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Custodia cautelare, passa l’ordine del giorno Costa: verso una norma per salvare dagli arresti i colletti bianchi

Il governo si impegna a limitare la detenzione preventiva degli indagati incensurati: accolto l'atto di indirizzo di Forza Italia. E sparisce l'eccezione sui reati violenti
Custodia cautelare, passa l’ordine del giorno Costa: verso una norma per salvare dagli arresti i colletti bianchi
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Forza Italia segna un punto importante nella sua battaglia per smantellare la custodia cautelare. Durante l’esame del decreto Sicurezza alla Camera, il governo ha accolto l’ordine del giorno del deputato azzurro Enrico Costa, che lo impegna – come anticipato dal Fatto – a escludere la detenzione preventiva per rischio di reiterazione del reato nei confronti di indagati incensurati. L’impegno è stato assunto con una lieve riformulazione, che però non cambia la sostanza: l’esecutivo riformerà le norme sulla materia per realizzare “un puntuale bilanciamento tra presunzione di innocenza e garanzie di sicurezza, tenendo nella giusta considerazione lo stato di incensuratezza dell’indagato”. Diventerà più difficile, quindi, soprattutto arrestare i colletti bianchi accusati di corruzione e altri reati contro la pubblica amministrazione, che molto spesso hanno la fedina penale immacolata.

Dal nuovo testo, peraltro, è sparita l’eccezione prevista da Costa per le indagini su reati violenti o di “grave allarme sociale“: potenzialmente, quindi, la custodia cautelare potrebbe diventare vietata anche per i presunti assassini o stupratori, nel caso in cui non abbiano precedenti. “Addirittura il governo sorpassa Costa nella corsa a smantellare i presìdi di sicurezza collettiva, perché non esclude i reati di grave allarme sociale. Si pensi a quelli di violenza contro le donne, come i maltrattamenti in famiglia e lo stalking: il governo Meloni pensa di lasciare a casa insieme alla vittima i presunti aguzzini?”, attacca la deputata M5s Valentina D’Orso, capogruppo in Commissione Giustizia.

Il ddl per riformare la materia è già da tempo allo studio del ministero della Giustizia, dove il dossier è seguito dal viceministro berlusconiano Francesco Paolo Sisto. Probabilmente però il suo arrivo in Consiglio dei ministri non sarà rapido, in coerenza con la linea imposta dalla premier Giorgia Meloni sulla giustizia: investire tutto sull’approvazione rapida della separazione delle carriere, evitando di aprire nuovi fronti di tensione con la magistratura. Fratelli d’Italia, peraltro, ha sempre tenuto una linea molto scettica sulle limitazioni alla custodia cautelare: nel 2022 i meloniani non sostennero il quesito referendario di Lega e Radicali che chiedeva proprio di abolire il carcere preventivo per rischio di reiterazione del reato (poi ampiamente fallito per mancanza di quorum).

Già nell’agosto 2024, nel pieno della bufera giudiziaria seguita all’arresto dell’ex governatore ligure Giovanni Toti, Costa aveva fatto approvare un ordine del giorno su questo tema. Il deputato campione del fronte garantista è quindi tornato all’assalto nei giorni scorsi con un emendamento al decreto Sicurezza, poi ritirato – d’accordo con la maggioranza – e trasformato in un nuovo odg. In base a una recente norma parlamentare, l’accoglimento da parte del governo fa saltare la votazione in Aula dell’atto, che quindi si considera approvato.

Accolto con la stessa riformulazione anche un altro ordine del giorno di Forza Italia, firmato dal deputato Tommaso Calderone: l’atto riprendeva il contenuto di un altro emendamento ritirato, che chiedeva di far decadere automaticamente le misure cautelari dopo sessanta giorni dall’emissione, nel caso in cui il pm non fosse stato in grado di trovare elementi “diversi e ulteriori” rispetto a quelli che avevano portato all’arresto. “Accetto volentieri la riformulazione, qualsiasi passo avanti verso una riforma delle misure cautelari è da accogliere positivamente”, commenta al fattoquotidiano.it.

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