La visite dei parenti agli ospiti di strutture per anziani non autosufficenti o disabili (Rsa e Rsd), dovranno essere possibili sette giorni su sette e dovranno durare almeno 45 minuti. Lo prevede una circolare del ministro della Salute Roberto Speranza che sabato ha invitato il Coordinatore della Commissione salute della Conferenza delle regioni e delle province autonome, Raffaele Donini, a chiarire a tutte le strutture del Paese che l’ordinanza dell’8 maggio scorso sulla riapertura delle Rsa e delle Rsd è stata recepita da una legge dello Stato. Quindi poco importa che sia scaduta, dal momento che è stata ripresa dall’articolo 1 bis del decreto riaperture.

Con l’occasione il ministro ha precisato che le visite ad anziani e disabili dovrebbero appunto svolgersi 7 giorni su 7 e avere una durata adeguata alle necessita’ dell’ospite e comunque di almeno 45 minuti. Si richiede inoltre tutela della privacy nella richiesta del green pass e ricorso con “cautela” ai tamponi rapidi per l’accesso alle strutture per evitare che possano diminuire il tempo delle visite.

La nota è stata diffusa “in relazione alle diverse e numerose richieste di chiarimento pervenute relativamente alle modalità di accesso/uscita degli ospiti e visitatori presso le strutture di ospitalità e di lungodegenza, residenze sanitarie assistite (Rsa), hospice, strutture riabilitative”, ha sottolineato il ministero. Nel rispetto della normativa e delle linee guida vigenti, spiega la nota, “si richiama l’attenzione sull’opportunità di assicurare, ad un familiare dell’ospite della struttura Rsa purché munito delle certificazioni verdi COVID-19, l’accesso alle Rsa e alle residenze assistenziali per persone con disabilità, tutti i giorni della settimana anche festivi, garantendo che la visita si svolga in un tempo congruo al bisogno di assistenza di durata possibilmente sino a 45 minuti”.

La burocrazia, però, non aiuta: le certificazioni verdi “sono esibite dai familiari e dai visitatori, al momento dell’accesso alla strutture in questione, esclusivamente ai soggetti incaricati delle relative verifiche e nel rispetto delle disposizioni in materia di protezione dei dati personali, con conseguente esclusione della possibilità di raccolta, conservazione e successivo trattamento dei dati relativi alla salute contenuti nelle medesime certificazioni”. Tradotto: la struttura dovrà continuare a mettere a disposizione una persona per la sola verifica del green pass, benché ripetuta nel tempo.

Inoltre, in merito alla possibilità di prevedere quale requisito di accesso alle strutture Rsa l’esecuzione di tamponi antigenici rapidi anche da parte dei titolari di Green Pass, “si raccomanda di valutare tale misura precauzionale con la massima cautela onde evitare che possa rappresentare una limitazione non giustificata al diritto di visita”.

Altro aspetto è quello delle uscite temporanee degli ospiti dalle strutture residenziali: “Si rammenta, così come previsto dalla vigente normativa, che è sufficiente – afferma la circolare – che tali soggetti siano muniti delle certificazioni verdi COVID-19, senza che sia necessario, dopo il rientro, ricorrere a specifiche misure di isolamento, se non in casi particolari rimessi alle decisioni delle direzioni sanitarie”.

Infine gli Assessorati regionali sono invitati ad “effettuare controlli a campione sull’applicazione di tutte le misure, protocolli e linee guida adottati in materia, nonché a voler garantire la massima diffusione delle predette indicazioni operative a tutte le strutture del servizio sanitario nazionale (comprese quindi le residenze sanitarie assistenziali e le residenze assistenziali per persone con disabilità), in modo da assicurarne l’applicazione uniforme sul territorio nazionale”.

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