Resta in carcere Giandavide De Pau, l’uomo considerato il killer di tre donne uccise giovedì scorso a Roma nel quartiere Prati. Nell’interrogatorio il 51enne, con diversi precedenti penali, davanti al giudice per le indagini preliminari si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il giudice si era riservato l’emissione di una misura cautelare da applicare per l’uomo detenuto a Regina Coeli. Dall’ordinanza emerge che De Pau registrò due video con il cellulare in cui ha ripreso le fasi dell’omicidio delle due donne cinesi avvenuto in via Riboty a Roma la mattina del 17 novembre scorso. Si tratta di video trovati nel telefono dell’indagato dagli inquirenti coordinati dalla Procura di Roma. L’uomo aveva lasciato il telefono nell’appartamento prima di recarsi in via Durazzo dove è avvenuto il terzo delitto.

Nel provvedimento del giudice si fa riferimento ai video: uno dura circa 14 minuti e l’altro ben 42 minuti. I due video sono stati registrati alle ore 10.23 e alle 10.38. “Documentano in maniera incontrovertibile e raccapricciante l’omicidio delle due donne cinesi commesso da Giandavide De Pau – scrive il gip – dopo aver consumato con le stesse rapporti sessuali ed aver preteso di rimanere solo mandando via altri clienti”. “Dopo qualche secondo De Pau sposta il telefono e si inquadrano le scarpe che lo stesso indossa, dopodiché il telefono viene appoggiato oscurando la telecamera ma continua ad essere registrato l’audio e si sente entrare nella stanza l’altra donna cinese”. “Al minuto 1.09 si sentono rumori e la donna urlare fortemente, ma il suono giunge come soffocato -scrive ancora il gip- entra l’altra donna che chiede ‘cosa fai a lei’ subito dopo si sentono le urla strazianti anche della seconda donna che viene aggredita, poi si sente prima il rumore di una porta che sbatte e poi il rumore più forte di un’altra porta, probabilmente quella di ingresso che viene aperta e dal minuto 2.41 si sente il rantolo di Xiuli Guo in fin di vita ritrovata agonizzante sul pianerottolo; dopo qualche minuto si sente la voce del portiere e poco dopo dei soccorritori”.

– “Contrariamente a quanto sostenuto da De Pau circa il suo stato di confusione e di non ricordare nulla” tutti i dati raccolti “fanno presumere che fosse pienamente consapevole dei gravissimi fatti da lui commessi ai danni delle tre donne. La estrema gravità dei fatti commessi in un brevissimo arco temporale ai danni di tre donne durante la consumazione di rapporti sessuali, la particolare efferatezza e brutalità dei tre omicidi, due dei quali addirittura ripresi in diretta dall’indagato, unitamente ai precedenti da cui lo stesso è gravato, appaiono sintomatici di una personalità particolarmente violenta, aggressiva e priva di freni inibitori e inducono a ritenere elevatissimo, attuale e concreto il pericolo di reiterazione di reati della medesima specie”, aggiunge il gip. Spiegando che “sussiste altresì il concreto pericolo di fuga tenuto conto della condotta successivamente posta in essere dall’indagato come sopra specificata, nonché il pericolo di inquinamento probatorio potendo l’indagato, contattare persone a conoscenza dei fatti ancora da escutere (tenuto conto che dopo i fatti sono stati coinvolti una serie di soggetti appartenenti al mondo della prostituzione) ovvero sottrarre elementi di prova fondamentali ai fini di una compiuta ricostruzione dei fatti, avendo già occultato l’arma con la quale ha ucciso le vittime”. conclude il gip.

De Pau è in regime di “grandissima sorveglianza” controllato 24 ore su 24. “Il suo profilo psichiatrico andrà esaminato anche dalla procura. De Pau era libero perché non aveva titoli per essere detenuto, e nessuno, neanche gli psichiatri che lo avevano visitato, si erano accorti della sua pericolosità” aveva detto l’avvocato Alessandro De Federicis prima dell’interrogatorio.”Il mio assistito non ha risposto dopo le 7 ore di interrogatorio in Questura non ha voleva aggiungere nulla. È ancora molto confuso e non ricorda nulla. La Procura contesta dell’omicidio plurimo aggravato ma senza premeditazione perché è difficilmente contestabile – ha poi dichiarato De Federicis dopo l’interrogatorio -In base a quanto so l’arma non è stata ancora trovata. Ho chiesto è di trovare una struttura adeguata alle sue condizioni, parliamo di una persona con disturbo della personalità borderline”. Parlando con i cronisti il penalista ha aggiunto di avere incontrato ieri De Pau. “Non ha contezza e memoria di quello che è successo per come l’ho visto io, assente, mi sembra strano fosse in grado di organizzarsi una fuga. Dell’auto nel deposito giudiziario e del passaporto ho informazioni, so solo che il suo documento era scaduto da tempo”. Intanto sono state ufficialmente identificate le due vittime cinese: Li Yanrong, cinese di 55 anni, e Yang Yun Xiu, cinese di 45 anni. Le due donne sono state identificate grazie al lavoro della Polizia Scientifica e dell’Ufficio Immigrazione.

Il caso delle tre prostitute uccise a Prati però potrebbe riaprire un cosiddetto cold case. C’è almeno un altro omicidio di una donna che si prostituiva su cui i magistrati di piazzale Clodio potrebbero nuovamente indagare dopo il fermo di De Pau. Si tratta di un delitto che risale a molti anni fa e avrebbe molte analogie con quanto avvenuto in via Riboty e via Durazzo. L’attività è legata alla volontà di scavare anche nel passato di De Pau per cercare eventuali collegamenti con fatti di sangue avvenuti negli anni scorsi a Roma e che hanno avuto come vittime donne.

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