‘Effetto Trump’, fine dei finanziamenti dei progetti in Siria. Lo Stato islamico ringrazia

Il cambio di regime in Siria e le relazioni che le nuove autorità al potere a Damasco stanno intrecciando con alcuni governi potrebbero favorire la ricerca di una soluzione per le decine di migliaia di uomini, donne, bambine e bambini trattenuti in due centri di detenzione, al-Hol e Roj.
Questi due centri – in cui si trovano tanto persone sospettate di avere legami con lo Stato islamico quanto vittime di crimini internazionali, compreso il traffico di esseri umani – sono diretti dall’Amministrazione autonoma della regione del nord e dell’est della Siria, col sostegno della coalizione diretta dagli Usa che sei anni fa, col contributo determinante dei curdi, sconfisse lo Stato islamico.
Le autorità dell’Amministrazione autonoma, in coordinamento con le Nazioni Unite, avevano già avviato un progetto di svuotamento dei due campi per quanto riguarda le persone di nazionalità irachena e siriana, circa l’80 per cento delle persone detenute ad al-Hol (il restante 20 per cento è composto da persone di 60 diverse nazionalità).
Il 25 gennaio era previsto il rimpatrio di circa 600 detenuti iracheni. Ma quella mattina Jinan Halal, responsabile del centro di al-Hol, ha scoperto che nessuno dei 300 operatori stipendiati dall’organizzazione non governativa statunitense Bluemont era arrivato al lavoro. Il motivo? L’improvvisa e irresponsabile decisione del presidente Trump, appena insediato, di bloccare i fondi per la cooperazione internazionale.
Gli ultimi dati disponibili sulle conseguenze di quella decisione risalgono al 4 marzo: un taglio di almeno 117 milioni di dollari ai progetti nel nord-est della Siria.
Le conseguenze sono state evidenti sin da subito: peggioramento delle condizioni di vita all’interno dei due centri i detenzione, fine dei programmi di riabilitazione ed educazione per i bambini separati dai genitori, stop all’assistenza alle persone finalmente autorizzate a lasciare al-Hol. All’interno dell’altro centro, quello di Roj, cinque progetti sono cessati all’inizio di marzo.
Anche qualora i finanziamenti riprendessero, le procedure di assunzione di nuove persone al posto di quelle cui sono stati chiusi i contratti – come nel caso di NES Forum, la struttura di coordinamento umanitario regionale – sarebbero lunghissime.
Chi il denaro, ovviamente di provenienza criminale, ce l’ha è lo Stato islamico, che rischia di uscire avvantaggiato da questa situazione e di fare nuovi proseliti, all’interno dei due centri, tra gente disperata.
Per dirla in altri termini, le politiche della presidenza Trump stanno danneggiando gli alleati e rafforzando i nemici.