Berlino apre all’emissione di debito comune Ue per finanziare le misure a sostegno dell’economia dei paesi membri di fronte allo choc energetico. Anzi no. Lunedì, dopo le critiche arrivate da più parti sul piano di aiuti tedesco da 200 miliardi, l’agenzia Bloomberg citando fonti vicine al governo tedesco ha dato notizia di un dietrofront del cancelliere Olaf Scholz (Spd) che avrebbe aperto a un programma simile al Sure con cui la Ue ha fornito prestiti fino a 100 miliardi di euro con cui finanziare gli schemi nazionali di sostegno all’occupazione. Il suo sì sarebbe stato condizionato al fatto che i soldi siano erogati sotto forma di prestito e non a fondo perduto. In serata però la Reuters ha dato voce a un’altra fonte governativa secondo cui l’esecutivo “semaforo” non ha affatto cambiato idea sul tema.

Non resta quindi che aspettare una presa di posizione ufficiale, che potrebbe arrivare al prossimo Consiglio europeo del 20-21 ottobre. Il via libera al Sure sarebbe la mossa auspicata dai commissari Paolo Gentiloni e Thierry Breton, che hanno chiesto di agire contro la crisi energetica come durante il picco del Covid. Mario Draghi aveva chiesto già a giugno di valutare una riedizione di quel programma. Anche il presidente francese Emmanuel Macron ha sottolineato che Sure è un modello che si è dimostrato efficace, che non comporta alcun “moral hazard”, dato che non prevede trasferimenti ma prestiti. Bisogna evitare, ha evidenziato, che “le tensioni energetiche, che ci costano care, si trasformino in tensioni sui conti pubblici”. Perché, “se si lasciano così le cose, aumenteranno le difficoltà di bilancio per gli Stati più fragili”.

Sullo sfondo resta il fatto che il piano di aiuti tedesco da 200 miliardi ha provocato parecchi malumori nei Paesi Ue, anche per la tempistica infelice: è stato presentato allavigilia del Consiglio straordinario sull’Energia. La mossa di Berlino segnala chiaramente il rischio che ognuno provveda per sé, esattamente come è avvenuto nelle prime settimane della pandemia quando alle frontiere interne dell’Ue venivano bloccati anche materiali salvavita.

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