Se la sinistra continuerà a ignorare il patriottismo, il nazionalismo di destra non smetterà di avanzare

di Alessandro Mosca
Da molti decenni gran parte del mondo di sinistra ha smesso di considerare il patriottismo come un valore, abbracciando una concezione fondamentalmente cosmopolita. Dopo la caduta del regime fascista, che ha fondato le sue sciagure sul nazionalismo (per natura guerrafondaio, autoritario, ed esclusivo), essa ha smesso di distinguere l’ideologia nazionalista dal patriottismo, rifiutandoli entrambi. Ma quest’ultimo è nettamente diverso dalla sua versione estrema e malata, e abbandonarlo è stato un errore per molte ragioni.
Cos’è il patriottismo italiano? È innanzitutto la ferma convinzione di dover difendere il Paese, e il desiderio di valorizzare la sua cultura. Un sentimento fondato sull’idea che l’identità italiana è costituita essenzialmente dal senso di appartenenza all’Italia, dalla conoscenza della sua storia e dei suoi simboli, e dalla capacità di parlare la lingua di Dante; è evidente che per essere italiani non è necessario avere una certa fisionomia, una specifica fede religiosa, o un certo luogo di nascita (Garibaldi era nato a Nizza e ateo).
Il patriottismo sostiene la pace, perché alimentare la fratellanza con le altre nazioni è il modo migliore di fare gli interessi del Paese, ed è sinceramente europeista: mentre il nazionalista trascina l’Italia nell’isolamento e nell’irrilevanza, il patriota lavora per unire politicamente e spiritualmente il Vecchio Continente (promuovendo un senso d’appartenenza e una lingua comuni). Inoltre, il patriottismo è convintamente democratico, perché consapevole che la democrazia e la tutela dei diritti umani producono benessere e progresso nella comunità.
Infine, il patriottismo è essenzialmente inclusivo, e non xenofobo come il nazionalismo. Quest’ultimo, basandosi su una concezione di identità italiana fondata su un immaginato “sangue italiano” e sulla fede cattolica, tende inevitabilmente a escludere, dividere, impedire ogni forma di integrazione. Il patriota, invece, ama l’Italia sapendo che è una comunità aperta, di cui tutti possono far parte, perché l’“italianità” è costituita da pochi caratteri culturali acquisibili da chiunque. Di conseguenza, egli non teme l’immigrazione, ma la vede come un modo di diffondere la propria lingua, e dare al Paese nuove energie.
Il patriottismo si richiama, con ammirazione e commozione, a coloro che hanno difeso l’Italia nei momenti più intensi della sua storia, proprio in virtù del loro amore per essa: i protagonisti del Risorgimento; i fanti che hanno fermato eroicamente l’avanzata austriaca dopo Caporetto; i partigiani (anche quelli comunisti, organizzati nei “Gruppi di Azione Patriottica”) che hanno lottato per la libertà guidati dal Tricolore del “Comitato di Liberazione Nazionale”; e i Padri Costituenti, che hanno scritto l’Articolo 52: “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino”.
La sinistra si deve riallacciare a questa storia, evitando di seguire ideali irrealizzabili come il cosmopolitismo o la “nazione europea”. Non solo perché le classi popolari europee rimangono legate alla propria cultura nazionale, e guardano con diffidenza a una sinistra convinta che questo legame sia espressione di ignoranza e meschinità. Ma soprattutto perché il patriottismo è un valore, è il più efficace avversario dell’individualismo: come mostrano anche gli esempi appena citati, esso produce solidarietà, rispetto delle leggi, attenzione alla salute del territorio, e volontà di difendere le libertà democratiche dei concittadini; è l’“amor di patria”, molto più dell’amore per l’“umanità”, che porta a rinunciare a comodità inquinanti, o a resistere al desiderio di evasione, corruzione e nepotismo. Le società che tutelano i propri caratteri nazionali, cioè memoria, lingua, e simboli, sono più solidali e più capaci di integrare i nuovi arrivati.
Se la sinistra continuerà a ignorare questi aspetti, dimenticando il proprio tradizionale patriottismo (basti pensare a Mazzini, o ai partigiani), il nazionalismo di destra non smetterà di avanzare.