“I giovani si sentono più vicini all’alta moda di quanto possa sembrare. Il fatto che non la possano comprare non vuol dire che non si sentano coinvolti e, allo stesso modo, il fatto che la couture sia acquistabile solo da una certa élite non è ciò che la rende interessante. È solo una conseguenza, una parte del processo, ma non significa che i capi debbano essere creati assecondando le esigenze di chi li compra. Anzi, io quando creo penso proprio a quei ragazzi che non se la possono permettere ma vedono le immagini, le pubblicità, e raccolgono quell’idea di libertà, di possibilità dell’impossibile che vi è impressa. È così che gli si dà l’opportunità di scoprire la propria unicità e cambiare la percezione del concetto di bellezza, a prescindere dal senso comune del buongusto“. Sarà che lui stesso è stato il primo a subire il senso di fascinazione di quell’alta moda quando era ancora uno studente, ma se c’è una cosa che Pierpaolo Piccioli sa fare proprio bene è questa: parlare ai giovani. Dopo aver aperto le porte dei suoi atelier facendo sfilare le modelle per strada, il direttore creativo di Maison Valentino è riuscito, collezione dopo collezione, a fare breccia nel cuore di un pubblico sempre più vasto di ragazzi.

E, come lui stesso ha sottolineato, poco importa se costoro non possono permettersi di acquistare le sue creazioni: quello che davvero è importante – e rivoluzionario – è il fatto che questi giovani colgano subito il messaggio che lui trasmette per mezzo dei suoi abiti, entrando a far parte della grande community di Valentino. Davanti ad ogni sua sfilata c’è sempre una folla in delirio che non solo acclama lo stilista e le celebrity presenti, ma che sgomita per poter intravedere le modelle che sfilano a cielo aperto. Poi tutti sui su Instagram e TikTok, dove per giorni e giorni rimbalzano le immagini dei look accompagnate da commenti entusiasti, i post e i meme. Emblematico, in tal senso, il successo riscosso dalla sua ultima collezione di alta moda Valentino Le Club Couture, che ha sfilato mercoledì sera durante la settimana dell’haute couture parigina. Se siamo qui a scriverne solo ora è anche per questo, perché quando si guarda al lavoro di Pierpaolo non si può prescindere dal considerare la risposta immediata del pubblico alla sua moda “sociale”.

Tanto più che, come lui stesso ha spiegato durante l’incontro con la stampa nell’atelier di Place Vendome, questa collezione è nata proprio con l’intento di essere una riflessione su come l’alta moda sia rilevante oggi. Per fare ciò, si è immerso come sempre nelle suggestioni dell’archivio di Valentino impresse nella sua memoria e ha lavorato intorno al concetto di libertà. È così che ha recuperato l’immaginario dei club anni ’80, con l’estetica di Boy George e David Bowie, con tutto il loro portato di stravaganza e originalità, dove il potere dell’immagine regalava ai frequentatori sprazzi di autenticità. All’epoca, chi andava nei club si trasformava completamente: magari di giorno era un impiegato di banca in giacca e cravatta poi sul bus si cambiava e la notte era una drag queen. E alle prime luci dell’alba, il sogno svaniva e quella parentesi di libertà cedeva il posto alle convenzioni sociali. L’abito era un linguaggio e la trasformazione diventava un simbolo di identità. “Il clubbing unisce le persone e per decenni è stato probabilmente l’unico posto in cui trovare uno spazio sicuro per incontrarsi e divertirsi – spiega Piccioli -. Lì, ognuno si è sempre sentito libero di sperimentare, di uscire dai confini della società per costruire una comunità e sviluppare la propria visione estetica. Ciò che è stato fatto da persone come Boy George e Leigh Bowery quando hanno sperimentato la moda e l’identità di genere attraverso le loro esibizioni notturne sulla pista da ballo, è qualcosa che ha lasciato il segno su intere generazioni, definendo tendenze che alla fine sarebbero venute a galla per essere abbracciate dal collettivo. Ecco, io penso che l’alta moda abbia lo stesso potere dirompente, il potere di trasformare l’ordinario in straordinario ma con una differenza sostanziale: di essere alla luce del giorno e di poter quindi imprimere un segno concreto di stravaganza nella vita reale”.

Ecco quindi che questa collezione Le Club Couture ha gli stilemi propri dei look della notte: abiti iperbolici, piume, pailletts, trasparenze, spacchi e zeppe; che si coniugano in una sintesi perfetta con quelli che sono i codici del mondo Valentino degli anni ’80, come fiocchi, pois e rouges. 89 look (71 da donna e 18 da uomo), una dichiarazione di personalità, di “modernità contemporanea“, come la definisce lo stilista, un inno alla libertà “che non è trasgressione, perché la vera libertà non ha regole da infrangere”. Così come gli anni Ottanta sono stati un decennio rivoluzionario per il mondo della moda, in cui si è affermato un nuovo senso di bellezza e fisicità che ha scalfito l’ideale classico, allo stesso modo ora Piccioli – dopo aver già risignificato i codici di Valentino – si pone l’obiettivo di ridefinire il concetto generale di buongusto. Il tutto all’insegna della più alta artigianalità dei sarti di Maison Valentino: ci sono le giacche tuxedo impreziosite di piume, i maxidress in taffettà che sfidano la materia quando i 64 metri di tessuto impiegato per la gonna si riducono a soli 90 centimetri nel corsetto, il mini abito di pizzo con fiori molati, quello con petali di smalto e la tuta in piume leggerissime. Ma soprattutto le pellicce di paillettes, dove è la risignificazione del materiale a fare la differenza. Se vedere queste creazioni nell’atelier, ancora tra le mani degli artigiani per gli ultimi ritocchi prima della sfilata, è stata un’emozione unica, ancor più potente è stata l’immagine che Maison Valentino ha impresso con il défilé. La location prescelta è stato infatti il The Bridge Club, un vero locale delle notti parigine, praticamente nascosto sotto al ponte Alexandre III, uno dei più iconici e suggestivi della capitale francese. Alle 22 è iniziato lo show. Le modelle sfilavano come fluttuando in questo spazio nero avvolgente e sospeso, il passo scandito dalla colonna sonora suonata dal dj Andy Butler, per poi uscire nel gelo della sera di Parigi, lungo la Senna e all’ombra della torre Eiffel. Rosa, verde acido, giallo, nero, bianco, viola, i colori si susseguono frenetici davanti agli occhi del pubblico, con un effetto quasi psichedelico. E quando lo spettacolo finisce, ci si sente ebbri di cotanta bellezza.

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