In Italia, Francia, Finlandia, Germania e Islanda è fuorilegge. In Repubblica Ceca è sostanzialmente considerata legale ma non è regolamentata, così come in Polonia e in Irlanda. Ma, sempre guardando all’Europa, è, o almeno lo era prima della guerra, l’Ucraina tra le principali destinazioni nel mondo per la maternità surrogata, ed è l’unico Paese in Europa dove il contratto di gestazione per altri può essere a fini commerciali. Ovvero, la madre “portatrice” viene retribuita oltre le spese mediche. In tutti gli altri, nel nostro Continente, è legale soltanto coprire le spese mediche pre e post partum ed eventualmente legali. La procedura è possibile anche in Grecia – che come Kiev non riconosce alla donna alcun diritto sul bambino che porta in grembo – e Regno Unito, così come in Olanda e Belgio, anche se con regole molto restrittive e costi che non rendono i due paesi “appetibili”. Per reclutare le madri gestatrici ci sono vere e proprie agenzie, ma in quasi tutti i Paesi è vietata qualsiasi forma di pubblicità. Nel mondo, invece, la gestazione per altri può anche essere aperta a single o coppie omosessuali – come in California – mentre in India è stata soggetta a restrizioni dopo innumerevoli segnalazioni di abusi e sfruttamento delle madri gestatrici. Ma nei Paesi in cui la povertà è diffusa, come ad esempio il Brasile, il fenomeno corre anche su binari oscuri e illegali. Ecco i principali Paesi dove la maternità surrogata è permessa e a quali condizioni:

Regno Unito – È consentita solo ai cittadini britannici ed esclusivamente a titolo gratuito. Legalmente la madre del bambino è quella che l’ha portato in grembo e, qualora sposata, il marito è considerato il padre biologico anche in assenza di un legame di sangue. Affinché la patria podestà passi alla coppia che ha fatto richiesta della gestazione per altri, è necessaria una procedura di adozione o il via libera dei genitori legalmente riconosciuti. In caso di disaccordo tra le parti, sarà un giudice a decidere il destino del minore. Qualsiasi accordo prenatale non ha validità giuridica.

Grecia – È consentita dal 2002 in forma gratuita, e la gestante – di età compresa tra i 25 e i 45 anni – non deve avere alcun legame biologico col nascituro. Inoltre, come in Ucraina, non ha alcun diritto sul bambino che porta in grembo. E fin dalla fecondazione i genitori legali del neonato sono i richiedenti della gestazione per altri. Il via libera alla procedura deve essere dato dal tribunale, che deve certificare che le condizioni mediche degli aspiranti genitori – che possono essere coppie sposate o meno e donne single under 50 – non consentono di avere figli in altro modo. Dal 2014 anche gli stranieri possono ricorrere alla pratica in Grecia. Il costo medio va dagli 85mila ai 100mila dollari.

Olanda – È legale solo quella gratuita e le regole per accedere sono molto severe. È possibile sia la maternità surrogata tradizionale (dove l’ovulo fecondato è lo stesso della gestante) che quella gestazionale (che si avvale della fecondazione in vitro prima dell’impianto in utero). In questo ultimo caso è necessario che l’aspirante madre sia impossibilitata a portare avanti una gravidanza, che la donatrice di ovuli abbia al massimo 43 anni e che la madre surrogata non superi i 45. È vietata la ricerca, anche via social o attraverso canali pubblici, di madri surrogate o genitori che vorrebbero ricorrere alla procedura. Inoltre la gestante non può essere obbligata a rinunciare al neonato e gli aspiranti genitori non possono essere costretti ad accogliere il piccolo. Il costo si aggira mediamente intorno ai 90mila euro, cifra che spinge le coppie olandesi a rivolgersi all’estero.

Belgio – Come in Olanda, è possibile soltanto quella a titolo gratuito e con regole molto restrittive. Anche in questo caso, è molto più frequente il ricorso all’estero. Il codice civile dichiara che la madre legale del bambino è quella che lo partorisce.

Portogallo Il sito del governo portoghese riporta che “al momento non esiste una cornice legale che regoli la maternità surrogata, pertanto non si tratta di una pratica legale”.

Spagna – È possibile soltanto accedere alla pratica in un Paese dove la maternità surrogata è legale, da cui proverrà la madre del bambino.

Australia – È consentita soltanto agli australiani e non è aperta agli stranieri. È regolamentata dalla legge e deve essere gratuita, al netto – come in tutti gli altri Paesi – di eventuali spese mediche o legali. Al contrario, stipulare un contratto che preveda un compenso economico è passibile di sanzioni che vanno da uno a tre anni di carcere a seconda del territorio in cui avviene il reato. Per quanto riguarda i costi, Australian Psychological Society calcola che una gestazione per altri possa costare dai 25mila ai 60mila dollari. In alcuni Stati – New South Wales, Tasmania, Queensland, South Australia e Victoria – chiunque, incluso un omosessuale, può chiedere di diventare genitore, cosa che non è invece permessa in altri Stati dove soltanto coppie eterosessuali sposate o di fatto o donne single possono accedere. Molte coppie o omosessuali australiani tuttavia preferiscono richiedere la pratica all’estero, vista la scarsità di donne disponibili per la gestazione. In New South Wales, Queensland e Australian Capital Territory è però reato rivolgersi ad altri Paesi. Una volta che il bambino è nato, i genitori devono richiedere un “Parental order” per ottenere la piena custodia legale del piccolo. Ma la mamma gestatrice potrebbe opporsi. E a quel punto si apre una controversia legale davanti al giudice.

Ucraina – Il Paese afflitto da oltre un anno dalla guerra, è riconosciuto come la meta prediletta per la maternità surrogata, che è di natura commerciale o gratuita ed è accessibile, per gli stranieri come per gli ucraini, soltanto per coppie regolarmente sposate. Si tratta di una procedura più economica rispetto agli Stati Uniti e la madre gestatrice, fin dal concepimento, non può rivendicare nessun diritto sul bambino. Dunque, il piccolo risulta immediatamente figlio di chi ne ha fatto richiesta. I requisiti per diventare una madre surrogata includono avere almeno un figlio biologico sano, avere un’età compresa tra i 18 e i 36 anni, non avere precedenti e non essere fumatrice, tossicodipendente e alcolista. I futuri genitori devono fornire certificati medici che dimostrino la loro impossibilità a procreare come, ad esempio, il fallimento per ben 4 volte della fecondazione in vitro. Il reclutamento delle madri gestatrici può avvenire tramite veri e propri annunci pubblicitari e il costo medio per i futuri genitori è di circa 30mila dollari, contro gli 80-120mila degli Stati Uniti. La domanda è aumentata in particolare dal 2015, quando – scrive Al Jazeera“Thailandia, India e Nepal hanno bandito la maternità surrogata commerciale a seguito di segnalazioni di diffuso sfruttamento delle donne”. Tuttavia, riporta sempre Al Jazeera, con l’aumentare della domanda sono cresciute anche e segnalazioni di abusi e, per quanto si tratti di un ambito regolamentato, “due terzi del settore operano illegalmente“.

Stati Uniti – La regolamentazione varia da Stato a Stato. È consentita la maternità surrogata, sia in forma gratuita che commerciale, in Arkansas, California, Florida, Illinois, Texas, Massachusetts, Vermont. Vietata invece quella retribuita negli Stati di New York, New Jersey, New Mexico, Nebraska, Virginia, Oregon, Washington. La California si caratterizza per essere lo Stato che apre maggiormente alla gestazione per altri, consentendo l’accesso anche a omosessuali, singoli e coppie non sposate. Tra i requisiti richiesti alle madri, alcune cliniche specificano che l’età deve essere compresa tra i 22 e i 40 anni, di avere almeno un figlio in buona salute, di essere disposte a sottoporsi a cure ormonali e non ricevere alcun aiuto economico federale.

Canada – Approva la pratica in forma gratuita, ad eccezione dello Stato del Quebec che la vieta. Il costo – che è in sostanza un rimborso spese – va dai 18 ai 33mila dollari, cifra che include controlli, post partum e previene da difficoltà economiche da imputare alla gravidanza. Sul suo sito, il governo canadese specifica che in caso di violazione della legge si rischiano multe fino a 500mila euro e/o il carcere per un massimo di dieci anni. Si tratta di sanzioni applicabili nel caso in cui, ad esempio, si faccia pressione su una donna under 21 a diventare madre surrogata o se si paghi la gestatrice anche in modo mascherato (ad esempio, pagando rate del mutuo, saldo della carta di credito, tasse scolastiche, ecc).

Brasile – La legge vieta la maternità surrogata commerciale, considerata alla pari del traffico di essere umani, ma consente quella gratuita. Tuttavia, come documentato da un servizio Bbc del 2018, la pratica persiste illegalmente in tutto il Paese, con annunci anche di potenziali madri surrogate che si offrono sui social, spinte dalle ricompense economiche. Si tratta spesso di persone che vivono in condizioni di marginalità o a rischio povertà.

India – È stata una delle principali destinazioni internazionali della maternità surrogata fino al 2015, quando con il “Surrogacy (Regulation) Bill”, lo Stato è intervenuto modificando la legge dopo innumerevoli segnalazioni – nazionali e internazionali – di abusi e sfruttamento sulle madri gestatrici, che accettavano la pratica perché in condizioni di povertà. Fino ad allora, il costo andava dai 10mila ai 28mila dollari, cifra di gran lunga inferiore rispetto a quella offerta dagli Stati Uniti. Ufficialmente la gestazione per altri è gratuita (sempre con rimborso delle spese mediche, ecc) e possibile soltanto alle coppie indiani sposati dal almeno cinque anni e non più agli stranieri. La legge stabilisce inoltre che la madre surrogata debba già avere un figlio ed essere sposata. Per i genitori che intendono invece ricorrere a una gestazione per altri è stato anche introdotto un limite di età: il padre deve avere tra i 26 e i 55 anni e la madre tra i 23 e i 50.

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