“Non mi avventuro sul tema se sia meglio applicare i contratti collettivi e intervenire sui miglioramenti salariali o se una forma di salario minimo può essere l’altro corno del dilemma, o se addirittura le due misure possano convivere. Dico però che quello dei salari bassi è un problema non soltanto italiano ed è un problema molto serio“. A sottolinearlo è la presidente della Corte Costituzionale Silvana Sciarra, nel corso della conferenza stampa seguita alla relazione sull’attività e sugli indirizzi giurisprudenziali della Corte nel 2022.
“La stessa Commissione europea aveva segnalato come possibile misura di crescita per alcune economie anche la leva salariale, come una leva di crescita. Certo non avremmo immaginato che si fosse arrivati a proporre una misura europea per il salario minimo”, ha continuato Sciarra, invitando a prestare attenzione all’articolo 36 della Costituzione, che prevede come il lavoratore abbia “diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa“.
“Secondo me è uno degli articoli più interessanti e belli della nostra Costituzione, perché mette insieme il principio della dignità, con il principio della sussistenza, con il principio della famiglia”, ha precisato.
Se il governo Meloni non intende introdurre in Italia un salario minimo legale, tema sul quale invece cercano da tempo convergenze le opposizioni Pd, M5s, Avs e Azione-Iv, Sciarra ha invece tagliato corto invece sui possibili sviluppi, anche sul fronte giurisprudenziale. Soprattutto dopo una recente sentenza del Tribunale di Milano, che ha previsto un risarcimento di 6700 euro per una lavoratrice che, pur avendo un contratto regolare, con l’applicazione del contratto nazionale di settore siglato dai sindacati, percepiva soltanto 3,96 euro ogni ora (640 euro netti, ben al di sotto della soglia di povertà stimata dall’Istat a 840 euro, ndr). Una cifra che per il giudice è “anti-costituzionale”.
Spetta al legislatore decidere, questa domanda va rivolta al Legislatore. Io devo far tacere la mia anima e la mia voce da giuslavorista”, ha continuato al Fattoquotidiano.it la presidente Sciarra. “Il Legislatore potrebbe intervenire sul salario minimo, potrebbe valutare le fonti europee, mentre se parliamo di contratti collettivi sono le stesse parti sociali a dover riavviare processi di negoziazione che puntino a incrementare i livelli retributivi. Ma questo è fuori dalla nostra competenza. Poi se saranno sollevate questioni di costituzionalità le osserveremo attentamente”, ha avvertito Sciarra.
Per poi ricordare: “Già in passato abbiamo applicato il primo comma dell’art.39 per rimettere in moto la contrattazione collettiva sul lavoro pubblico, bloccata per ragioni di risparmio di spesa. Non siamo intervenuti noi sui salari, ma dicendo alle parti di rinegoziare, in quel caso era previsto anche lo stanziamento di fondi statali”.
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