Sette condanne e più di venti assoluzioni. Si conclude così il processo per le presunte tangenti per la realizzazione del Terzo Valico, il raddoppio ferroviario tra la Liguria e Milano. I pubblici ministeri Paola Calleri e Francesco Cardona Albini avevano chiesto la condanna per 27 imputati. Per l’accusa molte gare sarebbero state truccate. Tra le assoluzioni quella di Pietro Salini, amministratore delegato di WeBuild, per il quale erano stati chiesti 3 anni e cinque mesi per turbativa d’asta. I giudici hanno condannato a 1 anno e tre mesi Giandomenico Monorchio, imprenditore figlio dell’ex ragioniere generale dello Stato Andrea, che è stato assolto. Giandomenico Monorchio era accusato di turbativa d’asta e corruzione, mentre il padre era accusato di turbativa d’asta per aver ‘sponsorizzato’ il figlio.

La procura aveva contestato a Salini in particolare una telefonata con l’ex presidente Cociv Michele Longo che è stato assolto: il primo chiedeva di escludere il cugino Claudio, che aveva lasciato nel 2005 l’azienda di famiglia per crearne una autonoma ed è poi morto in un incidente stradale, e il secondo lo rassicurava. Salini, difeso dall’avvocato Grazia Volo, ha sempre rimarcato che “in tutte le conversazioni contestate si fa riferimento ad appalti ormai non modificabili”. Assolto anche Ettore Incalza (turbativa d’asta) storico ‘grand commis’ delle maxi-opere, che si sarebbe speso per Monorchio. Tra gli altri imprenditori assolti figurano Stefano Perotti e Duccio Astaldi. “È stata finalmente dimostrata la piena legittimità dell’operato dell’ingegner Duccio Astaldi – ha detto il suo avvocato, il professore Luca Marafioti -. Una sentenza tranchant restituisce piena onorabilità a una persona ingiustamente e lungamente sottoposta ad accuse infondate”. L’ingegnere Astaldi era alla guida del Gruppo Condotte, parte minoritaria del consorzio Cociv. “Siamo molto soddisfatti per l’assoluzione giunta questa mattina, non solo perché le nostre tesi sono state pienamente accolte dai giudici, ma anche perché è stata fatta chiarezza sulle accuse che avevano portato a diversi arresti e paralizzato di fatto cantieri di rilievo strategico”, ha rimarcato l’avvocato Nadia Germanà Tascona, partner dello Studio legale Pisapia e Associati e legale del consulente esterno di Cociv Giuliano Lorenzi. “Dopo sette anni dalle prime misure cautelari, più di un anno di intercettazioni e tutte le gare d’appalto da rifare, la giustizia in cui non abbiamo smesso di confidare è riuscita a ristabilire la verità dei fatti, confermando l’insussistenza delle accuse e l’innocenza del mio assistito”. “La sentenza assolve tutti i dirigenti di Cociv e l’amministratore delegato di Webuild Pietro Salini da tutte le imputazioni per l’esecuzione delle gare ad evidenza pubblica. Condanna un ex dirigente e tre dipendenti per aver favorito alcune imprese. È un fatto isolato, riconducibile ad interesse personale, contrario a quello del Consorzio – ha detto Grazia Volo -. Quanto alla condanna per corruzione dell’ingegnere Giandomenico Monorchio sono condotte estranee all’attività del Consorzio Cociv”.

“La procura ha fatto un lavoro molto dettagliato, preciso – ha spiegato il procuratore Francesco Pinto – aspettiamo di leggere le motivazioni per capire il ragionamento dei giudici”. Condannato a un anno Ettore Pagani, il direttore generale del Cociv. Stessa pena per Piersandro Tagliabue, del comitato tecnico di Cociv. Massimiliano Tricomi e Fabrizio Fornasieri, del Cociv e gli imprenditori Giorgio Zanuso e Diego Gandolfo sono stati condannati a 10 mesi. Nel mirino della procura era finito il sistema con cui venivano smistati gli appalti da parte del general contractor individuato dallo Stato per la realizzazione dell’opera (53 km di cui 37 sotterranei, valore superiore ai 6 miliardi). Gli arresti scattarono nell’autunno 2016, ma i fatti risalgono al 2013 e al 2014. In quattro avevano patteggiato pene dai due anni e un anno e 11 mesi.

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