Al primo evento annuale sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, i membri della task force della Commissione europea spazzano via i sogni del governo Meloni di una proroga della scadenza del Piano. L’appuntamento che si è svolto al Comando della Guardia di Finanza a Roma, è stata l’occasione per fare un bilancio di ciò che è stato fatto e come proseguire il PNRR, anche alla luce delle tante richieste di modifiche registrate all’interno del governo italiano. L’evento si è aperto con l’intervento del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che ha rassicurato la platea: “Ad oggi abbiamo raggiunto tutti gli obiettivi previsti: 51 per il 2021 e 45 per il primo semestre 2022, che hanno consentito di ricevere in totale 42 miliardi, a cui vanno aggiunti i 24,9 di finanziamento iniziale. Stiamo lavorando intensamente per raggiungere i 55 obiettivi del secondo trimestre 2022 per poter presentare a Bruxelles la terza richiesta di pagamento. Siamo a buon punto – ha detto Giorgetti – e centreremo sicuramente anche questo traguardo”.
Per il Commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni “dobbiamo dare atto al governo precedente di aver lavorato bene e il governo attuale sta lavorando altrettanto bene”. Anche se 24 prima era stato lo stesso Gentiloni a mettere alcuni paletti alle aspirazioni del governo guidato da Giorgia Meloni. “Tutti i Paesi hanno difficoltà ma rinvii non sono possibili. Bisogna affrontare i ritardi e lavorare per attuarlo”.

Dopo Gentiloni, è stato il turno del ministro Raffaele Fitto, che tra le numerose deleghe ha anche quella relativa al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Fitto ha elencato più le difficoltà che le soluzioni: “Piano programmato precedentemente allo scoppio della guerra”; “oggi abbiamo le difficoltà legate al caro-energia che colpiscono tutti i Paesi, ma in particolare modo l’Italia”; “abbiamo l’aumento dei prezzi delle materie prime”. Soluzioni? Il ministro ha affermato che “occorre adesso un forte processo di semplificazione delle procedure e uscire dalla parcellizzazione degli interventi”. Poi i due ministri del governo italiano, assieme a Gentiloni, hanno lasciato la sala evitando le domande dei giornalisti. Fitto, in particolare, alla domanda se l’intenzione del governo sia quello di tagliare il numero complessivo dei progetti, si è limitato a dire che “stiamo lavorando con la Commissione europea e poi avrete le verifiche e le indicazioni”. Mentre sulla proroga della durata del Piano – come già dichiarato dal ministro Musumeci, affinché la scadenza del Piano e dei finanziamenti europei slitti dal 2026 al 2028 – come pure sui ritardi di spesa già lamentati, Fitto non risponde alle domande.

“Alcuni cambiamenti al Piano li dobbiamo certamente fare”, ha affermato dal palco il ministro dell’Ambiente, Gilberto Picchetto Fratin, “anche perché ci sono enti che non hanno la forza e la struttura per poterli affrontare. Non hanno le professionalità, non hanno la parte operativa”. Infine è stato il momento della task force della Commissione europea. Eric Von Breska, il direttore della task force Ripresa e Resilienza Commissione europea, dopo aver esaltata il superbonus, ha dichiarato: “Il Pnrr finisce nel 2026 e non ci saranno proroghe”. Piccola apertura solo nel passaggio in cui Von Breska ha affermato che “abbiamo sentito parlare di inflazione e mancanza di materia prime, che sono problemi reali e quindi dobbiamo guardare all’interno del Piano attuale per cercare di capire se non possano essere prevedibili dei cambiamenti molto mirati. Pensate – ha concluso – a progetti che sono già maturi e per cui esistono già i permessi, perché per quelli ancora in fase di progettazione non sarà possibile assolutamente ad approfittare del finanziamento e il finanziamento sarà perso”.

“Disponibilità della commissione”, ribadita dal Declan Costello, vicedirettore della Direzione Generale degli Affari Economici e Finanziari della Commissione Europea “a eventuali adeguamenti per specifici progetti”, ma “qui stiamo parlando solo di alcuni investimenti, non tutti – perché è il monito “non c’è spazio qui per ritornare indietro o ridurre l’ambizione delle riforme”. “La scadenza è la fine del 2026, gli impegni per quanto riguarda gli inestimenti devono essere portati avanti per quella data e non c’è alcuna possibilità che per progetti che superino quella data la Commissione possa fare gli esborsi”, conclude Costello. Registrata dunque l’impossibilità di percorre la strada che porta all’allungamento dei tempi, nel pomeriggio a Montecitorio, nelle Commissioni Bilancio di Camera e Senato riunite per i lavori sulla manovra, è stato Giorgetti a dire una parola di chiarezza maggiore sulle reali intenzioni del governo italiano sul Piano di Ripresa e Resilienza: “Un governo nuovo sceglie di fare alcune cose in più, o magari di non farle, discorso che dovremo riproporci anche sul Pnrr. Io ho chiesto al ministro Fitto e a tutti i ministeri di fare un ordine di priorità rispetto a quello che è contenuto nel Piano perché con i costi dei materiali e quant’altro in questo momento è impossibile tenere quel quadro economico con lo stesso quadro di opere”.

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