I rapporti con la Francia sono “normalissimi e buonissimi“. Lo ha detto il capo del Viminale Matteo Piantedosi al termine del Consiglio straordinario dei ministri degli Interni dell’Unione europea sulla questione migratoria, convocato dopo la crisi diplomatica tra Roma e Pariigi a sul caso della Ocean Viking. Nessun problema, assicura Piantedosi, con il ministro francese Gérald Darmanin, che aveva attaccato pesantemente il governo Meloni per il rifiuto di accogliere la nave ong, poi sbarcata (per la prima volta) a Tolone: “Chiaramente ho stretto la mano e salutato con molta cordialità tutti i partecipanti, per me era anche la prima occasione, e ho registrato da parte loro cordialità e condivisione di approccio da parte di tutti”, dice l’ex capo di gabinetto di Matteo Salvini. Arrivando a Bruxelles, però, il ministro francese era tornato a minacciare la sospensione da parte di Parigi dell’accordo sulla redistribuzione dei migranti, sottoscritto lo scorso 10 giugno dallo stesso Consiglio Ue Interni: un patto di cui l’Italia è la principale beneficiaria, con 3.500 ricollocamenti previsti. “Se l’Italia non prende le navi e non accetta la legge del mare e del porto più sicuro, non c’è motivo che i Paesi che fanno i ricollocamenti siano Francia e Germania, che sono quelli che accolgono le navi e sono gli stessi che accolgono direttamente i migranti dall’Africa e dall’Asia”, ha detto Darmanin.

Piantedosi rassicura: “Non abbiamo parlato di casi singoli, non era questo il contesto. Nessuno ha chiesto di parlarne. Ci sono state discussioni convergenti e l’apprezzamento dei fondamentali, che ripercorre quello che l’Italia aveva sempre detto: cioè l’azione forte dell’Europa per migliorare il sostegno ai Paesi di origine e di transito dei flussi migratori, quindi la cosiddetta dimensione esterna, sia in termini di sviluppo di azioni di contenimento delle partenze, sia di miglioramento dei meccanismi di rimpatrio. Si è parlato anche di condividere meccanismi di coordinamento maggiore anche dei meccanismi Sar che avvengono nel Mediterraneo”. “Siamo soddisfatti dei risultati di questo Consiglio straordinario”, dichiara il vicepresidente della Commissione europea, il greco Margaritīs Schinas. “Si è trattato di uno spirito molto diverso dallo spirito che ha circondato l’episodio Ocean Viking, che ha portato molte forze eurofobiche e populiste a dire che l’Europa non è in grado di fornire risposte. Oggi posso dire che non è vero”. E aggiunge: “Le operazioni delle Ong non sono un tabù, non sono qualcosa di cui non si deve discutere. Si deve discuterne perché stiamo parlando della vita delle persone. Le operazioni nel Mediteraneo non possono avvenire in una situazione da selvaggio West“.

I ministri, riferisce infatti una fonte di governo italiana, “hanno concordato sulla necessità di stabilire, in una cornice concordata a livello Ue, delle regole certe per i soggetti, anche privati, che operano nel Mediterraneo”, cioè le navi delle organizzazioni umanitarie. “Quanto al metodo, è emerso l’unanime auspicio che si possa procedere sui vari punti emersi con velocità e concretezza”. La discussione, a quanto si apprende, si è svolta “in maniera proficua” facendo registrare “una sostanziale comunanza di vedute tra i partecipanti. In particolare, si converge sull’esigenza di dare risposte e realizzare azioni concrete. I presenti in generale”, fa sapere la stessa fonte, “hanno espresso soddisfazione per il piano presentato dalla Commissione” europea lo scorso 21 novembre, che elencava venti azioni suddivise in tre pilastri per la gestione dei flussi migratori. Gli Stati membri “sono orientati a realizzare interventi finanziati direttamente dalla Ue che possano impedire le partenze e rafforzare i meccanismi di rimpatrio. Il punto richiamato da tutti è quello della dimensione esterna, con l’impegno di potenziare il dialogo con i paesi terzi di origine e transito dei flussi, una prospettiva che abbracci tanto gli aspetti migratori quanto i progetti per lo sviluppo”.

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