Se il buongiorno si vede dal mattino… con Draghi e Cartabia siamo fritti. I vecchi proverbi sono sempre utili perché hanno la capacità di esprimere in poche parole saggezza pura. Che dire quindi del faraonico ingresso in scena di Mario Draghi alla presidenza del Consiglio e della sagace Marta Cartabia che è riuscita a far parlare di sé solo alla fine del suo mandato presidenziale alla Consulta?

L’invisibilità può essere, anzi è, una buona caratteristica in campo giudiziario, è invece poco produttiva in campo politico, quando si è costretti a muoversi sotto i riflettori di tutti i media, giornali, tv e social, che vivono quotidianamente proprio di pubblicità e titoloni cubitali, talvolta anche senza dire niente di importante. I due, però, ora che sono costretti a muoversi in un ambiente diverso da quello in cui erano abituati, si muovono nel nuovo ambiente con la stessa naturalezza dei pesci fuor d’acqua. Forse entrambi speravano di trovare nell’esperienza dell’altro la stampella necessaria a superare indenni la difficile fase di ogni decollo, per loro quello dell’esperienza governativa, che nessuno dei due possiede.

Messi a confronto con Giuseppe Conte, l’altro grande “parvenu” dell’area governativa, apparso dal nulla circa tre anni fa, cadono malamente entrambi; specialmente la Cartabia, che non riesce a dire niente di interessante nemmeno in quello che dovrebbe essere il suo campo di eccellenza: la Giustizia.

Draghi se la cava certamente meglio, ma solo sul piano della consuetudine al comando in un ruolo importante di una istituzione che ha nella riservatezza uno dei suoi valori più importanti (quindi non nella guida di un governo). Potrebbe cavarsela meglio nel suo campo dell’economia e dell’alta finanza, ma finora non ha potuto sfoggiare nessun risultato importante. Il ruolo veramente adatto a lui sarebbe quello di Commissario all’Economia Ue, invece hanno messo là il povero Gentiloni che, in quella posizione, è un altro pesce fuor d’acqua e deve vedersela con i capi di governo dei paesi cosiddetti “frugali” (Austria, Benelux ecc.) che, quando arriverà il momento, se lo cucineranno “alla griglia”, non potendo lui nemmeno contare (come nel passato) sulla ciambella di salvataggio lanciata da Draghi, che ora ha un altro ruolo e una posizione rovesciata rispetto al tempo in cui lo stesso Gentiloni era a Palazzo Chigi e Draghi alla Banca Centrale Europea.

A mio parere Draghi è politicamente vicino allo zero, anche lui come la Cartabia e molti dei suoi ministri. Attribuirgli poteri divinatori adesso che non è più nella Torre d’Avorio dei poteri forti internazionali è veramente una speranza infondata. È sufficiente un’analisi semplice ma schietta di quali sono i suoi poteri attuali per rendersene conto.

Attenzione però perché tra due settimane il suo potere (e quello dei suoi mandanti) potrebbe aumentare in modo spropositato con il “semestre bianco”.

L’unico che poteva contrastare adeguatamente questo strapotere nascosto dell’oligarchia internazionale in Italia era Beppe Grillo col suo M5S. Se lui fosse stato capace almeno di tenere unito il suo Movimento, finché c’era ed era maggioranza parlamentare, adesso sarebbe stato abbastanza facile arrivare al semestre bianco e alla nomina del nuovo Presidente della Repubblica. Invece ha rovinato tutto nel modo che sappiamo e ora la cosa migliore da fare (non per se ma per la sua idea) sarebbe cedere tutto a Conte e fare il “padre nobile”, non il “padre padrone”. Conte è rimasto il solo politico, in Italia, capace di parlare agli italiani nel modo giusto e credibile. Grillo si è spostato a fianco di Draghi (e della “schiforma” Cartabia come l’ha chiamata Travaglio) e così si sta facendo inutilmente nemici importanti proprio nel campo giudiziario.

Se Draghi sta facendo a tambur battente le “schiforme” che vediamo e che nessuno nel nostro Parlamento gli ha comandato e nemmeno suggerito, è perché “vuolsi così colà ove si puote cio che si vuole” (qui cito Dante, ma non è Dio che vuole queste cose, ma qualcuno di molto più terreno, anche se si vede poco). Draghi quindi non può cadere e l’unico modo per modificare le sue frettolose schiforme è minacciare seriamente di farlo cadere subito (dopo sarà troppo tardi). Solo così si potrà almeno moderare quel piano di “Mega-Restaurazione capitalista” (attualmente impossibile da invertire) per mantenere veramente all’Europa quei suoi ideali sociali e di moderata uguaglianza sviluppati negli ultimi tre secoli. Ideali che oggi si scontrano con grande evidenza con quelli estremamente libertari e oligarchici affermatisi definitivamente proprio in questo secolo dal capitalismo globale.

Ma avete sentito parlare qualche volta Draghi o Cartabia e da tutti gli altri “bocconiani” che fanno incetta di titoli accademici per servire fedelmente i “padroni del vapore” di questi ideali?

Parlare ancora di “destre” e “sinistre” oggi è del tutto fuori luogo. Il confronto ormai è chiaramente sul piano “sociale”. Ci sono milioni di posti di lavoro che non verranno recuperati dopo questa pandemia, insieme ad una ricchezza che scende sempre meno verso la base popolare. Perciò diventa inevitabile che le uniche “battaglie” interessanti per il popolo siano quelle proposte, magari malamente, dalle “destre”.

Gli unici che possono darci una speranza in tutto questo sono politici nuovi, come Conte e Di Maio (e Grillo se si ravvede), non Draghi, Cartabia e i bocconiani.

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