“Il 2024 è stato un anno in cui l’impatto degli eventi estremi è stato tale, per violenza e frequenza, da essere forse finalmente percepito dalle persone come collegato alla crisi climatica. Ma il 2024 è stato anche l’anno in cui ci sono stati tantissimi conflitti, e l’anno in cui si sono messi in discussione i fondi per la transizione, già insufficienti. Infine, il 2024 è stato l’anno con più elezioni nel Pianeta, ma la maggior parte dei Paesi che contano sono andati verso la destra. D’altronde la COP di Baku è stato specchio di questo nuovo clima”. Partono da un’analisi anche geopolitica a tinte fosche Emanuele Genovese e Anna Postorino dei Fridays For Future. Per il movimento nato dagli scioperi per il clima di Greta Thunberg l’alternativa a questi eventi non positivi resta comunque, per il prossimo anno come per quelli a seguire, la stessa: “Ricreare i corpi intermedi della società, rendere sostanziale la democrazia, fare le comunità energetiche, riconvertire le fabbriche a partire dalle proposte dei lavoratori, cercare nuovi meccanismi democratici e partecipativi che allo stato mancano, partendo dai bisogni delle persone”.
Ddl sicurezza, la crudeltà come valore fondante
Anche per il movimento di Ultima Generazione il bilancio dell’anno è drammatico, con “2000 eventi estremi in Italia, tra cui 200 tornado e quasi 700 grandinate, mentre in Sicilia cominciano le guerre dell’acqua. E mentre chi causa la crisi è a piede libero e si gode i proventi, i cittadini che protestano pacificamente affrontano ben 103 udienze solo per il 2024”. La minaccia più grande che segna questi mesi, secondo il movimento, è il ddl “sicurezza”, “una legge crudele che inventa nuovi reati, inasprisce le pene, trasformando la resistenza passiva in un reato per chi è in carcere e criminalizzando ogni possibile forma di dissenso”. Per fortuna, spiegano sempre da Ultima Generazione, “nelle sentenze dei processi spesso veniamo assolti dalle accuse più gravi o da quelle palesemente ingiuste, come la violazione dei fogli di via. Continuiamo quindi a lottare contro il ddl e chiedere un Fondo di Riparazione per le vittime dei danni della crisi”.
“Un clima di intimidazione crescente”
Contro la crisi climatica e i suoi effetti, quest’anno, ha continuato a combattere anche il movimento di Extinction Rebellion, con numerose azioni a livello locale e nazionale. Purtroppo, proprio come Ultima Generazione, anche gli attivisti di XR sono sempre più oggetto “di denunce pretestuose, per reati che non corrispondono alle condotte realmente attuate e misure di prevenzione come i fogli di via o l’avviso orale del Questore”. Ecco perché, quest’anno, XR ha collaborato con altre realtà e reti di avvocati per denunciare illegittimità, volontà intimidatoria e violazione del diritto costituzionale alla libertà di manifestazione di denunce pretestuose e fogli di via. E nel 2025 “continuerà a farsi vedere e sentire per chiedere al governo di garantire sicurezza sociale e climatica alle persone, nel rispetto della democrazia e dei diritti”.
Tassare i profitti delle aziende
Anche quest’anno, per Greenpeace Italia, non si è fatto abbastanza per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, e soprattutto per punire i responsabili della crisi climatica. “Per questo tre sono i fronti su cui siamo impegnati con programmi triennali”, spiega Chiara Campione, direttrice Programma Greenpeace Italia. “Il primo su cui dobbiamo impegnarci al massimo è un’uscita equa ma veloce dai combustibili fossili, tema su cui si è concentrata la nostra campagna ‘Clima’ quest’anno, che ha provato a collegare gli eventi estremi nel nostro Paese con i veri responsabili, cioè le aziende dei combustibili fossili e nel nostro caso, in particolare, Eni. La priorità è stabilire un meccanismo per cui chi ha inquinato deve pagare”.
La seconda battaglia, secondo l’organizzazione, è vincere contro l’estrattivismo che minaccia la protezione della natura su larga scala, “visto che siamo un Paese che consuma materie prime motori di deforestazione”. Infine, terzo obiettivo, è “costruire le condizioni per una redistribuzione della ricchezza e del potere: non solo occorre tassare gli extraprofitti delle banche ma anche quelli delle aziende fossili e del settore Difesa. Tema su cui abbiamo lavorato quest’anno, insieme a Rete Italiana Pace e Disarmo, con la nostra unità di ricerca e investigazione”, conclude Campione.
Energia, tante ombre e poche luci
Mentre il governo inasprisce la persecuzione degli attivisti, ben poco ha fatto sul fronte dell’energia e della transizione energetica. Traccia un bilancio complessivo delle misure il Coordinamento Free, che riunisce le associazioni che si occupano di energia rinnovabili. “Luci e ombre sul Decreto Aree Idonee perché sono condivisibili i target al 2030 e anche la ripartizione di potenze per regioni mentre non apprezziamo l’eccesso di delega alle regioni nell’individuazione delle aree idonee”, spiega il presidente Attilio Piattelli. Solo ombre, invece, “se guardiamo al Decreto Agricoltura che, di fatto, consente la realizzazione di impianti fotovoltaici a terra in aree agricole solo se realizzati come agrofotovoltaico avanzato, con conseguente aumento inevitabile dei costi. Sempre ombre se pensiamo al decreto FERX, che stiamo aspettando da più di due anni e blocca molte realizzazioni di grandi impianti”. Unica nota positiva dell’anno, l’arrivo del decreto definitivo del MASE che regolamenta le comunità energetiche, atteso da anni.
Crescono grandi impianti, ma il quadro normativo è troppo incerto
Anno in chiaroscuro anche per chi si occupa di fotovoltaico, come l’associazione Italia solare. Per il settore residenziale, “si è assistito a un calo delle installazioni fotovoltaiche, previsto a causa dell’interruzione del superbonus”, commenta Paolo Rocco Viscontini, presidente di Italia Solare. Quanto alle comunità energetiche, servirebbe ampliare la platea dei beneficiari e posticipare i termini di scadenza per il PNRR. Ma se l’attesa del decreto Transizione 5.0 sta bloccando molti progetti, “sempre più imprese riconoscono che il fotovoltaico è la soluzione più rapida e fattibile per abbassare il costo delle bollette”, afferma Viscontini. Il 2024 è stato il primo anno in cui sono tornate con continuità le connessioni degli impianti di grossa taglia, utility scale, e oggi questo tipo di installazioni rappresenta il 25% di tutta la potenza fotovoltaica installata.
Inquinamento dell’aria. Bene Direttiva Europea, ma deve essere applicata
Una breve riflessione, infine, sul tema dell’inquinamento dell’aria, sulla quale intervengono sia Isde, Associazione Medici per l’Ambiente, che l’associazione Cittadini per l’Aria. “L’Unione Europea ha adottato, finalmente, nuovi limiti più stringenti per gli inquinanti atmosferici, come il particolato fine (PM2.5) e il biossido di azoto (NO2). Sarà però fondamentale una vigilanza seria e costante da parte della società civile e delle associazioni affinché il recepimento da parte del governo non si limiti a un atto formale”, spiega ISDE. Fa il punto sulla qualità dell’aria, sempre quest’anno, anche Anna Gerometta, presidente di Cittadini per l’Aria: “Abbiamo avuto livelli record nel mese di febbraio in pianura padana, ma non stiamo facendo abbastanza: servirebbe una cura del ferro e grandi finanziamenti dal trasporto urbano delle grandi città metropolitane. Altri due temi fondamentali per la qualità dell’aria sono l’utilizzo della legna per scaldarsi, che viene finanziato invece che fermato, e la questione delle emissioni di ammoniaca in agricoltura”.