Ci sarà un processo d’appello bis per Gabriel Natale Hjorth e per Finnegan Lee Elder, i due americani imputati per l’omicidio del carabiniere Mario Cerciello Rega, ucciso con undici coltellate il 26 luglio del 2019 a Roma. È quanto hanno deciso i giudici della prima sezione penale della Cassazione che hanno annullato con rinvio a una nuova sezione della Corte d’Appello di Roma la sentenza che aveva condannato a 24 anni Elder e a 22 Hjorth, smontando così l’impianto accusatorio. La procura generale aveva chiesto invece la conferma delle condanne. Per Helder la condanna a 24 anni di reclusione è stata annullata con rinvio sulle circostanze aggravanti e sulla sussistenza del reato di resistenza a pubblico ufficiale. Per Gabriele Natale Hjorth l’annullamento con rinvio riguarda l’accusa di concorso in omicidio.

In aula a ripercorrere la notte torrida nella quale Cerciello Rega ha perso la vita colpito da 11 coltellate sferrate da Elder in 20 secondi in una centralissima via del signorile quartiere Prati, vicinissimo alla Cassazione, c’era Rosa Maria Esilio la giovane moglie della vittima, con i familiari e molti colleghi dell’Arma a darle conforto e sostegno. C’erano anche le madri di Elder e Hjorth – reclusi a Rebibbia – e i loro familiari, con loro anche personale diplomatico dell’ambasciata americana che ha seguito tutte le fasi del processo. Tutto avvenne in un paio d’ore: dopo un tentato acquisto di droga, non andato a buon fine, i due americani, all’epoca diciannovenni, rubarono lo zaino di Sergio Brugiatelli, l’uomo che, in Piazza Mastai a Trastevere, aveva indicato loro il pusher dal quale potevano rifornirsi. Gli americani pretendevano 100 euro e della cocaina, per restituire il maltolto, e Brugiatelli (teste chiave della vicenda, deceduto nel 2021) chiese aiuto al 112.

A quel punto, Cerciello, con il collega Andrea Varriale, venne inviato in soccorso per fermare la tentata estorsione messa in atto dai due giovani. Quando i militari cercarono di bloccarli, Elder reagì colpendo a morte Cerciello, prima di darsi alla fuga con l’amico. I due aggressori si precipitarono nella camera 109 dell’albergo Le Meridien, che li ospitava, a pochi metri da Via Pietro Cossa, luogo dell’omicidio, mentre Varriale cercava disperatamente di soccorrere il collega che sarebbe morto poco dopo, in ospedale. Elder e Hjorth dormirono in albergo, e la mattina del 26 luglio, grazie alle immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza e alle testimonianze raccolte, i carabinieri li trovarono e fermarono. I due erano pronti a lasciare l’Italia e avevano nascosto in un controsoffitto il coltello, con lama da 18 centimetri, usato nell’agguato, che Elder aveva portato con sé, nascosto in un trolley, dagli Stati Uniti.

Ad avviso dell’avvocato Renato Borzone che difende Elder – esecutore materiale dell’omicidio – occorre un appello bis perché la sentenza di secondo grado emessa il 17 marzo 2022 contiene “dei passaggi sconcertanti”. Per il legale, “ci sono ancora troppe lacune nella ricostruzione di quella sera e per questo siamo qui e ci aspettiamo che la sentenza sia cassata per un nuovo giudizio”. Secondo le difese era da considerare “la legittima difesa” in quanto non ci sono certezze su come e quando Cerciello Rega e il collega che era con lui, Andrea Varriale, “si sarebbero identificati”. “Elder e Hjorth aspettavano due spacciatori e forse si aspettavano che venissero anche con altre persone”, ha detto Borzone sottolineando però che comunque sia “è stato deplorevole “il comportamento dei due imputati che avevano sottratto lo zaino a un pusher dopo una consegna di droga ‘fasulla’”. Nel caso di Helder, ha insistito Borzone, “non sono state adeguatamente considerate le sue quattro patologie psichiatriche”, una delle quali era una grave forma di tossicodipendenza superata solo con l’ingresso in carcere. Helder – ha ricordato il legale- “ha provato tre volte a suicidarsi da quando aveva 12 anni”. Secondo il legale serve “valutare la seminfermità di mente del ragazzo, totale o parziale al momento del delitto”. Invece per la Pg Loy, “con motivazione concorde e congrua le sentenze di merito hanno ricostruito tutta la vicenda e i ricorsi delle difese dei due imputati non spostano di un millimetro” quanto è stato accertato in giudizio. Per la Pg “in modo congruo e logico è stata esclusa la legittima difesa dal momento che i carabinieri si erano qualificati “.

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