Un libro dedicato al tema dell’abilismo, che è la discriminazione e lo stigma nei confronti delle persone con disabilità. Il testo intitolato “Mezze persone. Riconoscere e comprendere l’abilismo” lo hanno scritto le sorelle Maria Chiara (1991) e Elena Paolini (1995) che vivono a Senigallia. Scrivono sul blog Witty Wheels di disabilità e giustizia sociale con un’ottica femminista basata sui Disability Studies, e fanno da anni attivismo e formazione su questi temi. Contattate da Ilfattoquotidiano.it spiegano che si tratta del loro primo libro. “L’abbiamo scritto per trattare in modo più strutturato i temi di cui già parliamo nel nostro blog Witty Wheels, che abbiamo aperto nel 2015 quando di abilismo su internet in italiano non si trovava nulla”. Le due giovani donne sono state pioniere dell’argomento. “In tanti nel corso degli anni ci hanno chiesto consiglio su libri in italiano che trattassero in modo esteso di abilismo, e non c’erano, quindi ne abbiamo scritto uno. Abbiamo cercato di creare una risorsa in italiano che fosse fruibile sia come fonte accademica che come testo divulgativo, nel senso che abbiamo cercato di non lasciare nulla senza spiegazioni e esempi concreti, e di usare un linguaggio lineare”. Parlare di abilismo è importante anche a poche ore dalla Giornata per l’eliminazione della violenza sulle donne: “Secondo le statistiche”, dicono Maria Chiara ed Elena Paolini, “le donne disabili (ma in generale le persone disabili) subiscono maggiormente violenze sessuali, fisiche e psicologiche. Questo maggior rischio di subire violenze riguarda le persone disabili a prescindere dal genere, in particolare quando si tratta di persone con disabilità cognitive o non autosufficienti: più la disabilità è impattante più il divario di genere si appiana. Non c’è solo la violenza sessista ma anche quella abilista“.

Quali sono i temi principali affrontati nel testo – Maria Chiara ed Elena affrontano con precisione e competenza la discriminazione e lo stigma che colpiscono tante donne e uomini con disabilità. Maria Chiara ha una laurea in lingue e culture inglese e araba e un diploma in lingua araba alla SOAS (School of Oriental and African Studies), e ha studiato traduzione editoriale inglese-italiano e didattica dell’italiano come lingua straniera. Elena è laureata in relazioni internazionali, con specialistica in Human Rights and Politics nel dipartimento di sociologia dell’LSE (London School of Economics and Political Sciences), e ha seguito vari corsi di cinematografia. Nel testo parlano di come vivono le persone disabili in Italia (ma non solo). “Descriviamo i modi in cui la nostra società pone loro ostacoli e le opprime” affermano. Ogni capitolo si apre con un racconto personale che è lo spunto per approfondire argomenti come la discriminazione a scuola, al lavoro e in ambito medico, il modo in cui cinema, televisione e giornali parlano delle persone disabili, e anche il modo in cui ne parlano i nostri politici. “Analizziamo anche i motivi per cui tutto questo accade, evidenziando come ci siano dinamiche profonde di svalutazione, esclusione e segregazione”. Un tema centrale del libro è poi il collegamento tra abilismo e capitalismo, lo standard (irraggiungibile) che ci vuole sempre tutti autonomi, iper produttivi, con corpi e menti sempre performanti e senza cedimenti, individui perfetti. “Un ideale questo – spiegano le sorelle Paolini – che nuoce a tutti. Contrastare l’abilismo significa quindi anche trovare un modo di vita più a misura d’uomo, in cui viene dato valore all’interdipendenza, alle relazioni, alla cura e al riposo”.

“Abilismo, un tema poco noto in Italia. Abbiamo scritto il libro per cercare di colmare un vuoto” – Proveniente soprattutto dal mondo anglosassone l’abilismo risulta poco affrontato e dibattuto nella società italiana. “Di abilismo molti non hanno neanche mai sentito parlare, è un’oppressione così pervasiva e normalizzata che sono rare le misure volte a contrastarlo”, denunciano le sorelle Paolini. Inoltre, si pensa spesso all’abilismo come a una semplice “ignoranza verso la disabilità”, “mancanza di conoscenza”, “imbarazzo”. Per le autrici invece “è qualcosa di molto più profondo. Donne e uomini dovrebbero attivarsi in prima persona per capire che cos’è, interrogarsi su come vivono le persone con disabilità nella nostra società e contrastare certe narrazioni e pratiche violente”.

Nel libro si parla anche di eutanasia e aborto – Due temi delicati, assai divisivi. “Nel libro riflettiamo su come la narrazione pro eutanasia e pro aborto siano ancora pervase di abilismo”, raccontano. “Un cavallo di battaglia usato dal movimento pro aborto è ‘E se ti nasce un figlio con disabilità?’, ed è stigmatizzante verso le persone disabili, descritte come vite infelici e peso per gli altri”. Ma non solo. “Anche nel movimento pro eutanasia troviamo narrazioni analoghe – aggiungono Maria Chiara ed Elena-, e questo crea danni concreti alle persone con disabilità. Poi sulle scelte individuali non si transige, ognuno deve poter scegliere sul proprio corpo senza dover rendere conto a nessuno. È essenziale però fare di meglio, e non rivendicare diritti colpendo categorie marginalizzate”.

“Vogliamo far emergere la grave situazione che vivono le persone non autosufficienti in Italia” – Infine, le autrici ci tengono ad evidenziare come in Italia la vita per tante persone non autosufficienti sia difficilissima e gravosa di ostacoli. “E’ una questione a cui noi teniamo moltissimo”, dicono al Fatto.it. “Concretamente, se domani una persona non disabile dovesse diventare non autosufficiente, cosa che può capitare a tutti per malattia o incidenti, il suo unico diritto sarebbe andare in una struttura di assistenza. Non sono stanziati fondi sufficienti per vivere liberamente dove si vuole e con chi si vuole, magari supportati da assistenti, come avviene in altri paesi”. Basti pensare alla legge sui caregiver ancora inesistente o la mancanza di risorse economiche idonee per i progetti di Vita indipendente per tutti coloro che ne hanno bisogno. “Questo è un tema – concludono – che dovrebbe preoccuparci tutti. Affrontarlo e risolverlo dovrebbe essere una priorità per la politica”.

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