I leader Ue si ritrovano a Praga per trovare una mediazione sulla strategia contro la crisi energetica. Ma il primo vertice della Comunità Politica Europea, a cui seguirà domani la riunione del Consiglio europeo informale, comincia con le stesse divisioni che ne avevano caratterizzato la vigilia. La proposta di un tetto solo al prezzo del gas per produrre elettricità, avanzata in una lettera dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, è stata bocciata dall’Italia. Che insieme ad altri tre Paesi – Polonia, Grecia e Belgio – ha presentato la sua contro-proposta: un “corridoio dinamico“, in altre parole una forchetta al cui interno il prezzo del gas può fluttuare (ad esempio del 5%) in base a parametri esterni. “Dobbiamo lavorare insieme per affrontare la crisi energetica. Possiamo anche farlo in ordine sparso, ma perderemmo l’unità europea“, ha avvertito il presidente del Consiglio Mario Draghi durante la tavola rotonda su energia e clima.

Nel doppio summit organizzato dalla presidenza ceca si discute appunto della proposta di un price cap, ma anche della possibilità di trattare con i “partner affidabili” – Norvegia e Usa su tutti – per ridurre i costi di approvvigionamento: in questo senso, è arrivata l’apertura da parte di Oslo a valutare “strumenti per stabilizzare i mercati dell’energia“, al fine di “ridurre in modo significativo i prezzi eccessivamente elevati”. I leader Ue discutono poi dell’introduzione di un indice alternativo al Ttf di Amsterdam, il principale parametro di riferimento per il prezzo di tutto il gas scambiato, ritenuto “non più rappresentativo”. Al vaglio anche nuove fonti di finanziamento per aumentare la potenza di fuoco del RePowerEu.

Il no dell’Italia alla proposta di Bruxelles – L’ipotesi avanzata da von der Leyen di un tetto solo al prezzo del gas per produrre elettricità, accolta con favore ad esempio dalla Spagna, è anche un modo per trovare una mediazione con l’asse dei Paesi che non sono favorevoli a queste misure. Gli Stati che hanno maggiori margini di bilancio, Germania in testa e “Frugali” al seguito, non vogliono un nuovo fondo comune e hanno riserve anche sul il tetto al prezzo del gas. Nella sua proposta in vista del vertice Ue di venerdì, l’Italia, assieme a Grecia, Polonia e Beelgio, ritiene però controproducente applicare un “corridoio” al prezzo del gas solo alle importazioni russe, così come solo al gas usato per la produzione di elettricità, come vorrebbe la Commissione europea. “Il corridoio sui prezzi del gas proposto da Italia e opererebbe a livello di vendita all’ingrosso, non al dettaglio – si legge nella proposta -. Il corridoio si applicherebbe a tutte le transazioni all’ingrosso, non limitate all’importazione da specifiche giurisdizioni (leggi Russia) e non limitate all’uso specifico di gas naturale”. Questo perché, spiegano i quattro paesi, “un cap solo sul gas russo non avrebbe un impatto positivo sui prezzi al consumo, e avrebbe un potenziale impatto negativo sulla sicurezza dell’approvvigionamento; sarebbe discriminatorio (ad esempio rispetto ad altre importazioni tramite gasdotti o produzioni nazionali, che sarebbero consentite a prezzi più elevati); porrebbe sfide al mercato (ad esempio, all’importatore sarebbe consentito acquistare al limite massimo e rivendere a prezzi di borsa interni più elevati) e dovrebbe essere adottato dalla stessa legge prevista per le sanzioni“. L’Italia respinge anche l’ipotesi di un cap da applicare “solo sul gas utilizzato per l’energia elettrica“, come propone la Commissione Ue, perché “ignora i due terzi del mercato del gas, che è nell’industria e nell’edilizia; crea una passività senza un chiaro limite verso l’esterno (ad esempio poiché il prezzo all’importazione può continuare a salire, richiedendo più risorse per mantenere il tetto massimo); crea disincentivi alla riduzione dei prezzi (gli importatori saranno compensati per qualsiasi prezzo pagano)”. Inoltre, se il cap del gas è troppo basso, attiverà una domanda aggiuntiva eccessiva, possibilmente includendo il passaggio da carbone a gas; se troppo alto, probabilmente dovrà essere integrato da un supporto aggiuntivo a livello di vendita al dettaglio per mantenere i prezzi accessibili“.

Tetto al prezzo, la proposta italiana – Il ‘non paper‘ – documento non ufficiale – firmato da Italia, Polonia, Grecia e Belgio propone un price cap dinamico, da applicare in uno scenario in cui non c’è assenza di forniture e c’è uno scambio di domanda e offerta di gas. Il “corridoio dinamico” prevede un valore massimo per il prezzo del gas, da applicare alla quotazione di una borsa (hub) di riferimento. Questo valore è dinamico, perché può variare all’interno di un corridoio: si fissa una quotazione centrale, e si permette a questa di fluttuare, ad esempio del 5% in più o in meno. Questo permette di porre un limite ai rialzi, ma anche di evitare costrizioni eccessive del mercato europeo, che potrebbero far fuggire la materia prima verso mercati che offrono prezzi migliori. Stabilito il principio, resta da decidere come fissare questo valore dinamico e a quale indice applicarlo. Per quanto riguarda la fissazione della quotazione, la proposta dell’Italia e degli altri tre paesi fa alcune ipotesi, tutte riferite a mercati più grandi, liquidi e stabili del Ttf europeo: si potrebbe prendere come riferimento l’indice del greggio, oppure una media ponderata fra i due principali indici del gas naturale liquefatto, il Jkm dell’Estremo Oriente e l’Henry Hub statunitense, e la borsa di Londra del petrolio del Mare del Nord, il Brent. Quanto al mercato a cui applicare questo price cap dinamico, la proposta ipotizza il Ttf di Amsterdam (attuale punto di riferimento del prezzo del gas nella Ue), oppure più mercati (il francese Peg, l’italiano Psv, il berga Zee) oppure tutte le transazioni europee (sia quelle nelle borse che quelle Otc, cioè non regolamentate).

L’apertura della Norvegia – “Concordiamo di sviluppare congiuntamente strumenti, ciascuno nell’ambito delle proprie competenze, per stabilizzare i mercati dell’energia e limitare l’impatto della manipolazione del mercato e della volatilità dei prezzi, al fine di ridurre in modo significativo i prezzi eccessivamente elevati nel breve e nel lungo termine”. E’ quanto affermano in una dichiarazione congiunta sul dossier dei prezzi dell’energia la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e il premier della Norvegia, Jonas Gahr Store. “Occorre una sostanziale stabilizzazione dei mercati dell’energia – scrivono – per garantire pienamente la sicurezza dell’approvvigionamento, nonché il miglioramento delle tecnologie per l’efficienza energetica e la loro diffusione sul mercato. La promozione degli investimenti infrastrutturali per la decarbonizzazione industriale rafforzerà anche la futura stabilizzazione dei mercati energetici e favorirà il passaggio all’ambiente per raggiungere i nostri obiettivi climatici comuni, rafforzando nel contempo la resilienza europea”.

Le divergenze in Ue – Per il primo ministro olandese, Mark Rutte, “è perfettamente legittimo che la Germania” abbia lanciato un piano di aiuti da 200 miliardi di euro per i cittadini e le imprese tedesche alle prese con il caro gas. “Ho sentito delle critiche, ma non faccio parte del gruppo dei critici“, ha detto arrivando al Castello di Praga. Parole che confermano l’asse Olanda-Germania. “Nella lettera di Ursula von der Leyen riconosciamo molte delle misure che abbiamo chiesto e attuato. E domani”, al Consiglio europeo informale, “difenderemo le proposte che la lettera contiene”, incluso “la messa a punto di un tetto al prezzo del gas che genera il prezzo dell’elettricità, che noi abbiamo applicato“, ha detto invece il premier spagnolo Pedro Sanchez arrivando al vertice di Praga. L’Olanda non ha posizioni “ideologiche” e sostiene la necessità di essere “solidali gli uni con gli altri” in campo energetico nell’Ue, ha commentato Rutte. Sul tavolo ci sono diverse idee, come “gli acquisti in comune” di gas “legati anche alle riserve“, la valutazione del “modello iberico, con i pro e i contro”, cioè il tetto al prezzo del gas usato per produrre elettricità (la differenza è carico del bilancio nazionale), come continuare a importare Gnl “evitando di dirottare le navi verso l’Asia“. “Su tutti questi temi potremmo arrivare a delle posizioni comuni nelle prossime settimane”, ha detto Rutte. Totale chiusura invece sulla possibilità di un fondo ad hoc, ispirato al modello Sure, finanziato tramite l’emissione di debito comune. La proposta avanzata dai commissari Ue Gentiloni e Breton, che piace a Italia e Francia, è stata per ora scartata anche da Bruxelles.

Sonatrach: price cap non conviene a nessuno – L’amministratore delegato della compagnia nazionale algerina di idrocarburi Sonatrach, Toufik Hekkar, ha detto che “un tetto al prezzo del gas è una misura che non ha nulla a che fare con i meccanismi del libero mercato e non serve né gli interessi dei produttori né dei consumatori, a medio e lungo termine”. Hekkar ha sostenuto che, in assenza di una visione chiara della domanda e della sua stabilità a lungo termine, non ci saranno investimenti in esplorazione e produzione. E “questo è ciò che ha portato l’Europa alla crisi attuale, che è una crisi di offerta limitata”. Il dirigente algerino ha sostenuto che è stata l’Europa, negli ultimi anni, ad aver lavorato a tagliare la domanda portando sia a minori investimenti in esplorazione e produzione, sia a un’offerta limitata nel mercato europeo e internazionale. “Speriamo di tornare all’equilibrio tra domanda e offerta nel rispetto dei meccanismi del mercato”, ha auspicato Hekkar.

Il vertice della Comunità Politica Europea – La prima giornata del Summit di Praga vede il primo vertice della Comunità Politica Europea. Anche il premier Mario Draghi partecipa alla tavola rotonda su “Energia, clima e economia”, co-presieduta dal primo ministro greco Mitsotakis e dal Presidente della Confederazione elvetica, Cassis, e alla quale parteciperanno anche i leader di Belgio, Bulgaria, Germania, Irlanda, Liechtenstein, Norvegia, Serbia. Alla riunione della Comunità Politica Europea parteciperanno 44 Leader: i 27 membri del Consiglio Europeo e 17 leader di Paesi europei extra-Ue, tra cui i Capi di Stato e di governo del Regno Unito, Norvegia, Turchia, Paesi dei Balcani Occidentali, Paesi Efta e Paesi del partenariato Orientale, oltre al Presidente ucraino Zelensky in videoconferenza. Il vertice dà seguito a quanto stabilito al Consiglio Europeo del 23-24 giugno, durante il quale è stato inserito in agenda un punto denominato “Wider Europe”, dedicato alle relazioni dell’Ue con i partner in Europa. Dal dibattito è emerso un consenso sull’utilità di una piattaforma di dialogo politico e cooperazione estesa a tutti i Paesi europei, per offrire fin da subito uno strumento di risposta collettiva alle urgenti sfide geopolitiche nel continente, dalla pace, della sicurezza energetica e alimentare, la migrazione, il cambiamento climatico e le transizioni digitale e verde.

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