Il counseling come risorsa collettiva: la prima ricerca sociologica sulla figura professionale del counselor in Italia

Chi è un counselor? Di cosa si occupa? E come viene regolata questa figura professionale? È per rispondere a tutte queste domande che nasce la prima ricerca sociologica sulla figura professionale del counselor in Italia, realizzata dal dipartimento di Scienze della formazione dell’Università Roma Tre, in collaborazione con Reico, l’associazione professionale dei counselor. Lo studio vuole indagare e raccontare il ruolo e il lavoro di una figura professionale che in Italia vanta ormai 40 anni di storia, ma che oggi nel contesto di una società complessa e in continua trasformazione rappresenta una risorsa fondamentale. L’analisi avviene attraverso un campione di interviste, realizzate con professionisti del settore, che rispetta le proporzioni di genere e di diffusione sui territori.
Ma quindi, chi è un counselor? Questa figura, che si inquadra nell’ambito delle libere professioni, rappresenta una sorta di guida per chi, in una fase difficile, ha necessità di migliorare il rapporto con sé stesso e con l’ambiente circostante. L’obiettivo è quello di aiutare gli individui una profonda consapevolezza delle proprie capacità e allo stesso tempo un atteggiamento di autodeterminazione che consentano di trovare autonomamente le soluzioni alle personali problematiche. Poco tempo fa l’Istat ha inserito un codice Ateco specifico dedicato ai servizi di counseling (88.99.01). Sottolinea la presidente di Reico Maria Cristina Falaschi: “Bisogna sottolineare come il benessere e la salute delle persone non hanno necessariamente a che fare con eventuali condizioni patologiche, di cui i counselor non si occupano, rigorosamente rispettosi dei limiti della propria azione (in quel caso è importante sottolineare che quel ruolo è svolto dagli psicologi, ndr). Ma c’è moltissimo che si può fare e si deve fare per aiutare le persone prima, durante e dopo l’eventuale riconoscimento di condizioni patologiche. Insomma, il malessere, la fragilità, il disorientamento delle persone non va confuso con la malattia, ma va letto in un contesto più generale di resilienza e sostenibilità”.
Lavorare per il benessere soggettivo delle persone è quindi uno degli obiettivi principali di questa figura, come sottolineato anche da Andrea Casavecchia, autore della ricerca e professore associato di Sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università di Roma Tre: “I counselor potrebbero contribuire a ridurre le fragilità sociali e individuali costruendo una tipologia di intervento sociale calibrata sui cittadini per sviluppare azioni dirette non solo alla qualità di vita individuale, ma alla crescita e maturazione delle potenzialità e delle libertà di agire di ciascuno”.
Riceviamo e pubblichiamo
È pervenuta all’attenzione e del nostro ordine professionale l’articolo.
Ci preme sottolineare che la professione di psicologo e il suo ambito di intervento riservato ex legge (legge 56/1989) non può essere ricondotta al solo trattamento della condizione patologica, bensì riguarda ogni intervento professionale volto alla tutela e alla preservazione del benessere psicologico del paziente.
L’intervento terapeutico con riferimento alle patologie, invece, costituisce l’ambito riservato per la specializzazione in psicoterapia. Pertanto, l’intervento del counsellor, non abilitato alla professione di psicologo, non può essere riferito alle condizioni dell’individuo del gruppo e della comunità con riferimento al “malessere”, alla “fragilità” e il “disorientamento”, come riportato nell’articolo.
Inoltre, il counsellor, non avendo l’abilitazione professionale, non possiede le competenze diagnostiche che gli consentono di individuare condizioni di patologia, ma anche situazioni di disagio o di malessere che richiedano l’intervento professionale dello psicologo e, se necessario, dello psicoterapeuta. Rammentiamo che ai sensi dell’art. 1 Legge 56/89, “La professione di psicologo comprende l’uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazioneriabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità”.
Premesso quanto sopra, saremmo estremamente grati qualora la Vostra Spettabile redazione volesse provvedere a pubblicare adeguata rettifica a tutela del titolo professionale rappresentato dal nostro Ordine e consentire ai vostri lettori una corretta informazione sulle qualifiche e competenze professionali.
Commissione Tutela
Ordine degli Psicologi della Lombardia