Il partito dei condannati, imputati e indagati ha eletto 40 parlamentari e raccolto oltre 2 milioni di voti. È trasversale, ma molto spostato a destra, visto che ben 26 esponenti appartengono alla coalizione guidata da Giorgia Meloni. Che però almeno in questa sfida non vince: a precederla c’è la Lega di Matteo Salvini. Attenzione però: si tratta di dati parziali, perché sono stati considerati solo i risultati dell’uninominale. Altri ancora potrebbero entrare per effetto dello “scorrimento” delle liste, quando gli eletti che si erano candidati in più collegi indicheranno il proprio, consento ai primi non eletti di subentrare. In ogni caso una prima fotografia è già possibile. Prima della chiusura della campagna elettorale il Fatto ha pubblicato un censimento dei candidati di tutti i partiti alle prese con problemi giudiziari, fossero indagini a carico, processi in corso o condanne passate in giudicato, dividendoli partito per partito: ne saltarono fuori ben 101, come nella famosa carica. Le urne si sono chiuse domenica e due giorni dopo è possibile indicare quelli che la carica l’hanno avuta davvero, conquistando un seggio nella XIXesima legislatura. La sovrapposizione dei due elenchi dice che le nuove camere avranno 25 deputati e 15 senatori finiti nelle grane per spese pazze, accuse di falso, corruzione, peculato, riciclaggio e via dicendo. Eccoli.

LA LEGA: 10 (8 deputati e 2 senatori)
Alla fine Umberto Bossi entra in Parlamento dopo esserne stato escluso per un errore del Viminale. Idem il tesoriere della Lega Giulio Centemero, capolista in Lombardia 3. Il loro ingresso tardivo porta a 40 il totale degli “impresentabili” con seggio nella nuova legislatura. Bossi è stato condannato con sentenza definitiva dalla Cassazione a 8 mesi di reclusione per violazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti, per i 200 milioni della maxi-tangente Enimont. Al processo Cusani, durato sedici mesi e conclusosi il 27 ottobre del 1995, era emerso che anche la Lega aveva usufruito di finanziamenti illeciti. Per i fatti di via Bellerio del 18 settembre del 1996, quando i leghisti opposero resistenza agli agenti di polizia che cercavano documentazione nella sede della Lega su ordine della magistratura di Verona, Bossi è stato condannato a 4 mesi. La Cassazione, il 15 giugno del 2007, conferma invece la condanna per vilipendio alla bandiera. Nel gennaio 2019 la IV Corte d’appello di Milano ha disposto il non luogo a procedere per il Senatur e il figlio Renzo imputati per appropriazione indebita con l’ex tesoriere Francesco Belsito. E lo ha fatto in virtù della mancata querela nei loro confronti, che in base alla norma introdotta dal governo Gentiloni e voluta dal Pd, è necessaria per procedere per quel tipo di reato. Il Carroccio, guidato da Salvini, ha presentato la denuncia nei soli confronti dell’ex amministratore per cui i giudici hanno rideterminato la condanna a un anno e 8 mesi e 750 euro di multa pena sospesa. In primo grado Umberto Bossi era stato condannato a 2 anni e 3 mesi.

Giulio Centemero è stato condannato in primo grado a 8 mesi per il finanziamento illecito da Esselunga alla Lega arrivato tramite l’associazione “Più Voci” di cui era legale rappresentante. È anche a processo a Roma per un altro presunto finanziamento illecito dall’imprenditore romano Luca Parnasi.

Tra gli eletti con Salvini spicca po il “re delle cliniche romane” Antonio Angelucci, già condannato nel 2017 in primo grado a un anno e 4 mesi per truffa e falso per i contributi pubblici ai suoi giornali e anche imputato per istigazione alla corruzione. La spunta in Lombardia Fabrizio Cecchetti, anche lui è stato condannato a 1 anno e 8 mesi in secondo grado nel processo sulle “spese pazze” della Regione Lombardia, la cosiddetta “Rimborsopoli Lombardia”. Il partito di Salvini riesce ad eleggere anche Antonio Minardo, che conquista il seggio a Ragusa (Sicilia2), con 73mila voti nonostante una condanna definitiva a 8 mesi per abuso d’ufficio per una consulenza affidata da presidente del Consorzio Autostrade Siciliane.

In Calabria è eletto con 57mila voti anche Domenico Furgiuele che la Dda di Reggio Calabria chiede di mandare a processo per gli appalti nella Piana di Gioia. E’ rincorso da accuse di peculato Mirco Carloni, ancora a processo in primo grado, insieme ad altri 54, imputato di peculato per i rimborsi in consiglio regionale tra il 2008 e il 2012, circostanza che non gli ha impedito di aggiudicarsi l’uninominale delle Marche con 80.393 voti. Ha invece patteggiato una pena di un anno per il processo “Rimborsopoli” la neo deputata Elena Maccanti, che da Colegno ha preso 77.315 voti. Va a Montecitorio anche Francesco Bruzzone, capolista Liguria, già senatore e già presidente del Consiglio regionale ligure con alle spalle una condanna in primo grado a tre anni e otto mesi nel processo sulle “spese pazze” nel periodo 2008-2010. L’appello è in corso, ma la Corte dei Conti ligure l0 ha condannato a risarcire oltre 33mila euro. Siederà accanto a lui Riccardo Molinari, eletto in Piemonte circoscrizione di Alessandria, con 105mila voti

Al Senato un seggio andrà ovviamente a Matteo Salvini che dovrà decidere tra Calabria, Basilicata, Puglia e Lombardia. Salvini è a processo a Palermo per sequestro di persona e rifiuto d’atti d’ufficio nel caso Open Arms, per non avere fatto sbarcare 147 migranti nell’agosto del 2019 quando era ministro dell’Interno. Il reato di sequestro di persona, con minori coinvolti, è punito con una pena che arriva fino a 15 anni di carcere. In Senato ottiene un seggio Massimiliano Romeo, candidato a Varese nonostante una condannato in appello per peculato per le spese pazze in Regione dove ottiene 255.695 voti.

FORZA ITALIA: 7 (due deputati, 5 senatori)
Tra le fila di Forza Italia spicca ovviamente il maestro delle pendenze giudiziarie ignorate, Silvio Berlusconi. Si aggiudica il collegio di Monza con 231.440 voti e rientra così in Senato dove fu espulso nel 2013 per decadenza dopo la condanna definitiva a quattro anni per frode fiscale. Le indagini su di lui sono ancora in corso a Milano, Roma e Firenze come presunto mandante occulto delle stragi del 1993. Gli siederà accanto il patron della Lazio Claudio Lotito, eletto in Molise, prescritto nel processo penale (dove era stato condannato in appello a 18 mesi) e squalificato 4 mesi in quello sportivo per Calciopoli. Condannato in via definitiva a 3 mesi convertiti in pena pecuniaria per omessa alienazione delle partecipazioni della Lazio (nello stesso processo prescritto per agiotaggio). E nuovamente prescritto, in fase di udienza preliminare, nell’inchiesta ribattezzata Multopoli e che riguardava la cancellazione di una serie di contravvenzioni.

Con loro ci sarà Mario Occhiuto, fratello del governatore calabrese, sotto processo per bancarotta fraudolenta per il fallimento la società Ofin. La sorella è stata condannata in primo e secondo grado con rito abbreviato. A luglio scorso gli è stato notificato un atto di chiusura delle indagini. Gli viene contestata sempre la bancarotta ma per il fallimento di altre due società. Torna in Parlamento anche Gianfranco Miccichè: per il presidente dell’Assemblea regionale siciliana a febbraio la procura di Agrigento ha chiesto il rinvio a giudizio per finanziamento illecito al partito, nell’ambito dell’inchiesta “Waterloo” della Dia, Guardia di finanza e Carabinieri. L’indagine sostiene come professionisti, politici, istituzioni e forze dell’ordine fossero – secondo l’accusa – asserviti a Girgenti Acque (la società che si occupava della gestione del servizio idrico nell’Agrigentino) in cambio di favori e posti di lavoro per familiari, amici e amanti.

In Campania nel plurinominale viene eletto a Palazzo Madama anche Francesco Silvestro, a processo per tentata concussione e falso per fatti risalenti al 2013, anno in cui ricopriva la carica di presidente del Consiglio comunale di Arzano (Napoli), un’amministrazione sciolta per camorra due anni dopo. Con queste imputazioni è in corso da anni un processo che vede alla sbarra Francesco Silvestro, ricco imprenditore detto “il principe della notte” dall’alto delle cinquemila piazze di materassi sfornate ogni giorno dall’azienda di famiglia.

Alla Camera Forza Italia porta Ugo Cappellacci, eletto con 74.236 voti in Sardegna (Cagliari) nonostante sia imputato di corruzione e peculato nell’inchiesta su una presunta tangente da 80mila euro legata all’assegnazione di contributi pubblici quando era presidente della Regione. Condannato in appello dalla Corte dei conti a 220mila euro per il licenziamento del capo ufficio stampa della Regione. Prescritto, invece, nel processo sulla P3. Passando dalla Sicilia (Gela) torna al Senato anche Michela Vittoria Brambilla, che nel 2019 patteggiò , un anno e 4 mesi, con pena sospesa, per il fallimento delle Trafilerie del Lario di Calolziocorte (Lecco).

FRATELLI D’ITALIA: 8 (Sette deputati e un senatore)
Bocciato all’uninominale entra per il proporzionale Giulio Tremonti, neo deputato alla Camera. Patteggiò 4 mesi reclusione, convertiti in pena pecuniaria di 30mila euro e 10mila euro di di multa, per la vicenda dell’alloggio di via Campo Marzio a Roma, pagato da Mauro Milanese. Torna in Parlamento Stefano Maullu, ex europarlamentare di Forza Italia e oggi coordinatore milanese del partito della Meloni, indagato a Bergamo per false comunicazione a pm nell’ambito di una inchiesta relativa al fallimento della Maxwork in cui è indagato anche il senatore Paolo Romani. A fine marzo la Procura di Bergamo indaga per corruzione il senatore Paolo Romani, storico forzista poi passato a “Cambiamo”. Alla “rimborsopoli” piemontese deve una condanna a un anno e sette mesi e tuttavia Augusta Montaruli conquista con 68.367 voti il suo seggio alla Camera. Pesca 93.648 voti Salvatore Caiata, ex presidente del Potenza Calcio candidato in Basilicata nonostante un’indagine per corruzione e riciclaggio azionata dalla Gdf di Siena che hanno chiesto una proroga delle indagini.

In Emilia viene eletto Tommaso Foti, indagato per corruzione e traffico di influenze illecite per lavori pubblici e appalti che incassa lo stesso dalle urne ben 92.699 voti. Ne prende 117.994 l’ex consigliere comunale di Brescia Giangiacomo Calovini, che Fdi ha candidato in Lombardia 3 (Desenzano del Garda), nonostante sia indagato dalla Procura di Milano nell’inchiesta che vede accusato, sempre di corruzione “per atti contrari ai doveri d’ufficio”, anche l’eurodeputato di Fratelli d’Italia Carlo Fidanza. In Abruzzo passa Guerino Testa, capogruppo di FdI nel Consiglio regionale: imputato insieme ad altre 17 persone nel procedimento sul fallimento delle società riconducibili all’imprenditore Carmine De Nicola. Testa ha chiesto di patteggiare 1 anno e 6 mesi di reclusione per alcune bancarotte (pena sospesa) ed è stato assolto dall’accusa di associazione a delinquere. In un’inchiesta corollario di questa, però, è finito nuovamente tra gli indagati con l’accusa di bancarotta fraudolenta. Nel mirino delle indagini la sua attività da commercialista. Al Senato agguanta un seggio Francesco Zaffini, che il partito di Meloni ha candidato in Umbria (Perugia) dove ha ottenuto 199.690 voti, nonostante sia imputato nell’inchiesta sui rimborsi regionali iniziato un anno fa.

ITALIA VIVA: 4 (3 deputati, 1 senatore)
Matteo Renzi e Maria Elena Boschi rientrano in Parlamento accomunati dal fatto di essere imputati per finanziamento illecito nel processo sulla fondazione Open. Il leader e senatore in quanto “direttore di fatto”, insieme a Lotti, Boschi, Bianchi e Carrai (membri del Consiglio direttivo), perché “riceveva, in violazione della normativa”, 3.567.562 euro che i finanziatori consegnavano alla Fondazione Open; “somme utilizzate per sostenere l’attività politica di Renzi, Lotti e Boschi e della corrente renziana”. La Boschi in quanto membro del Consiglio direttivo andrà alla Camera. Sempre alla Camera passa Giuseppe Castiglione, ex alfaniano appena uscito da Forza Italia, re delle preferenze in Sicilia orientale, imputato per corruzione elettorale e turbativa d’asta nel processo sulla gestione del Cara di Mineo. Quando nel 2015 l’inchiesta è diventata di dominio pubblico, Giuseppe Castiglione era sottosegretario all’Agricoltura del governo Renzi. Ha anche chiesto e ottenuto il giudizio immediato, ma il processo è ancora in corso. Torna a Motecitorio l’ex tesoriere del Pd Francesco Bonifazi, rinviato a giudizio nel novembre 2021 per finanziamento illecito legato all’inchiesta sullo stadio della Roma. L’indagine è legata ai presunti contributi illegali alla politica partiti dalla società Pentapigna di Parnasi. Per Bonifazi oltre al finanziamento illecito l’accusa è anche di emissione di fatture per operazioni inesistenti: in questo caso i magistrati contestano 150mila euro ricevuti dalla Fondazione Eyu, presieduta all’epoca dei fatti dall’ex tesoriere dem. Tra le

MOVIMENTO CINQUE STELLE: 2 deputati
Nel Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte un solo caso tra 52 deputati eletti. Si tratta di
Chiara Appendino che ha subìto condanna in primo grado a 1 anno e 6 mesi per disastro, lesioni e omicidio colposo per la tragedia di piazza San Carlo a Torino, di cui era sindaca, del maggio 2017. Con tutti i componenti della sua vecchia giunta e quelli della giunta Chiamparino è indagata per la vicenda dell’eccesso di morti legati allo smog. Tra gli indagati c’è anche Fassino. La procura ha avanzato richiesta di archiviazione. Torna alla Camera Riccardo Tucci, eletto inCalabria per il quale è stato richiesto il rinvio a giudizio per frode fiscale. E’ accusato di aver consentito al suo ex socio di evadere le tasse emettendo fatture per 701.500 euro per “operazioni oggettivamente inesistenti”. L’udienza preliminare, dopo la richiesta di rinvio a giudizio della procura di Vibo Valentia, per reati fiscali è stata rinviata tre volte e la prossima data è stata fissata al 15 dicembre.

PARTITO DEMOCRATICO: 4 deputati e un senatore
Tra gli 85 deputati eletti col centrosinistra c’è la new entry Piero De Luca capolista in Campania 2. Deputato e figlio del governatore della Campania, è imputato per bancarotta per il crac della società immobiliare Ifil C&D, coinvolta nel crac Amato. A De Luca junior, nella fattispecie, viene contestato di aver beneficiato tra il 2009 ed il 2011 del pagamento di viaggi in Lussemburgo, sede lavorativa del rampollo dell’ex sindaco di Salerno: secondo l’accusa, quei voli sono stati pagati con denaro della Ifil dall’imprenditore Mario Del Mese. Vicino a lui siederà l’ex governatore e attuale senatore Luciano D’Alfonso, a processo per falso ideologico: avrebbe contribuito a certificare, nella delibera di indirizzo per la riqualificazione e realizzazione del parco Villa delle Rose di Lanciano (Chieti), redatta il 3 giugno del 2016, la presenza del presidente in giunta, mentre D’Alfonso si trovava altrove. Il Veneto elegge Piero Fassino, a processo per la gestione del Salone del libro. Fassino è processato (insieme ad altri) per due vicende. La prima si riferisce al bando per l’organizzazione delle edizioni 2016-2018, che sarebbe stato confezionato su misura per GL Events. Si procede per turbativa d’asta.

La seconda è legata alle mosse che accompagnarono ricerca di grossi finanziatori per il 2016. La procura è del parere che pur di aprire le porte a Intesa San Paolo, garantendogli la posizione di sponsor esclusivo, siano stati concepiti bandi di gara ad hoc. E’ anche indagato insieme a tutti i componenti della giunta Appendino e Chiamparino per la vicenda dell’eccesso di morti legati allo smog. La procura ha avanzato richiesta di archiviazione. In Puglia passa infine Claudio Stefanazzi, capogabinetto di Emiliano, imputato a Torino, insieme al presidente della Regione per finanziamento illecito ai partiti nella vicenda giudiziaria legata alle primarie per la segreteria nazionale Pd del 2017. Ultimo rinvio a marzo. Nello stesso mese a lui e al dirigente della Regione Puglia Elio Sannicandro, è stato notificato un avviso di conclusione delle indagini. Avrebbe “attestato falsamente” l’idoneità del secondo a ricoprire il ruolo di componente della commissione che ha aggiudicato l’appalto da oltre 160 milioni di euro per la costruzione del nuovo ospedale San Cataldo di Taranto, pur essendo a conoscenza di una serie di motivi che lo rendevano incompatibile.
Tra i senatori arriva anche Marco Meloni, capolista in Sardegna. Braccio destro di Letta, ex consigliere regionale sardo, è indagato nel procedimento per peculato relativo a presunti rimborsi illegittimi del gruppo Pd nella consiliatura 2009-2014 (285mila euro totali). Archiviata, invece, l’indagine a suo carico per lo stesso motivo nella consiliatura precedente (2004-2009).

NOI MODERATI: 2 deputati
Anche “Noi moderati” è della partita, con due nomi come Francesco Saverio Romano e Alessandro Colucci. Il primo è l’ex ministro dell’Agricoltura che conquista un seggio alla Camera in Sicilia (Bagheria) forte di 54.321 voti in Sicilia e candidato nonostante sia indagato dalla Procura di Roma sulla fornitura di mascherine durante la prima emergenza Covid. Attuale deputato, nel 2021 ha Colucci ha patteggiato una pena di un anno, 8 mesi e 20 giorni per lo scandalo “Rimborsopoli” alla Regione Lombardia. In primo grado era stato condannato a 2 anni e 2 mesi. E’ stato candidato a Galatina e avuto 79.977 voti.

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