Dal palco del World Economic Forum di Davos, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, lancia il piano industriale per il Green Deal che, spiega, “renderà l’Europa la patria delle tecnologie pulite e dell’innovazione produttiva verso l’obiettivo della neutralità del carbonio”. In primis, un intervento normativo che accompagni la transizione energetica e le sue principali soluzioni, dal fotovoltaico all’eolico, garantendo velocità e accesso attraverso il Net-Zero Industry Act. Secondo pilastro è quello finanziario, per il quale l’Ue presenterà un Fondo sovrano con l’obiettivo di “rafforzare i finanziamenti nel medio termine”. Il terzo pilastro è quello dello sviluppo delle competenze necessarie, mentre il quarto punta a difendere l’Ue dalle insidie del mercato e dalle pratiche sleali. Di fatto, il piano è frutto anche di strategie di posizionamento rispetto alle politiche di Stati Uniti e Cina.

“I prossimi decenni vedranno la più grande trasformazione industriale dei nostri tempi, forse di tutti i tempi. La portata dell’opportunità è chiara agli occhi di tutti” ha spiegato la presidente della Commissione Ue, ricordando che l’Agenzia internazionale per l’energia stima che il mercato della tecnologia energetica pulita prodotta in serie varrà circa 650 miliardi di dollari all’anno entro il 2030, più del triplo dei livelli attuali. “Per superare la concorrenza – ha aggiunto – dobbiamo continuare a investire per rafforzare la nostra base industriale e rendere l’Europa più favorevole agli investimenti e all’innovazione”.

Il piano normativo – Primo passo, dunque, è un intervento normativo di adeguamento che consenta ai paesi europei di creare condizioni favorevoli per i settori cruciali: eolico, pompe di calore, solare, idrogeno pulito, stoccaggio e altro ancora per i quali la domanda è potenziata dai piani NextGenerationEU e RePowerEU. “Per mantenere l’attrattiva dell’industria europea, è necessario essere competitivi con offerte e incentivi disponibili al di fuori dell’Ue. Per questo, proporremo di adeguare temporaneamente le nostre norme sugli aiuti di Stato per velocizzarle e semplificarle” ha spiegato. L’Ue presenterà un nuovo ‘Net-Zero Industry Act’, che seguirà lo stesso modello del ‘Chips Act’, identificando obiettivi chiari per la tecnologia pulita europea entro il 2030. “Vedremo, in particolare – ha spiegato Ursula von der Leyen – come semplificare e velocizzare le autorizzazioni per i nuovi siti di produzione a tecnologia pulita. L’obiettivo sarà quello di concentrare gli investimenti sui progetti ritenuti strategici lungo l’intera filiera”.

Il nodo delle terre rare – Il Net-Zero Industry Act andrà di pari passo con il Critical Raw Materials Act. Per le terre rare che sono vitali per la produzione di tecnologie chiave, come la generazione di energia eolica, lo stoccaggio dell’idrogeno o le batterie, l’Europa dipende oggi al 98% dalla Cina, ha ricordato von der Leyen, secondo cui l’Ue deve realizzare la transizione verso le emissioni zero “senza creare nuove dipendenze”. “Con solo tre paesi che rappresentano oltre il 90% della produzione di litio, l’intera catena di approvvigionamento è diventata incredibilmente tesa. Ciò ha fatto salire i prezzi e sta minacciando la nostra competitività” ha spiegato. Da qui la necessità (e l’intenzione) di migliorare raffinazione, lavorazione e riciclaggio delle materie prime “qui in Europa”. “Parallelamente lavoreremo con i nostri partner commerciali per collaborare all’approvvigionamento, alla produzione e alla lavorazione per superare il monopolio esistente” ha aggiunto.

Il Fondo di sovranità europeo – Primo e secondo pilastro, quello finanziario, sono legati: calcoli più facili, procedure più semplici e “approvazioni accelerate, ad esempio, con semplici modelli di agevolazioni fiscali”. Con aiuti mirati per gli impianti di produzione nelle catene del valore strategiche della tecnologia pulita “per contrastare i rischi di delocalizzazione dovuti ai sussidi esteri”. Il pilastro finanziario è la necessaria risposta a quanto accaduto oltre Oceano con la politica di aiuti e sgravi fiscali dell’Inflaction reduction act, che ora rischia di attrarre aziende europee pronte a delocalizzare. “Sappiamo anche che gli aiuti di Stato saranno solo una soluzione limitata che solo pochi Stati membri possono utilizzare” ha aggiunto la presidente della Commissione Ue. Per evitare la frammentazione del Mercato unico, quindi, l’Ue presenterà un Fondo sovrano “per rafforzare i finanziamenti nel medio termine” ha anticipato von der Leyen. Il Fondo sarà inserito nella revisione a medio termine del budget comunitario “e fornirà una soluzione strutturale per potenziare le risorse disponibili per ricerca, innovazione e progetti industriali strategici chiave per raggiungere le emissioni nette zero”. Nel frattempo, si studierà “una soluzione ponte per fornire un supporto rapido e mirato dove è più urgente”.

Il messaggio alla Cina – Il terzo pilastro del piano industriale del Green Deal sarà “lo sviluppo delle competenze necessarie per completare con successo la transizione”, mentre l’ultimo pilastro è quello che vede l’Europa difendersi dalle insidie del mercato globale. “Utilizzeremo tutti i nostri strumenti per affrontare le pratiche sleali, comprese le nuove normative sui sussidi esteri e non esiteremo ad avviare indagini se dovessimo ritenere che i nostri mercati pubblici o altri siano distorti da tali sussidi” ha spiegato la presidente della Commissione Ue, ricordando che la Cina ha incoraggiato le aziende (non solo europee) ad alta intensità energetica a delocalizzare le loro produzioni.

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