Esplode lo scontro politico tra Pd e Fratelli d’Italia dopo l’articolo del Fatto che ha raccontato i retroscena della visita di quattro parlamentari dem ad Alfredo Cospito, il 12 gennaio scorso, nel carcere di Sassari. Esponenti di primo piano del partito di Giorgia Meloni chiedono ai politici di spiegare perché abbiano acconsentito a confrontarsi con Francesco Di Maio, Francesco Presta e Pietro Rampulla, mafiosi irriducibili e compagni di reparto dell’anarchico al 41-bis, dopo che lui li aveva accolti con una frase dal senso ben chiaro: “So che siete venuti per me, ma prima dovete parlare con loro”. “Di fronte a questa rivelazione di inaudita gravità, che vede i parlamentari dem accogliere le indicazioni di Cospito, chiederemo spiegazioni immediate e chiare in tutte le sedi. Occorre che i parlamentari del Pd dicano le ragioni per le quali non abbiano rifiutato la richiesta del terrorista Cospito. Fratelli d’Italia continuerà la battaglia in difesa del 41-bis per terroristi e mafiosi”, scrive il capogruppo alla Camera Tommaso Foti. “Esponenti Pd agli ordini di Cospito? Preoccupante”, esordisce in una nota Gianni Berrino, capogruppo in Commissione Giustizia al Senato, che chiede ai dem di “fornire spiegazioni al più presto”.

La replica del Pd – I quattro politici, Walter Verini, Debora Serracchiani, Andrea Orlando e Silvio Lai, rispondono con una nota congiunta in cui non negano l’episodio, ma ribadiscono di essere andati in visita solo per verificare le condizioni di Cospito. E attaccano ancora Fratelli d’Italia sul caso delle informazioni riservate fornite dal sottosegretario Delmastro al deputato Donzelli: “Onorevole Foti, in questa grave vicenda, come è ormai chiaro a tutti, le spiegazioni le devono dare i suoi colleghi di partito, il ministro Nordio e la Presidente del consiglio Meloni. Non certo noi: gli incontri nel carcere di Sassari li abbiamo fatti perché erano il motivo della nostra visita, come abbiamo ribadito allo stesso Cospito. Abbiamo chiarito che eravamo lì non per ascoltare le sue valutazioni ma per sincerarci delle sue condizioni di salute e l’adeguatezza della struttura al regime di detenzione del 41-bis”, scrivono. “I vostri tentativi di buttare la palla in tribuna per difendere l’indifendibile sono sempre più goffi. Il tema, purtroppo, è di una gravità inaudita e, come abbiamo ribadito, andremo fino in fondo finché tutto non sarà chiarito, perché è inquietante utilizzare informazioni riservate per manganellare l’avversario politico. Qualcosa che non si è mai visto. Chi ha utilizzato queste assurde insinuazioni nei confronti del Pd e per colpire noi ne risponderà in tutte le sedi”.

La natura delle notizie divulgate da Donzelli – A rinfocolare la polemica politica, poi, ci ha pensato il dibattito sulla natura delle informazioni rivelate dal meloniano Donzelli, da cui è partito lo scontro politico. In un articolo pubblicato nel pomeriggio dal sito de La Stampa si dà notizia di una nota scritta con cui il Dap ha risposto al sottosegretario Delmastro, che ha sua volta aveva richiesto formalmente le informative della polizia penitenziaria di Sassari sul caso Cospito. Per il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria i documenti resi a Delmastro costituiscono “dati non divulgabili e non cedibili a terzi, pur non essendo secretati”. Da qui l’intervento di Borghi (Pd), secondo cui l’argomento deve considerarsi chiuso: “Donzelli e Delmastro hanno mentito al Paese. Nordio e Meloni, cosa aspettate ancora per farli dimettere?”. Sulla questione è intervenuto anche il Guardasigilli, che ha provato a fare chiarezza: “La rilevata apposizione della dicitura ‘limitata divulgazione’, presente sulla nota di trasmissione della scheda, rappresenta una formulazione che esula dalla materia del segreto di Stato e dalle classifiche di segretezza, disciplinate dalla legge 124/07 e dai Dpcm di attuazione – ha detto Nordio – ed esclude che la trasmissione sia assimilabile ad un atto classificato, trattandosi di una mera prassi amministrativa interna in uso al Dap a partire dall’anno 2019, non disciplinata a livello di normazione primaria”.

Le altre reazioni – Per l’offensiva dei meloniani, però, ci sono praterie. “Le illazioni uscite sulla stampa nazionale circa l’invito di Cospito ai parlamentari Pd, che lo hanno visitato in carcere, di parlare con i mafiosi per discutere del 41-bis, se vere sono gravissime”, attacca il vicecapogruppo a Montecitorio Alfredo Antoniozzi. “Nessuno mette in dubbio il diritto dei parlamentari di effettuare visite ispettive in carcere, ma esse devono avere finalità conoscitiva sul rispetto delle condizioni di civiltà che la Costituzione ci indica nel trattamento da riservare ai detenuti. In questo caso, invece, Cospito figura come Cicerone di una vera e propria iniziativapolitica” portata avanti dai mafiosi per discutere dell’abolizione del 41-bis”, osserva. E ricorda “che il boss che parla con l’anarchico in carcere e gli chiede di continuare la battaglia è un sanguinario killer della mia provincia, autore di efferati delitti contro persone innocenti”. Il riferimento è probabilmente a Francesco Presta, affiliato alla ‘ndrangehta cosentina. “In questo contesto, con l’anarchico che svolge un perverso rapporto di raccordo con i mafiosi per giungere alla revisione del 41-bis, appaiono sconcertanti le richieste dell’ex Guardasigilli Andrea Orlando di declassare la misura contro lo stesso Cospito”, conclude Antoniozzi.

Anche il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri commenta le rivelazioni del nostro giornale: “A pagina 3 del Fatto di oggi si leggono cose dettagliate e allarmanti. Frasi virgolettate del terrorista Cospito, opinioni di parlamentari della sinistra, cronache precise di brevi scambi di questi parlamentari con esponenti delle cosche, e non solo con Cospito, all’interno del carcere. Si legge che Cospito avrebbe auspicato che parlamentari del Pd ascoltassero anche i mafiosi detenuti. Cosa che sarebbe avvenuta, dicono quelli del Pd per loro volontà, non per obbedire a Cospito. Si vedrà più avanti come stanno le cose. Le “vestali dell’indignazione” frequentino persone migliori, ne trarranno giovamento. E leggano i giornali. Così vedranno che tante notizie “sensibili” si possono leggere spendendo pochi euro”, attacca. “Emerge chiaro, in tutto il suo spessore criminale, il disegno dell’anarchico: rendersi megafono di una annosa istanza della mafia, ossia la revisione del regime carcerario duro del 41-bis, coinvolgendo addirittura dei parlamentari”, afferma invece la capogruppo di FdI in Commissione Giustizia alla Camera, Carolina Varchi. “A questo punto deve essere chiaro a tutti che la vicenda riguarda la tenuta stessa delle nostre istituzioni democratiche: con la mafia non si tratta, lo Stato non si piegherà alle minacce degli anarchici, ormai sodali della mafia nella lotta contro il 41bis.

A difendere i colleghi, dal Pd si alza la voce di Alfredo Bazoli, capogruppo in Commissione Giustizia: “La destra in difficoltà, dopo le uscite improvvide di Donzelli, fa quello che le riesce meglio da sempre: cercare di portare il Partito democratico alla lotta nel fango. Ma non ci riuscirà. Le accuse mosse a persone di specchiata moralità e autorevolezza come Verini, Serracchiani, Orlando e Lai sono semplicemente ridicole. E non riusciranno a oscurare lo scandalo delle informazioni riservate utilizzate dagli uomini di Giorgia Meloni per attaccare l’opposizione. Se questo è il modo in cui la destra intende esercitare il potere, c’è da cominciare davvero a preoccuparsi”.

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