I supremi giudici francesi ripercorrono le ragioni addotte dai colleghi della Chambre de l’Instruction, ritenute “sufficienti“: in primo luogo, alcuni dei dieci ex terroristi “sono stati processati in loro assenza, senza aver avuto la possibilità di difendersi in un nuovo processo, poiché la legge italiana non offre questa garanzia“. In secondo luogo, “la quasi totalità” di loro “vive in Francia da periodi compresi fra circa 25 anni e 40 anni, Paese in cui hanno una situazione familiare stabile e sono integrati professionalmente e socialmente, rompendo ogni legame con l’Italia, cosicché la loro estradizione violerebbe in modo sproporzionato il loro diritto al rispetto della vita privata e familiare“. E l’ex terrorista Enrico Galmozzi, fondatore di Prima linea e condannato per gli omicidi del politico Enrico Pedenovi e del poliziotto Giuseppe Ciotta, commenta in modo poco ortodosso su Facebook: “Quanto mi fa godere la Cassazione francese…“.

Nordio: “L’Italia ha fatto quanto in suo potere” – “Prendiamo atto della decisione della Corte di Cassazione francese, che in piena autonomia ha deciso di negare l’estradizione. L’Italia ha fatto tutto quanto in suo potere perché fosse rimosso l’ostacolo politico che per decenni ha impedito alla magistratura francese di valutare le nostre richieste”, è il commento del ministro della Giustizia Carlo Nordio. “Avevo già avuto modo di ringraziare di persona, nel nostro primo incontro, il collega Eric Dupond-Moretti (ministro della Giustizia di Parigi, ndr) per essere stato al fianco dell’Italia e per la sua costante attenzione nei confronti delle nostre richieste. Con lui ho avuto anche un colloquio telefonico. Il ministro Dupond-Moretti ha compreso il nostro bisogno di verità e giustizia e, dando corso alle nostre domande di estradizione, ha testimoniato la piena fiducia del governo francese nella nostra magistratura, che ha giudicato gli imputati degli anni di piombo sempre nel rispetto di tutte le garanzie”, dichiara Nordio.

Calabresi: “Da loro mai una parola di ravvedimento” – “Era un’illusione aspettarsi qualcosa di diverso e (parere personale) vedere andare in carcere queste persone dopo decenni non ha per noi più senso”, commenta su Twitter il giornalista Mario Calabresi, figlio del commissario Luigi, assassinato nel ’72 da Pietrostefani. Ma, sottolinea, “c’è un dettaglio fastidioso e ipocrita: la Cassazione scrive che ‘i rifugiati in Francia si sono costruiti da anni una situazione famigliare stabile (…) e quindi l’estradizione avrebbe provocato un danno sproporzionato al loro diritto a una vita privata e famigliare’. Ma pensate al danno sproporzionato che loro hanno fatto uccidendo dei mariti e padri di famiglia. E questo è ancora più vero perché da parte di nessuno di loro c’è mai stata una parola di ravvedimento, di solidarietà o di riparazione. Chissà…”.

La rabbia dei familiari delle vittime – “Qual è la mia reazione…? Sono dei disgraziati, perchè non c’è giustizia così! È tuttavia una decisione che ci aspettavamo dalla Francia”, commenta Adriano Sabbadin, figlio di Lino, macellaio ucciso nel 1997 in Veneto ad opera dei Proletari Armati di Cesare Battisti. “Ci dicano allora, i giudici, quali sono i colpevoli? Ci sono dei morti sulla coscienza di queste persone”, attacca. Mentre Roberto Della Rocca, sopravvissuto a un attentato delle Br e presidente dell’Associazione nazionale vittime del terrorismo, chiede un intervento del Guardasigilli: “È una vergogna che non ha fondamento giuridico. Io e la mia associazione facciamo appello al ministro Nordio affinché la giustizia italiana intervenga. E chiedo alla Francia: se fosse successa la stessa cosa al contrario con le vittime del Bataclan?”. “Ora speriamo di non aver perso l’ultima chance. La giustizia italiana faccia tutto il possibile affinché queste persone vengano ad espiare le loro colpe in Italia com’è giusto che sia”, dice invece Maurizio Campagna, fratello di Andrea, l’agente di pubblica sicurezza calabrese ucciso dai terroristi nel 1979 a Milano. Rabbia anche dai partiti di centrodestra: “Respingono i bambini immigrati alle frontiere ma coccolano gli assassini brigatisti“, attacca una nota della Lega.

Verdi e sinistra: “Lezione di civiltà giuridica” – C’è anche però chi, come Alberto Di Cataldo – figlio di Francesco, il maresciallo ucciso a Milano dalle Br il 20 aprile 1978 – accetta la decisione con serenità: “Ormai sono passati più di 47 anni, la pena in sé mi interessa fino a un certo punto. Trovo anche giusto ciò che ha fatto la Cassazione francese. Bisogna ragionare nei termini di restituire un po’ di verità sulle vicende: la vera partita non è l’estradizione quanto misurare se queste dieci persone daranno un contributo per capire quanto è successo in quegli anni”, dice. Soddisfatto anche Giovanni Ceola, legale italiano di Luigi Bergamin, uno dei dieci ex terroristi “salvati”: “Valuto positivamente questa decisione”, ha detto all’Ansa, “ce l’aspettavamo, è un esito scontato. Cosa dovevano fare? Portare in Italia una persona di 75 anni per rieducarla? Una persona che da cinquant’anni vive in Francia e che conduce una vita del tutto diversa?”. Sul fronte politico, apprezzamento per la decisione è stato espresso da Alleanza Verdi e sinistra con la capogruppo alla Camera Luana Zanella: “Auspicavamo una sentenza libera e la Corte di Cassazione francese si è mossa su questo solco. Pur non facendo sconti morali e politici alle persone coinvolte che hanno gravi responsabilità, riteniamo che la sentenza sia una lezione di civiltà giuridica che deluderà chi si aspettava un dono politico di Macron alla presidente italiana Meloni”, dichiara.

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