Il mix di vaccini – per immunizzare in Italia gli under 60 anni che hanno ricevuto la prima dose di Astrazeneca – è già una realtà in alcuni paesi. In Canada la procedura è stata autorizzata dalle autorità sanitarie qualche giorno fa. Chi ha ricevuto una prima dose del composto sviluppato dai ricercatori di Oxford e commercializzato da AstraZeneca, per la seconda può fare ricorso a Pfizer o Moderna. Allo stesso modo, le due immunizzazione basate sulla tecnologia Rna messaggero – ossia Pfizer e Moderna – possono venire alternate tra prima e seconda dose. Le autorità canadesi hanno anche presente che sarebbe ottimale usare lo stesso vaccino per entrambe le dosi. Il mix è già autorizzato in Finlandia e ci sono studio in molti paesi per verificarne la possibilità. Due ricerche sono state già rese note: una nel Regno Unito e l’altra in Spagna. Nel primo caso – test su 830 persone- emerge che l’utilizzo di un mix di vaccini anti Covid (AstraZeneca e Pfizer) – sperimentato in Gran Bretagna – appare in grado di produrre una frequenza leggermente maggiore di effetti collaterali non gravi “a breve termine”, ma non comporta “preoccupazioni per la sicurezza” delle persone. o studio – sull’uso del vaccino a Rna messaggero e quello a vettore virale – non ha verificato sostanziale differenze tra la somministrazione di una prima dose AstraZeneca e un richiamo Pfizer e quella inversa. Lo studio clinico – 673 volontari – a cura dell’Istituto Sanitario Carlos III, un organismo pubblico spagnolo, ha concluso che somministrare il vaccino anti-covid di Pfizer come seconda dose a persone che hanno ricevuto la prima di AstraZeneca è sicuro e aumenta la risposta immunitaria.

Gli esperti e gli scienziati italiani si sono espressi su più fronti negli ultimi giorni sull’opportunità di usare vaccini diversi fra prima e seconda dose. “Dal punto di vista immunologico ci sono dati ottenuti a Oxford che suggeriscono che i vaccini anti-Covid a Rna messaggero, come gli immunologi sospettavano, siano un po’ più efficaci nel dare produzione di anticorpi. Mentre i vaccini su piattaforma adenovirus come AstraZeneca e J&J sono un po’ più efficaci nel dare una risposta dei direttori dell’orchestra immunologica, i linfociti T. Quindi c’è un razionale nel cercare di avere il meglio dei due mondi. Ma abbiamo pochi dati, ottenuti in Spagna e in Regno Unito. E noi abbiamo bisogno di dati per ragionare” ha spiegato Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Istituto clinico Humanitas di Rozzano (Milano) e professore emerito dell’Humanitas University, a Timelinw su Sky Tg24. “In questo momento sono pianificati studi nel Regno Unito, incrociando 7 vaccini di piattaforme diverse. Io penso che questo tipo di studi sarà fondamentale per guidare la combinazione” fra vaccini. “Come sempre la buona ricerca ci deve guidare”, ha sottolineato. La risposta anticorpale al vaccino anti-Covid cambia a seconda della persona e nel tempo? “Cambia – ha confermato lo scienziato – Ci sono poche persone per fortuna che non rispondono a questi vaccini, è molto raro. Cambia nel tempo probabilmente la persistenza della risposta, sospettiamo che sia così. Quando avanza l’età anche il nostro sistema immunitario tende a dimenticare, per questo ci sono vaccini consigliati per la terza età, come anti-pneumococco, herpes e influenza. Ma sappiamo ancora molto poco e abbiamo bisogno di accompagnare la somministrazione di questi vaccini con ricerca per essere guidati dai dati”.

“Teoricamente sappiamo che si può fare” il richiamo con un vaccino anti-Covid diverso dal primo utilizzato, “e addirittura potrebbe anche essere più vantaggioso fare questa vaccinazione con due prodotti diversi. Quindi, perché no? Dal punto di vista scientifico è stato prospettato da tempo, speriamo adesso di poterlo mettere in pratica anche noi in virtù di queste evidenze di casi di trombosi rare importanti con vaccino a vettore virale. Quindi poter richiamare una prima dose di AstraZeneca, o di J&J ammesso che vogliamo richiamarlo”, con un vaccino diverso, a Rna messaggero, “potrebbe essere la soluzione migliore” ha evidenziato Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia (Siv-Isv), intervenuto a Radio anch’io’ su Rai Radio 1. Caruso ha comunque evidenziato l’importanza di vaccinarsi, anche per i più giovani. “Questo perché in una popolazione si ha la responsabilità di tutti. Immunità di gregge significa che chi non si può vaccinare per motivi importanti o chi non ha immunità sarebbe destinato a morire se prendesse l’infezione. Circa un 2-3% della popolazione corre questo rischio. Noi ci vacciniamo per salvare la vita a queste persone”. “Dal punto di vista immunologico, mixare vaccini diversi fra la prima e la seconda dose è sensato perché si sviluppano meglio le due braccia della risposta di difesa. Sarebbe quindi saggio esplorare questa possibilità e stanno cominciando a uscire dati che dicono che il mix di vaccini funziona meglio. Non mi convincerebbe se” a muovere l’apertura a questa opzione “fosse un altro tipo di discorso” aveva detto Mario Clerici, docente di immunologia dell’università degli Studi di Milano e direttore scientifico della Fondazione Don Gnocchi. “Dire che bisogna fare” un richiamo diverso agli under 60 vaccinati con AstraZeneca alla prima dose “è un principio di cautela, che però non ha molto senso – spiega – Va infatti evidenziato che finora i rarissimi casi di trombosi post vaccinazione si sono visti dopo la prima dose di AstraZeneca, mentre non si sono mai visti dopo la seconda dose”.

“Ritengo la soluzione della vaccinazione eterologa, ovvero utilizzando per la seconda dose un vaccino diverso da AstraZeneca per chi ha fatto la prima dose di questo immunizzante, una soluzione ottima. Ciò perché si tolgono elementi di rischio e si aggiungono elementi di flessibilità alla campagna vaccinale” aveva detto all’Ansa Guido Rasi, ex direttore generale dell’Agenzia europea dei medicinali Ema e attualmente consulente del commissario Figliuolo, in merito all’orientamento del Comitato tecnico scientifico di adottare la strategia del ‘mix’ di vaccini, la cosiddetta vaccinazione eterologa, per la platea degli under-60. “Da un punto di vista teorico dell’immunologia – ha spiega Rasito – tale approccio è positivo, perché se il sistema immunitario riceve stimoli diversi per una stessa malattia, dunque da vaccini diversi, ci si aspetta che risponda in maniera ancora più efficace”. Inoltre, “va considerato che Paesi come Germania, Spagna e Francia e anche la Gran Bretagna hanno già adottato la vaccinazione eterologa”. È vero d’altro canto “che i dati scientifici pubblicati in merito sono pochi, ma dal punto di vista teorico la vaccinazione eterologa dovrebbe essere efficace”. Rispetto alla seconda dose con AstraZeneca, “finora sembrerebbe non essere mai stata implicata nella manifestazione di casi avversi gravi, ma anche su questo non mi sembra ci siano dati consolidati. Quindi, tutto sommato, in questo momento di disponibilità di vaccini si possono veramente eliminare anche gli ultimi rischi minimali”. In questo momento aveva affermato ancora Rasi, “il virus circola molto meno e abbiamo alternative vaccinali, dunque è tanto più possibile adottare questo approccio, ovvero la migliore strategia possibile rispetto all’obiettivo”. Quanto alla mancanza di una pronuncia dell’Ema rispetto alla vaccinazione eterologa, “non credo che l’Ema si pronuncerà sulla questione. Infatti – chiarisce – l’Ema esprime pareri solo su esplicita richiesta delle case farmaceutiche , che mi sembra in questo caso improbabile, o se c’è una richiesta di parere specifico da parte di uno Stato membro o associazione scientifica accreditata. Non so se vi siano state richieste ufficiali di questo tipo, ma l’Ema ha titolo ad intervenire – conclude – solo in queste tre circostanze”

“Forti dubbi” sull’opportunità di estendere la vaccinazione eterologa all’intera platea degli under-60 invece erano arrivati da Massimo Andreoni, direttore di Infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma, sottolineando la mancanza di dati scientifici consolidati rispetto a tale approccio vaccinale. Rispetto all’orientamento del Comitato tecnico scientifico di adottare la vaccinazione eterologa per gli under-60, utilizzando cioè un vaccino diverso da AstraZeneca per la seconda dose a chi ha già utilizzato per la prima il siero di Oxford, Andreoni aveva espresso perplessità. Secondo l’esperto, infatti, “il ‘mix’ di vaccini andrebbe limitato ai casi in cui dopo la prima vaccinazione con AstraZeneca si siano verificate particolari reazioni avverse: l’esigenza di mescolare i vaccini e modificare la schedula vaccinale ritengo sia cioè necessaria – aveva spiegato all’Ansa – solo per i soggetti che alla prima vaccinazione abbiano avuto rilevanti disturbi neurologici. Farlo in modo indiscriminato a tutti penso sia una esagerazione“. “È chiaro – aveva precisato l’infettivologo – che si sta vivendo una situazione di particolare tensione e bisogna dare delle risposte tranquillizzanti alle persone. È però anche vero che i dati evidenziano come i rari episodi trombotici non siano rilevati dopo la seconda dose di AstraZeneca, dunque penso che si possa fare la seconda dose con lo stesso vaccino AstraZeneca poiché il rischio è pressoché nullo”. Inoltre, afferma Andreoni, “bisogna tenere presente che la modifica della scheda vaccinale con un mescolamento di diversi vaccini ha ad oggi una sperimentazione modestissima solo su pochi casi”. E se “è vero che potenzialmente la stimolazione anticorpale con due diversi vaccini dovrebbe funzionare, dobbiamo però anche non correre il rischio di inseguire nuove strategie che non siano state completamente dimostrate”.
“Capisco le esigenze delle istituzioni di tranquillizzare rispetto all’utilizzo del vaccino AstraZeneca, ma non dobbiamo tuttavia commettere l’errore di rovinare il lavoro fatto sinora o rallentare eccessivamente la campagna vaccinale, che è ciò che potrebbe accadere con la vaccinazione eterologa”

La combinazione di vaccini “è un elemento di rassicurazione per minimizzare anche il più piccolo e residuale rischio esistente, si tratta cioè di una decisione politico-tecnica per rassicurare l’opinione pubblica” ragiona il virologo Fabrizio Pregliasco, dell’Università di Milano. “Non vedo problematiche nell’effettuare la seconda dose con lo stesso vaccino AstraZeneca poiché il rischio è davvero minimale. Tuttavia, per un atteggiamento di massima prudenza e per minimizzare anche il sia pur minimo rischio residuale, ritengo si possa comunque procedere con l’approccio del mix di vaccini, ovvero della vaccinazione eterologa”.

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