Per il vicepresidente della Camera ed ex sottosegretario alla Difesa, Giorgio Mulè, l’emendamento della maggioranza per l’invio di armi all’Ucraina nel 2023, prima inserito e poi ritirato in un decreto eterogeneo che conteneva anche una norma sulla sanità della regione Calabria, “non è stato un errore”. Anzi, in un’intervista a ilFattoQuotidiano.it rivendica la scelta “come lungimirante”. Anche se, invece, indiscrezioni non smentite parlano di un intervento del Colle per evitare che il decreto contenesse materie molto diverse tra loro. Fosse passato, ci sarebbe stato sì un confronto in Parlamento, ma il merito avrebbe riguardato, come di tutta evidenza, non solo l’invio di armi all’Ucraina per il prossimo anno. “Ora il governo farà un decreto che approveremo entro la fine dell’anno”, perché i precedenti decreti del governo Draghi scadono il 31 dicembre 2022. E Mulè si oppone a rendere pubblica la lista delle armi che il nostro Paese invia all’Ucraina. Altri Paesi lo fanno? “Peggio per loro”. Per il viceprtesidente della Camera la guerra terminerà solo quando verrà ristabilita “l’integrità territoriale dell’Ucraina”.

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