I genitori di Camilla Canepa fanno sapere che “non aveva alcuna malattia ereditaria”. Nessun comunicato ufficiale, ma solo le parole pronunciate dall’avvocato della famiglia, Angelo Paone. La famiglia risponde così alle valutazioni scientifiche e alle ipotesi che si susseguono da giorni sulla morte della 18enne di Sestri Levante che il 25 maggio aveva ricevuto la prima dose del vaccino AstraZeneca. Sono, infatti, tante le notizie sullo stato di salute della 18enne al momento del vaccino. Dalle prime verifiche, Camilla soffriva di piastrinopenia autoimmune e assumeva una doppia terapia ormonale (prescritta dopo il vaccino). Ma dalla scheda dell’anamnesi – ora sotto sequestro – che si consegna al medico prima di procedere con la somministrazione del vaccino, non emerge nulla. Nel foglio dove occorre indicare eventuali malattie del sangue, allergie, reazioni avverse ai vaccini, oltre alle patologie di cui si soffre, i farmaci assunti ed eventuali altre informazioni sul proprio stato di salute che possano essere utili alla valutazione del medico, la ragazza non segnala alcuna patologia.

Bisogna attendere la cartella clinica del primo ospedale a cui Camilla si rivolge dove trascorre una notte il 3 giugno, per leggere “piastrinopenia” che provoca la carenza di piastrine nel sangue, emersa anche in considerazione delle malattie avute in passato. A questo punto resta da chiarire se la ragazza fosse a conoscenza di questa sua patologia o meno. Per chiarire l’accaduto, i carabinieri di Nas hanno disposto il sequestro di tutti i documenti utili alla ricostruzione dei fatti e ascolteranno anche alcuni testimoni che potrebbero aiutare gli inquirenti a capire se la ragazza sapesse del suo stato di salute. Primi fra tutti, i medici, gli infermieri e il personale presente al momento della vaccinazione di Camilla ad uno degli open day AstraZeneca organizzato dalla Regione Liguria, per capire se ci sia stato uno scambio di informazioni a voce che non è stato messo per iscritto nella scheda dell’anamnesi.

C’è poi anche da chiarire se il medico ginecologo che ha prescritto la cura ormonale a Camilla il 29 maggio sapesse della prima dose di AstraZeneca somministrata quattro giorni prima. Un elemento rilevante, visto che proprio i farmaci ormonali avrebbero fra le controindicazione il rischio di trombosi. L’indagine sulla morte della ragazza dovrà dunque chiarire l’esistenza di un rapporto di causalità tra i diversi elementi. Oltre all’accertamento dei problemi di salute della ragazza, c’è poi il nodo del vaccino AstraZeneca somministrato a tanti giovani e giovanissimi negli open day organizzati da diverse regioni in tutta Italia, seppur consigliato dall’Aifa agli over 60 proprio per il rischio di trombosi soprattutto in giovani donne (un caso su 100mila, secondo i dati più aggiornati). Acquisiti agli atti dell’inchiesta, infatti, anche i documenti del Comitato tecnico scientifico che hanno autorizzato gli open day AstraZeneca.

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