Il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni allunga la mano al governo di Giorgia Meloni, in affanno per i ritardi che si stanno accumulando sulla realizzazione dei progetti del Piano nazionale ripresa e resilienza (Pnrr). Ritardi che rischiano di bloccare l’erogazioni di nuovi fondi. Sul Pnrr “sono ottimista” e “non sono preoccupato affatto per l’erogazione richiesta a fine dicembre, penso che i punti che sono ancora da chiarire saranno chiariti e vedo grandissima buona volontà da parte del governo”, ha detto Gentiloni alla domanda se fosse a rischio la terza rata per l’Italia da 19 miliardi. Però “le decisioni vengono prese quando la Commissione dà un parere favorevole e questo avverrà nel giro di pochissime settimane”, ha aggiunto parlando a margine del Workshop Ambrosetti.

Il commissario europeo ha poi affermato che “c’è un margine certamente” per rinegoziare i termini del Pnrr, e “quando arriveranno le proposte di emendamento da parte italiana la Commissione è pronta ad esaminarle con il massimo di collaborazione e di flessibilità. Abbiamo già approvato la revisione di piani per tre paesi, Lussemburgo Germania e Finlandia, naturalmente si trattava di piani in relazione all’economia di questi paesi meno importanti di quanto possa essere il piano dell’Italia, Spagna, Romania e Portogallo: paesi in cui il piano è molto importante”. Gentiloni ha concluso rimarcando che il “successo” del Pnrr “è un obiettivo comune” di Roma e Bruxelles. Penso che il governo italiano sia consapevole che ne siamo consapevoli anche noi come Commissione. Non è un obiettivo delle due parti”. Alcuni progetti che sono nel Pnrr “sono poco realistici e per questo il nostro tentativo di confronto con la Commissione europea di spostare risorse su progetti che siano davvero necessari e cantierabili in tempo”, ha osservato il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso partecipando a Live in Napoli di Sky. Alla voce del ministro che si occupa di attività produttive si aggiunge quella del collega dell’Economia, Giancarlo Giorgetti che, dal Workshop Ambrosetti, assicura che “l’attuazione del Pnrr è la priorità del governo” e sottolinea “la necessità di effettuare un’analisi che consenta di avere un quadro preciso sulla realizzabilità complessiva degli interventi previsti per migliorare, quanto possibile, gli aspetti più problematici e nel caso rivedere i piani iniziali”. Giorgetti parla di “polemiche che non hanno alcun senso“. Il leghista – che era ministro anche nel governo Draghi – spiega che “rispetto all’impostazione iniziale c’è stato lo scoppio di una guerra nel cuore dell’Europa con i riflessi in materia. E se proprio vogliamo trovare una causa della difficoltà di implementazione del Pnrr dobbiamo trovarlo semplicemente nello stress – spiega – a cui abbiamo sottoposto la struttura burocratica della pubblica amministrazione che probabilmente non era e non è all’altezza di sostenere questo tipo di choc di domanda“.

Rispetto a questi toni distensivi resta più che scettica l’opposizione. Da una parte il Partito democratico va all’attacco. “Ora capiamo dalle mezze parole del ministro Fitto – nota il capogruppo al Senato Francesco Boccia – e da mezze verità che speriamo non si trasformino in disastri che, in realtà, ci saranno modifiche a progetti Pnrr importanti“. “Il caos in corso sull’attuazione del Pnrr ci preoccupa, è figlio di una visione che contestiamo – continua l’ex ministro – Loro non hanno mai creduto nel Pnrr, non lo hanno mai votato, né quando lo ottenemmo con il governo Conte 2 né quando abbiamo iniziato il percorso di attuazione con il governo Draghi“. La preoccupazione, sottolinea Boccia, “è legata al fatto che il 60% dei progetti di investimento hanno come soggetti attuatori gli enti locali. Enti locali che non hanno informazioni, non hanno certezze, hanno fatto una programmazione economica finanziaria partendo dal presupposto che quegli investimenti sui trasporti, sull’assistenza sulla scuola, sulla transizione ambientale e digitale ci fossero”. Dall’altra c’è il M5s che con il leader Giuseppe Conte ribadisce l’offerta già esplicitata ieri con una lettera al Corriere della Sera e di nuovo in varie iniziative elettorali: un tavolo con tutti i partiti di maggioranza e opposizione per velocizzare l’iter del piano di recupero. E oggi l’ex premier si rivolge in particolare al Pd, con il quale governava al momento in cui l’Italia contrattava la cifra degli oltre 200 miliardi con Bruxelles. “Credo che il Pd su questa battaglia debba esserci – dice Conte – credo che debba assolutamente e potrà essere d’accordo nel dare un contributo. Aspettiamo una loro risposta”. “Il Pd ci starà pensando, spero anche loro arrivino alla medesima conclusione – ha aggiunto – Il Pnrr non è di Giorgia Meloni ma non è neppure di Conte o Draghi, è di tutta l’Italia”. “Lavoriamo tutti insieme – insiste l’ex presidente del Consiglio – Spingiamo per costringerli a mettere le carte sul tavolo in piena trasparenza, a dirci come stanno le cose. E noi saremo disponibili ad aiutarli. Meloni rispondici”.

Sul tema è tornato oggi pure il presidente di Confindustria Carlo Bonomi. “Le risorse del Pnrr non sono soldi gratis e bisogna agire con responsabilità concentrandosi sulle opere che servono davvero al Paese”, ha affermato intervenendo al Live in Napoli di Sky. “Era evidente che c’era un problema – ha detto Bonomi – e bisognava intervenire subito. Temo che se la Commissione non vuole venire meno alla scadenza naturale del Piano noi entro il 2026 avremo delle grandi difficoltà. Siamo davanti a un bivio: scegliere quei progetti essenziali per il Paese e creano Pil potenziale oppure fare una marea di interventi ma ricordiamoci che non sono soldi gratis”.

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