A un anno dall’infanticidio il giudice per l’udienza preliminare di Napoli ha condannato a 18 anni di carcere il 39enne Mariano Cannio, ritenuto responsabile dell’omicidio del piccolo Samuele, bimbo di 3 anni morto il 17 settembre 2021 dopo essere stato lasciato cadere dal balcone della sua abitazione in via Foria, a Napoli. Cannio svolgeva lavori domestici nella casa dei genitori di Samuele. La condanna a 18 anni era stata chiesta dalla Procura di Napoli. Secondo la ricostruzione della Procura, Cannio lasciò cadere nel vuoto il bambino. Il 39enne spiegò agli investigatori di essere in cura presso un centro d’igiene mentale in quanto affetto da schizofrenia e di non aver fatto cenno a ciò alla famiglia del bimbo. Cannio è stato comunque ritenuto capace di intendere e di volere. Dopo il suo fermo il gip emise un’ordinanza di custodia cautelare ritenendolo pericoloso.

Alla lettura della sentenza erano presenti i genitori di Samuele, il nonno e altri suoi familiari. Attraverso il loro legale, l’avvocato Domenico De Rosa, solo poche parole: “Non è opportuno parlare di soddisfazione, – hanno detto, riferendosi al verdetto – ci siamo rimessi nelle mani della legge”. Cannio venne individuato dalla Squadra Mobile e sottoposto a fermo il giorno dopo la tragedia: per prenderlo fu necessario un espediente. Agli inquirenti che lo interrogarono confessò di avere fatto cadere il piccolo giù. Una notizia accolta con incredulità nel quartiere dove il 39enne domestico prestava servizio anche presso altre famiglie. L’avvocata Mariassunta Zotti ha rappresentato al giudice l’eventualità che la morte di Samuele potesse essere frutto di un incidente, tesi legata alla presenza sul balcone di un tavolino con due sedie che il piccolo avrebbe potuto usare per affacciarsi. L’ammissione di colpevolezza del suo cliente, sempre secondo l’avvocato Zotti, potrebbe essere invece riconducibile al suo precario stato di salute. Tesi non accolta dal giudice che ha ritenuto invece di condannarlo per omicidio volontario.

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