Il Pd è pieno di baroni imbullonati da dieci anni di governo”. Ma per cambiare le cose dovrebbe candidare Letizia Moratti. E’ questa la soluzione che Carlo De Benedetti, uno dei maggiori imprenditori italiani e già proprietario del Gruppo Espresso, offre ai democratici in una lunga intervista al Corriere della Sera. E si associa così a quella fronda interna che da giorni spinge il partito perché faccia quello che fino a poche settimane fa sarebbe sembrato impensabile: appoggiare nella corsa per le Regionali in Lombardia l’ex ministra berlusconiana e assessora della giunta leghista Fontana. Una metamorfosi indigeribile per una parte del partito (e che Enrico Letta ha già smentito), ma per la quale stanno lavorando in tanti.

Così oggi, alle aperture di esponenti dem come Luigi Zanda e Giorgio Gori, si è associato De Benedetti. Che mentre accusa il partito che ha sempre sostenuto di essersi ormai dedicato solo alla borghesia, dà il suo endorsement per una delle massime rappresentanti di quel mondo. Le democrazie moderne “sono minate da due mali che le divorano da dentro: le crescenti disuguaglianze e la distruzione del Pianeta”, ha dichiarato. “Un partito progressista che non mette in cima al suo programma questi due punti non serve a niente, e infatti fa la fine del Pd; che ha conquistato la borghesia e ha perso il popolo“. E appunto: “Il Pd è un partito di baroni imbullonati da dieci anni al governo senza aver mai vinto un’elezione”.
L’attuale segreteria “è stata un disastro”, dice De Benedetti, “perché in campagna elettorale Letta non ha saputo indicare una sola ragione per cui si dovesse votare il Pd, ma solo ragioni per non votare gli altri. Per la sua arroganza e supponenza il Pd ha corso da solo e ha determinato la vittoria della destra, che alla luce dei risultati non era affatto scontata”.

Per l’ingegnere, inoltre, il futuro non sembra roseo per i dem. E, sostiene, quelli che negli ultimi mesi si sono candidati alla segreteria del Partito democratico non gli sembrano “in grado di scongiurare la morte progressiva del Pd”. Venendo alla candidatura di Letizia Moratti in Lombardia, “ho idee politiche da sempre opposte alle sue”, si è giustificato. Ma, al tempo stesso, “le riconosco professionalità, capacità, onestà, passione, ambizione: tutte qualità”. Quindi un candidato del Pd in Lombardia “non vincerà mai”. Mentre “contro Attilio Fontana la Moratti può farcela. Se il Pd la appoggiasse, secondo me ce la farebbe”. Lo scopo tattico “di un partito all’opposizione è mettere in difficoltà il governo. E la Lombardia è una partita decisiva”. Se Salvini “perde la Lombardia, cade. E se cade Salvini, cade il governo”.

Scegliendo l’ex sindaca di Milano, osserva Aldo Cazzullo nell’intervista, in molti nel Pd straccerebbero la tessera. “Perché non l’hanno fatto quando il loro partito governava con Salvini? E ora fanno gli schizzinosi? Come mai questo pudore improvviso? Dopo la rotta del 25 settembre, ora la sinistra deve tornare a vincere. Per farlo servono coalizioni elettorali, che non sono necessariamente coalizione politiche”. De Benedetti infine definisce l’attuale esecutivo “disastroso”, e “obbrobrioso”. Finora “ha fatto solo stupidaggini” e “sui migranti il governo ha fatto una figura da cioccolatai: ha proclamato ‘non scenderanno mai’, e li ha fatti scendere tutti. Con la Francia ha creato un caso, ci è voluto Mattarella per ristabilire un rapporto almeno formale, e La Russa anziché ringraziarlo l’ha attaccato”.

IL DISOBBEDIENTE

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