La Commissione europea ha speso per promuovere carne e latticini il 32% dell’intero budget del programma di promozione dei prodotti agricoli europei: 252 milioni di euro in 5 anni, su un totale di 776,7 milioni di euro, a fronte del 19% per promuovere frutta e verdura. È quanto emerge dal rapporto ‘Marketing Meat’ di Greenpeace, secondo cui dal 2016 al 2019 solo il 9% dei fondi è andato a progetti che includono anche la promozione di prodotti biologici e appena l’1% a favore di carne e latticini biologici.

Così, mentre il 70% dei terreni agricoli nell’Ue viene utilizzato per l’allevamento o per l’alimentazione degli animali allevati, due terzi delle sovvenzioni agricole dell’Unione finiscono, direttamente e indirettamente, per sostenere un sistema zootecnico sempre più intensivo, anche attraverso i fondi stanziati per le coltivazioni destinate alla mangimistica. Il risultato è che gli europei “consumano circa il doppio della carne e circa il triplo dei latticini rispetto alla media mondiale”, mentre per proteggere la salute pubblica e l’ambiente gli scienziati raccomandano una riduzione del consumo europeo di carne e latticini di almeno il 70% entro il 2030. Non è un caso se, infatti, nello studio di Demetra per la Lega Anti Vivisezione, presentato in partnership con ilfattoquotidiano.it, si calcolino sia gli impatti sanitari sia quelli ambientali per stimare il costo nascosto della carne che, in Italia, ricade ogni anno sulla collettività (36,6 miliardi all’anno, più di 19 miliardi per i costi sanitari e 17,5 per quelli ambientali, ndr).

GREENPEACE: “PROMOZIONI BESTIALI” – E il nostro Paese è uno degli Stati membri con il maggior numero di progetti approvati, per un totale di oltre 124 milioni di euro nel periodo 2016-2019, più di un terzo dei quali spesi per promuovere carne e latticini. “Molte campagne pubblicitarie cofinanziate dall’Ue invece di promuovere una riduzione dei consumi di carne e incentivare diete a base vegetale – spiega Simona Savini, campagna agricoltura di Greenpeace Italia – cercano di invertire l’attuale tendenza che vede i consumi di carne e latticini calare o crescere più lentamente rispetto al passato. Il contrario rispetto a quanto raccomanda di fare la comunità scientifica per proteggere clima, ambiente e salute”.

I FONDI EUROPEI PER LA PROMOZIONE DEI PRODOTTI AGRICOLI – Greenpeace analizza la spesa dell’Ue per le campagne su prodotti agricoli nel periodo 2016-2020 ed esamina 146 progetti approvati in otto Paesi nel biennio 2018- 2019, nonché la spesa pianificata dalla Commissione Ue. Per poter presentare dei progetti e le organizzazioni devono essere ritenute ‘rappresentative’ di almeno il 50% del loro settore, calcolato in base alla quota di mercato o al numero di produttori. “Ciò significa – spiega l’ong – che per le organizzazioni e i produttori più piccoli è più difficile accedere ai finanziamenti”. Ai progetti analizzati, finanziati in Danimarca, Germania, Italia, Austria, Polonia, Spagna, Francia e Irlanda, sono stati destinati circa i due terzi dei fondi del programma europeo tra il 2016 e il 2019, con Francia, Italia e Spagna come primi tre beneficiari. In nessuno degli otto paesi la spesa per la promozione di frutta e verdura ha mai superato un terzo del finanziamento. Tra l’altro, se la spesa per la promozione di prodotti di origine animale in Ue rappresenta il 32% del totale, va aggiunta anche quella per la promozione di ‘panieri’ misti di prodotti, quasi tutti comprendenti carne e latticini. Parliamo di 214,7 milioni di euro (il 28% della spesa complessiva), mentre per la promozione di frutta e verdura siamo sui 146,4 milioni di euro. Dal 2016 al 2019, i finanziamenti per progetti di promozione che includono anche prodotti biologici ammontano a 52,7 milioni di euro, mentre per la promozione di carne e latticini biologici sono stati spesi 6,2 milioni di euro. Nella previsione di spesa per il 2021, la Commissione ha dichiarato che intende aumentare i finanziamenti per i prodotti biologici e per frutta e verdura, ma non prevede nessun impegno per ridurre la promozione di carne e latticini.

LE CAMPAGNE MADE IN ITALY – L’Italia è uno degli Stati membri con il maggior numero di progetti approvati per promuovere l’agroalimentare: 65 tra il 2016 e il 2019 per un totale di oltre 124 milioni di euro, somma inferiore solo a quella ricevuta dalla Francia (oltre 125 milioni). Il 36% dei progetti italiani (per 45 milioni di euro) ha avuto come focus la promozione di carne e latticini. Più del doppio di quanto destinato alla promozione di frutta e verdura (il 17% dei fondi, 21 milioni di euro). Appena il 6% dei fondi è andato alla promozione di prodotti biologici. “Tra i promotori di progetti con un budget più consistente per campagne da svolgere in Italia – spiega Greenpeace – c’è l’Istituto Valorizzazione Salumi Italiani con oltre 3 milioni di euro (di cui 2,2 milioni di fondi Ue), Il Consorzio Zampone e Cotechino Modena IGP, insieme a Consorzio Mortadella Bologna e a Consorzio Cacciatore Italiano, con 2,6 milioni di euro, di cui 1,86 coperti da fondi Ue, per la promozione dei loro prodotti in Italia e in Belgio”.

CON I FONDI PUBBLICI NAZIONALI – Ma l’Italia contribuisce anche con fondi pubblici nazionali a questo tipo di campagne. Come per i fondi Ue, le organizzazioni di produttori possono richiedere finanziamenti al ministero dell’Agricoltura per progetti con obiettivi dichiarati. L’importo complessivo dei fondi nazionali spesi dal ministero dell’Agricoltura o da altre istituzioni nazionali per questo tipo di campagne promozionali, però, non è comunicato pubblicamente, come avviene per il programma europeo. “Una di queste campagne – racconta Greenpeace – è ‘La stellina della carne bovina’, diffusa sui media tra il 2018 e il 2019 e tuttora presente online con una pagina web dedicata. La campagna è realizzata da Assocarni (Associazione Italiana Industria e Commercio Carne e Allevamento), con finanziamento del MIPAAFT. “Eppure – sottolinea Greenpeace – secondo gli ultimi dati FAO, l’approvvigionamento di carne in Italia è di circa 80 chili a persona l’anno”. In linea con altri Paesi europei, ma al di sopra della media mondiale e di quanto raccomandato per la salute umana e dell’ambiente (24 chili per persona all’anno entro il 2030). “Ciò che andrebbe comunicato – scrive Greenpeace – nel promuovere una ‘dieta equilibrata’, è una netta riduzione del consumo di carne”. La Commissione Ue è in fase di riesame della politica sulla promozione dei prodotti agricoli e il 31 marzo si è aperta la consultazione pubblica, una nuova proposta è attesa all’inizio del 2022. Parallelamente in questi mesi si definiranno i Piani nazionali di ripresa e resilienza, nei quali si deciderà la destinazione di ingenti fondi pubblici.

LA PROMOZIONE FUORI DALL’EUROPA – Dal 2016, la promozione dei prodotti agricoli europei si è sempre più concentrata sull’incremento delle esportazioni, soprattutto verso Paesi con “il più alto potenziale di crescita come Canada, Cina, Giappone, Messico e Stati Uniti”, ma anche nei mercati in via di sviluppo. Vengono finanziati, ad esempio, progetti per raggiungere nuovi consumatori di carne suina e bovina europea in Paesi come la Costa d’Avorio e il Ghana e per rivolgersi ai consumatori della classe media e alta dell’Africa occidentale al fine di promuovere prodotti lattiero-caseari europei. “Non sorprende – commenta Greenpeace – che queste misure abbiano sollevato alcuni punti interrogativi anche nel rapporto di valutazione della stessa Commissione, dove si sottolinea che potrebbe esistere un certo grado di tensione tra la politica di promozione e le politiche di aiuto e sviluppo dell’Ue”. Anche in Italia si portano avanti progetti di diversi milioni di euro per campagne da svolgere in Paesi non Ue: uno di quelli più importanti, approvato nel 2019, riguarda la promozione di prodotti a base di carne di suino e formaggi in diversi Paesi dell’Asia, (costo totale di 5 milioni di euro, con finanziamento europeo di 4 milioni), e solo nel 2016 sono stati approvati due progetti da quasi 6 milioni ciascuno (coperti dai fondi europei per poco meno di 10 milioni), rispettivamente per la promozione di Grana Padano e preparati di carne di suino in Cina e Giappone e per carne di maiale, formaggi e vino negli Stati Uniti.

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