Prorogare la fornitura di armi all’Ucraina fino alla fine del 2023. È quanto si legge in un emendamento presentato dai relatori di maggioranza Roberto Menia di FdI e Clotilde Minasi della Lega al decreto sulla partecipazione alle missioni Nato e sulle misure per il servizio sanitario in Calabria, ora all’esame del Senato, che ha scatenato la dura reazione di una parte delle opposizioni che vedono nella mossa del governo una forzatura per prolungare il sostegno militare a Kiev senza una reale discussione in Parlamento. Nel testo si legge che “è prorogata, fino al 31 dicembre 2023, previo atto di indirizzo delle Camere, l’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell’Ucraina”.

Su tutti, a insorgere è l’alleanza Verdi/Sinistra Italiana che parla di “colpo di mano” da parte dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni: “Il governo Meloni proroga fino al 31 dicembre 2023 l’invio di mezzi, materiale e armamenti in Ucraina. Un vero e proprio colpo di mano alle spalle del Parlamento. Le destra al governo usa le armi per accreditarsi con Nato e Usa alle spalle della Ue”, ha dichiarato il presidente del gruppo Misto al Senato e capogruppo di Sinistra/Verdi, Peppe De Cristofaro.

Anche il Movimento 5 Stelle chiede un confronto parlamentare sul tema. La Camera “impegna il governo a voler illustrare preventivamente alle Aule parlamentari l’indirizzo politico da assumere in occasione di consessi di carattere internazionale riguardanti il conflitto Russia-Ucraina, compreso quello concernente l’eventuale invio di forniture militari, al fine di tenere conto degli indirizzi dalle stesse formulati”, si legge al primo punto della bozza del 16 novembre della mozione pentastellata alla vigilia dell’esame in programma alla Camera. Tra le sette richieste di impegno all’esecutivo ci sono la promozione di “iniziative in cui il nostro Paese si faccia interprete e protagonista di una nuova fase di sforzi diplomatici“, l’impegno “a sostenere un ruolo dell’Italia, in prima linea, in direzione del rafforzamento del pilastro europeo della difesa comune in modo da dotarsi di uno strumento militare europeo più moderno ed efficiente, oltreché più economico per i singoli Stati membri”, “la convocazione di una Conferenza sulla Sicurezza in Europa”. La mozione impegna il Governo anche “al proseguimento di un’azione costante di aiuti umanitari per la popolazione ucraina”. Infine invita “ad avviare con urgenza un confronto costruttivo per l’istituzione di un Fondo energetico europeo straordinario a supporto della lotta al caro energia”, “ad adottare iniziative di competenza affinché venga adottata una strategia comune di sostegno energetico (Energy Recovery Fund), volta a raggiungere, in tempi brevi, l’obiettivo dell’indipendenza dall’approvvigionamento energetico russo” e l’adozione “di iniziative, anche di carattere normativo, finalizzate a favorire la transizione ecologica, energetica e verso l’economia circolare”.

Richiesta simile a quella avanzata, senza punti programmatici, dal Partito Democratico che ricorda l’impegno chiesto dalla Camera “a prevedere il necessario e ampio coinvolgimento del Parlamento sugli sviluppi riguardanti la guerra in Ucraina e a stabilire che allo scadere dello stesso decreto, nella non auspicabile ipotesi del protrarsi del conflitto, l’impegno dell’Italia nel sostegno a Kiev sia oggetto di un apposito provvedimento legislativo”.

Tra l’opposizione c’è però chi è in linea con la mossa della maggioranza. È il caso del gruppo Azione-Italia Viva che in una mozione depositata alla Camera chiede al governo l’impegno “a proseguire senza riserve l’attività di sostegno, economico e militare, a Kiev e al popolo ucraino” anche “mediante l’invio di nuovi equipaggiamenti bellici”. Il gruppo, che chiede al governo di tenere “informato il Parlamento”, invita anche l’esecutivo ad “adottare iniziative” per esigere dalla Russia la “cessazione delle operazioni belliche e il ritiro” delle forze militari dall’Ucraina volto ad aprire la strada ad un “cessate il fuoco”. Sull’invio delle armi, la mozione Azione-Iv chiede all’esecutivo di agire “in continuità” con le azioni ed i provvedimenti adottati dal governo Draghi e ritiene che il ritiro delle forze russe dall’Ucraina possa “aprire la strada” non solo al cessate il fuoco ma anche ad un “dialogo fra le parti che rispetti il principio della piena sovranità e integrità territoriale dell’Ucraina” ed aprire “negoziati di pace equi”. Azione-Iv invita poi il governo Meloni “a stimolare e sostenere tutte le iniziative diplomatiche (pubbliche o riservate, bilaterali o multilaterali)” che abbiano come obiettivo il ritiro delle truppe russe e che in ogni caso “incontrino comunque il consenso del governo ucraino”.

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