La Russia alza di nuovo il livello della tensione e lo fa, come già successo in passato, per bocca di uno dei più fedeli sostenitori di Vladimir Putin: il vicepresidenza del Consiglio di sicurezza, Dmitry Medvedev. L’ex presidente, dopo che il capo del Cremlino aveva fatto intendere nel suo discorso, seppur senza esplicitarlo, che l’opzione atomica era ancora sul tavolo, ha tolto ogni dubbio: la Russia userà “qualsiasi arma, comprese quelle nucleari” per difendere i territori che verranno annessi tramite i referendum. Sul suo canale Telegram ha garantito che “la protezione di tutti i territori annessi sarà aumentata notevolmente dalle forze armate russe”. Quindi “non solo le capacità di mobilitazione, ma anche qualsiasi arma russa, comprese le armi nucleari strategiche e le armi basate su nuovi principi potrebbero essere utilizzate per la protezione”. Nello scontro interviene però la Cina che, con il ministro degli Esteri Wang Yi, ha dichiarato che la situazione in Ucraina “mostra un trend in espansione e di lungo termine, con effetti di contagio negativi sempre più gravi che la parte cinese non vuole vedere. Le priorità sono il cessate il fuoco e la fine della guerra. La Cina non starà a guardare né aggiungerà benzina sul fuoco, continuando a svolgere il proprio ruolo a modo suo. Allo stesso tempo sosteniamo l’Ue e i principali Paesi europei a continuare a mediare e a fare ogni sforzo per la pace”.

Il giornale indipendente Novaya Gazeta cita fonti del Cremlino dicendo che le persone mobilitate dopo l’annuncio di Putin potrebbero essere addirittura 1 milione e non solo 300mila. Numeri però immediatamente smentite dalla presidenza. Intanto, Kiev e Mosca hanno annunciano uno scambio di prigionieri che, tra gli altri, ha portato alla liberazione dell’oligarca ucraino filorusso Viktor Medvedchuk in cambio di 215 “difensori delle acciaierie Azovstal“. Mentre il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, fa sapere che la consegna di cartoline per l’arruolamento nell’esercito a manifestanti che partecipano a proteste contro la cosiddetta operazione militare speciale in Ucraina “non è contro la legge”.

“1 MILIONE COINVOLTI NELLA MOBILITAZIONE” – Non 300mila, bensì 1 milione di persone potrebbero essere interessate dalla mobilitazione parziale ordinata da Vladimir Putin, secondo quanto scrive Novaya Gazeta Europe, citando una fonte del Cremlino. Il sito ricorda che l’articolo 7 del decreto, in cui si indica il numero delle persone arruolabili, è stato secretato. “La cifra è stata corretta più volte e alla fine si è deciso per 1 milione”, ha riferito la fonte. Immediata la smentita del portavoce della presidenza, Dmitry Peskov, che alla Tass ha definito la ricostruzione “una menzogna”. La Germania, intanto, lancia un messaggio ai critici del regime putiniano offrendo accoglienza ai disertori russi.

NUOVE SANZIONI DALL’UE – Intanto non si ferma la pressione economica dell’Unione europea sulla Russia. E Josep Borrell presenta la decisione adottata dal Consiglio degli Affari Esteri straordinario di introdurre “altre misure restrittive che verranno adottate al più presto in coordinazione con i nostri partner”. Il commissario spagnolo ha poi precisato che “continueremo ad aumentare il nostro supporto militare all’Ucraina e studieremo un nuovo pacchetto di sanzioni che prenda di mira settori dell’economia russa e una nuova lista di individui”. Ed è poi passato a commentare gli sviluppi sul campo, con la controffensiva ucraina che continua a guadagnare territori nelle zone occupate: “In linea con la Carta Onu, l’Ucraina sta esercitando il suo legittimo diritto contro l’aggressione russa a riprendere i suoi territori secondo i confini internazionali e continueremo a supportarla per tutto il tempo necessario”.

Chi fa resistenza, come già successo nei mesi scorsi, è il premier ungherese Viktor Orban chiedendo all’Ue di revocare le sanzioni contro la Russia entro la fine dell’anno. Secondo quanto rivela il giornale Magyar Nemzet, durante una riunione ieri del suo partito Fidesz il primo ministro ha fatto presente che “le sanzioni stanno causando problemi economici, una crisi energetica e l’inflazione“. E questa è tutta colpa dei “burocrati di Bruxelles” che avevano “promesso” che le misure avrebbero danneggiato solo Mosca. Invece, a suo dire, “causano più danni all’Europa che alla Russia”.

LIBERO L’OLIGARCA FILORUSSO MEDVECHUK – Intanto è stato ufficializzato uno scambio di prigionieri tra Ucraina e Russia che ha riportato in libertà l’oligarca ucraino e filorusso Viktor Medvedchuk “che ha già fornito tutte le prove possibili all’inchiesta”, secondo quanto riferito da Kiev. Lo scambio, hanno aggiunto, “è il risultato di accordi personali tra il presidente Zelensky e il presidente Erdogan“. In cambio, la Russia ha liberato 215 combattenti ucraini tra quelli che si erano asserragliati all’interno delle acciaierie Azovstal durante l’assedio di Mariupol. “Il presidente Volodymyr Zelensky ha fissato un obiettivo chiaro, riportare i nostri eroi a casa. Il risultato, i nostri eroi sono liberi”, ha scritto su Facebook il capo dell’ufficio del presidente Andriy Yermak.

IL PIANO DI ZELENSKY – La “formula per la pace” presentata dal leader di Kiev consiste in cinque punti. Innanzitutto “punire la Russia per i suoi crimini” tramite un “tribunale speciale” e “privandola del diritto di veto al Consiglio di sicurezza” delle Nazioni Unite. Zelensky ha chiesto inoltre la protezione delle vite dei suoi cittadini, citando i recenti massacri di Bucha e Izyum. Il leader ucraino ha chiesto il ripristino dell’integrità territoriale, oltre alle necessarie garanzie di sicurezza, precisando che “la neutralità non è la nostra formula”. Infine, ha sottolineato la determinazione di Kiev a continuare a difendersi contro l’aggressione russa.

Zelensky ha comunque voluto ribadire che l’Ucraina è pronta a colloqui di pace, ma solo per una pace “vera, onesta e giusta”, stigmatizzato il comportamento di sette Paesi che si erano opposti alla possibilità di un suo collegamento virtuale, contro i 107 Paesi a favore. Quanto ai russi, ha detto, “parlano di colloqui ma annunciano la mobilitazione militare e annunciano referendum farsa” nel Donbass.

USA: “PUTIN STA GIOCANDO LA CARTA NUCLEARE” – Gli Stati Uniti tornano sul discorso di Vladimir Putin e lanciano un avvertimento: il leader russo “sta giocando ora la carta nucleare” e sta costruendo un altro “pretesto legale” con i referendum farsa nel Donbass, in modo che, se passano, ogni tentativo dell’Ucraina di riprendere quei territori sarà visto come un attacco alla Russia, consentendo di usare tutte le opzioni, ha detto un alto dirigente dell’amministrazione Usa in un briefing. “Stiamo mandando un messaggio molto chiaro alla Russia sulle conseguenze dell’escalation. Questo non significa che siamo ciechi di fronte alle dinamiche che potrebbero portare a una escalation“. La stessa fonte ha descritto il tentativo di Putin come una “sorta di bizzarra versione russa dell’articolo 5”, con riferimento all’articolo sulla mutua difesa della Nato. Ma secondo l’alto dirigente molti Paesi non abboccheranno agli “assurdi” argomenti di Putin e il suo tentativo “non avrà successo”. Una mossa, quella del capo del Cremlino, che a Washington leggono come manifestazione delle “difficoltà sul terreno di battaglia, l’impopolarità della guerra e la riluttanza dei russi a combatterla. Putin non sta operando da una posizione di forza, questo è un segno del fallimento della sua missione”.

LA POSIZIONE CINESE – Intanto la Cina mantiene la sua posizione di collaborazione, ma a distanza, con la Russia. Il ministro degli Esteri Wang Yi, parlando con l’omologo russo Serghej Lavrov a margine dell’Assemblea dell’Onu, ha assicurato che Pechino continuerà a mantenere una posizione “obiettiva ed equa” sulla questione dell’Ucraina e “a promuovere la pace e i colloqui” tra le parti. Il capo della diplomazia cinese ha rinnovato la speranza “che tutte le parti non rinuncino ai loro sforzi di dialogo e insistano nel risolvere i problemi di sicurezza con i colloqui di pace”. Lavrov ha chiarito che “la sicurezza è indivisibile” e che la Russia “è ancora disposta a risolvere il problema con il dialogo e la negoziazione”.

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