Il sistema centralizzato dell’Unione europea di acquisto dei vaccini contro il Covid è riuscito a creare un portafoglio iniziale diversificato e “garantire un numero sufficiente di dosi“. L’Ue lo ha però avviato in ritardo rispetto a Gran Bretagna e Usa (che però non dovevano confrontarsi con altri paesi) e, “quando si sono verificate gravi carenze di approvvigionamento nella prima metà del 2021” la maggior parte dei contratti stipulati dalla Commissione “non prevedeva disposizioni specifiche per far fronte a tali perturbazioni“. Così in una relazione la Corte dei Conti europea bacchetta Bruxelles. “È mancata un’adeguata valutazione della performance del procedimento di appalto”, sottolinea l’istituzione

La Commissione, poi, non ha ancora esaminato il procedimento di appalto o confrontato con parametri di riferimento al fine di trarre insegnamenti per il futuro, né ha attualmente in programma di testare il sistema di appalto per le pandemie mediante prove di stress o simulazioni. Va ricordato che quando l’Ue ha avviato il procedimento di appalto per i vaccini a metà del 2020, non era noto né se né quando un vaccino contro la malattia – che ha provocato oltre sei milioni e mezzo di morti nel mondo – sarebbe stato immesso in commercio. A novembre 2021 la Commissione aveva stipulato, per conto degli Stati membri, contratti per 71 miliardi di euro allo scopo di acquistare fino a 4,6 miliardi di dosi di vaccino. Si trattava principalmente di accordi preliminari di acquisto, in cui la Commissione condivideva il rischio di sviluppo di un vaccino con il produttore e sosteneva l’allestimento di capacità produttive su vasta scala mediante anticipi a carico del bilancio dell’Ue.

Dopo le carenze di approvvigionamento viste nella prima metà del 2021, l’Ue si è assicurata dosi per vaccinare almeno il 70% della popolazione adulta entro la fine dell’estate 2021. La Corte Ue nota che “i negoziatori dell’Ue hanno analizzato a fondo le difficoltà insite nella catena di produzione e approvvigionamento dei vaccini solo dopo la stipula della maggior parte dei contratti”, con disposizioni più rigorose nei contratti firmati nel 2021 su aspetti come calendari di consegna e l’ubicazione degli stabilimenti di produzione.

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