L’offensiva di Confindustria contro il blocco dei licenziamenti ha l’obiettivo di sostituire lavoratori 50enni più costosi con lavoratori più giovani meno costosi, alimentando così anche un conflitto generazionale di cui non avevamo proprio bisogno. È uno scambio inaccettabile, perché noi dobbiamo allargare la torta, non fare una sostituzione“. Così, ai microfoni de “L’Italia s’è desta”, su Radio Cusano Campus, il deputato di LeU, Stefano Fassina, commenta la situazione socio-economica attuale del Paese e la mancata proroga del blocco dei licenziamenti, sottolineando: “La mediazione che aveva trovato Orlando, secondo noi, era equilibrata, ma purtroppo Draghi ha ascoltato troppo gli interessi fortissimi di Confindustria e si è tornati indietro. Ma così avremo una stagione di conflitto sociale pesantissima, che non fa bene a nessuno, neppure alle imprese. Abbiamo presentato un emendamento al Decreto Sostegni per prorogare il blocco dei licenziamenti e poi ciascun parlamentare, in Aula, si assumerà le sue responsabilità”.

E aggiunge: “Con lo stop al blocco dei licenziamenti rischiamo conseguenze sociali pesantissime, in un quadro in cui milioni di persone hanno già perso il lavoro nell’ultimo anno. I dati Istat di due giorni fa sull’impennata della povertà non sono stati adeguatamente commentati per la gravità che hanno: ci sono più di 5 milioni di individui in povertà assoluta, nonostante il reddito di cittadinanza, il reddito di emergenza, le casse integrazioni. Questo è il quadro, ma attenzione: da una parte, Draghi – spiega – vuole prolungare lo stato di emergenza, dall’altro si vogliono sbloccare i licenziamenti. Questi lavoratori bloccati nelle imprese che non avrebbero lavoro sono a carico della collettività, quindi noi rischiamo di amplificare un’ondata di licenziamenti che non ha solo ragioni oggettive. Trussardi a Roma, in via Frattina, sta licenziando lavoratori anagraficamente ‘stagionati’ per assumere lavoratori giovani con una retribuzione molto più bassa“.

Fassina si pronuncia sul presidente del Consiglio: “Indubbiamente Draghi è una persona qualificata e ultra-competente, ma la competenza non è neutra. La competenza sta dentro una visione non equidistante e vicina a determinati interessi. Non è che uno è competente e allora fa gli interessi di tutti. Uno competente comunque impiega la sua competenza per declinare politiche che vanno più a vantaggio di qualcuno. Col covid doveva cambiare tutto e invece sta cambiando tutto in peggio – continua – Guardate il caso di Luana D’Orazio e della funivia del Mottarone: sono stati manomessi i sistemi di sicurezza. Ma come facciamo a non reagire davanti a questo? Non è che sono vetero io, che parlo di “padroni delle ferriere”. Attenzione, io vedo un’offensiva contro il lavoro, che ci riporta davvero indietro di un secolo. Siamo di fronte a dei fatti gravissimi, si tratta il lavoro come se fosse una merce pari a tutte le altre”.

Il parlamentare puntualizza anche le responsabilità dei media e della sinistra: “Sui grandi giornali non c’è dibattito, ma è sufficiente guardare chi sono i loro proprietari: il gruppo Gedi della famiglia Agnelli-Elkann, Confindustria, Caltagirone, Cairo, che hanno interessi economici molto di parte. Sono interessi legittimi, per carità, da parte mia non c’è nessuna cultura anti-impresa, però chi controlla i grandi giornali non ha interesse a dare evidenza alle questioni dei lavoratori. E la stessa sinistra, ahimè, che è nata per rappresentare il lavoro e la parte più debole del lavoro in questi anni ha disarmato sul piano culturale e ideologico – conclude – assumendo la visione liberista per cui non c’è più differenza tra interesse del capitale e interesse del lavoro. Questo ha portato poi a quella regressione e a quell’arretramento delle condizioni dei lavoratori, nonché all’inevitabile allontanamento dei lavoratori più in difficoltà della sinistra. Questi sono i due fattori che concorrono a eliminare qualunque dibattito. Qualunque voce anche moderatamente fuori dal coro viene bastonata come ‘voce anti-impresa’“.

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