“Ogni mattina insegniamo ai nostri studenti che cos’è il rispetto, ma in questo momento sono le istituzioni che ci mancano di rispetto facendoci svolgere la nostra professione senza pagarci”. Fabrizio Lucia insegna elettronica e sistemi automatici in un istituto superiore della provincia di Torino. Il 27 settembre dell’anno scorso ha superato il concorso straordinario. Doveva essere la svolta: da supplente a docente di ruolo. Ma lo stipendio ha smesso di arrivare. “Per me si è aperto un limbo” spiega Lucia che da novembre non percepisce lo stipendio. Anzi, qualcosa è arrivato: “Trentadue centesimi nella busta paga di marzo” sorride amaramente tenendo tra le mani il cedolino.

All’inizio non si è allarmato: “Chiedevo spiegazioni e le uniche risposte che mi davano era di aspettare qualche settimana”. Nel frattempo, le settimane sono diventate mesi e le risposte cambiavano: “Mi dicevano di non fare una tragedia perché in Italia ci sono più di 600 casi come il mio”. La situazione di Lucia non è isolata. I sindacati hanno registrato centinaia di casi simili. “Ma in pochi ci stiamo esponendo perché siamo ancora nell’anno di prova e pertanto abbiamo paura di ripercussioni” spiega Lucia che intende andare fino in fondo. “È inaccettabile non percepire uno stipendio per tutti questi mesi – conclude Lucia – anche perché nonostante questa situazione ci siamo sempre presentati in classe, non abbiamo mai smesso di svolgere la nostra professione, anzi la nostra missione”.

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