Prima capriola di Italia viva. Da quando si è aperta la crisi di governo, i renziani hanno ripetuto come un mantra che avrebbero appoggiato i prossimi provvedimenti contro la pandemia, vista la grave situazione in cui versa il Paese. Lo ha confermato solo due giorni fa alla Camera Ettore Rosato: “La nostra è una rottura responsabile. Voteremo il decreto ristori, mercoledì in Aula voteremo lo scostamento di bilancio, giovedì e venerdì anche il decreto sul Covid, così come continueremo a sostenere tutte le misure che aiuteranno il nostro Paese nella lotta al coronavirus“. Un modo per smarcarsi da chi li accusa di aver deciso di tagliare i ponti con Palazzo Chigi proprio quando il calendario dei lavori parlamentari si è fatto fittissimo, tra le misure di sostegno alle attività chiuse e il Recovery plan da approvare al più presto. Le intenzioni restano, ma ora in Aula è emerso il primo distinguo: la senatrice Laura Garavini, vicecapogruppo vicaria di Iv a Palazzo Madama, ha annunciato l’intenzione del suo partito di astenersi sulla pregiudiziale di costituzionalità al decreto-Covid sollevata da Forza Italia. Non sull’intero pacchetto di misure, quindi, come invece era sembrato inizialmente da una nota battuta dalle agenzie di stampa. “Stiamo assistendo ad una inedita modalità di produzione normativa. Un modo di procedere che non solo crea confusione tra i cittadini, a causa della sovrapposizione tra i diversi testi. Ma che viola le regole democratiche dei rapporti tra le fonti normative”, ha dichiarato Garavini a nome dei suoi colleghi. La questione della pregiudiziale è stata poi respinta dall’Aula: contrari Pd, Misto-Leu, M5s, a favore Forza Italia, Lega, mentre Italia viva si è astenuta.

Il decreto-Covid, che fa da cornice all’ultimo dpcm sulle norme anti-contagio, è stato approvato dal Consiglio dei ministri il 13 gennaio, cioè quando Matteo Renzi ha ritirato le ministre Bellanova e Bonetti dalla delegazione di governo. Nei giorni precedenti i suoi hanno partecipato a tutte le riunioni e ai tavoli di discussione per arrivare alla stesura finale del testo. E ne hanno concordato i contenuti, così come avvenuto per i decreti-legge varati dall’inizio della pandemia a oggi per dare un quadro normativo alle restrizioni introdotte dal presidente del Consiglio. Garavini adesso sostiene che l’ultimo provvedimento, dal punto di vista formale, “interviene in modo incongruo a limitare la libertà personale, tutelata espressamente in Costituzione“. Poi rispolvera alcuni argomenti usati nei mesi scorsi anche da Lega e Fratelli d’Italia. A suo parere, siamo di fronte “a un doppio vulnus al ruolo del Parlamento, sempre più spettatore rispetto alla gestione emergenziale. Quando invece dovrebbe avere un ruolo più centrale. E non essere ridotto ad ancella rispetto a decisioni assunte in altre sedi. Che è un modo per dire che le regole democratiche non possono essere sospese per l’emergenza sanitaria“.

Nelle intenzioni di Iv, mettere sul piatto questa prima astensione (seppur su un nodo preliminare) è un modo per far pesare il più possibile all’esecutivo la rottura che si è consumata ieri, quando il governo Conte ha incassato la fiducia con 156 sì, avviando un percorso di allargamento della maggioranza che non prevede affatto il rientro dei renziani. Uno scenario che li ridurrebbe all’irrilevanza. Per evitarlo, si punta a lastricare di mine ogni passaggio parlamentare da qui alle prossime settimane. Costringendo la maggioranza a riavviare quel “dialogo” che Renzi e i suoi predicano dal giorno 1 della crisi, nonostante abbiano deciso di ritirare la propria delegazione dal governo e per Pd, Leu e Movimento 5 stelle si tratta di un’esperienza definitivamente conclusa. Rosato ha ripetuto la presunta disponibilità a collaborare da parte di Italia viva durante la dichiarazione di voto a Montecitorio, specificando che il suo partito avrebbe sostenuto “tutte le misure che aiuteranno il nostro Paese nella lotta al Covid”. “Noi abbiamo teso una mano per lavorare insieme, non per un posto, perché altrimenti ci tenevamo quelli che avevamo”, ha detto, rivolgendosi direttamente a Conte. “L’abbiamo tesa perché ci consideriamo dei costruttori“.

Articolo aggiornato dalla redazione web alle 18.55. La prima versione del testo era frutto di un’agenzia di stampa non corretta.

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