Tra i pochi investimenti che sono riusciti a passare indenni le ultime settimane di turbolenza, svetta il bitcoin. Dallo scorso 8 marzo la più celebre delle valute digitali ha guadagnato il 25% riportandosi ben al di sopra dei 28mila dollari. Sulle ragioni di questa corsa, tuttavia, le opinioni sono discordanti. La più istintiva e immediata è quella per cui gli investitori, di fronte alla prospettiva di una nuova crisi generalizzata del sistema finanziario, soano tornati a puntare su quella che dovrebbe essere l’alternativa. Così, in fondo, è stato concepito ed è nato il bitcoin che, non a caso, si afferma dopo la grande crisi del 2008 quando la fiducia nella finanza tradizionale e nei suoi meccanismi viene scossa sin nelle radici. Quello del bitcoin è un sistema di pagamento che consente di effettuare transazioni tra due soggetti che non si conoscono (persone o aziende), senza la necessità che ci sia una terza parte (solitamente una banca) che si ponga come garante dell’operazione e ne assicuri l’andata a buon fine. L’appeal del bitcoin, insomma, dovrebbe quindi crescere con il disincanto e la perdita di fiducia verso le monete e i sistemi di pagamento tradizionali.

Eppure, nell’ultimo anno, è successo esattamente il contrario. Nel corso del 2022, anno difficile per tutti i mercati, il bitcoin ha più che dimezzato il suo valore. Ma, soprattutto, ha mostrato una stretta correlazione con l’andamento degli altri mercati. Il suo declino è stato influenzato in primo luogo dalle decisioni delle banche centrali da cui, in teoria, il bitcoin dovrebbe essere indipendente. Perché è accaduto? Perché il precedente aumento del suo valore era stato causato soprattutto dall’abbondante liquidità presente sul mercato in seguito alle politiche ultra espansive delle banche centrali (tassi a zero, acquisti di titoli, etc). C’erano insomma tanti soldi da investire e questo ha spinto chi doveva disporne a comprare un po’ di tutto in cerca di rendimenti , dal mercato immobiliare fino, appunto, alle valute digitali. Quando Federal Reserve e Bce hanno iniziato ad alzare i tassi, e quindi drenare liquidità, si sono prosciugati anche gli investimenti nelle criptovalute e il loro valore è precipitato. Nelle ultime settimane è successo invece l’opposto. Di fronte al crac di Silicon Valley Bank e di Credit Suisse le banche centrali, inclusa quella svizzera, hanno immesso fondi sui mercati e, soprattutto, hanno iniziato a ponderare la possibilità di rallentare il rialzo dei tessi o addirittura invertirlo. Gli indici azionari, affossati dai titoli bancari, hanno beneficiato meno di queste dinamiche ma negli ultimi giorni mostrano di aver ritrovato una certa tonicità. Probabilmente il bitcoin è stato spinto da entrambi i fattori ma è presto per parlare di un cambio di paradigma.

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