Via il telefono cellulare ai giovanissimi bulli. L’idea è del questore di Aosta, Ivo Morelli, 55 anni di cui oltre trenta nella Polizia. La proposta è nata nei giorni scorsi al tavolo del comitato ordine e sicurezza pubblica al quale ha partecipato, tra gli altri, il sindaco di Verres, paese di 2500 abitanti dove si è verificata una rissa tra adolescenti.
Una vicenda che non ha avuto le caratteristiche per essere connotata come un fatto scatenato da baby gang ma che ha permesso a Morelli di fare una proposta che è destinata a far discutere: togliere il cellulare da sei mesi a un anno a quei ragazzi che commettono reati e che siano definitivamente condannati per delitti non colposi.

Dal punto di vista legislativo esistono già gli strumenti per mettere in atto l’idea del questore: stiamo parlando del decreto legislativo del Codice antimafia e delle misure di prevenzione approvato nel settembre del 2011. Nella norma, all’articolo uno, si fa riferimento a soggetti che per il loro comportamento, debbano ritenersi, sulla base di elementi di fatto, dediti alla commissione di reati che offendono o mettono in pericolo l’integrità fisica o morale dei minorenni. In questi casi il questore, già oggi, può intimare un “avviso orale” e “il divieto di possedere o utilizzare, in tutto o in parte, qualsiasi apparato di comunicazione radiotrasmittente”.

Finora non risulta essere stata applicata per casi di bulli che compiono reati in maniera continuativa e persecutoria contro dei compagni o delle persone ma secondo Morelli è arrivato il momento di riflettere su questa opportunità che offre il legislatore a chi deve controllare il territorio, reprimere eventuali azioni di violenza e se possibile, prevenirle. Si tratterebbe di una limitazione personale non poco indifferente per un giovane che oggi usa il cellulare anche per studiare e comunque per comunicare con i compagni ma pari ad altre limitazioni che vengono messe in campo per gli adulti: il mancato rilascio del porto d’armi, ad esempio, per chi ha compiuto anche un solo furto o la negazione del passaporto per chi ha sanzioni non pagate. Il questore ha lanciato la proposta al tavolo del comitato per provare a dare una risposta concreta al fenomeno delle baby gang che nel nostro Paese sta aumentando a dismisura. Morelli che è anche padre è preoccupato, non tanto per la regione ove svolge il suo lavoro che ancora non registra casi così gravi ma il resto dell’Italia. Il questore è convinto che una delle strade da percorrere sia proprio quella di dare un segnale forte ai giovani, una sorta di Daspo 2.0 anche se non si può, per ora, configurare come tale. Spetta al legislatore, infatti, aprire una discussione parlamentare per ipotizzare l’uso del divieto di accedere a luoghi fisici anche a quelli virtuali. Una rivoluzione della norma che necessita un iter legislativo che, tuttavia, oggi è colmato dalle Leggi esistenti citate dal questore di Aosta.

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