di Alessio Andreoli

Il “beneficio del dubbio” è un’affermazione notevole che giustamente ci viene ricordata spesso anche da personaggi importanti del mondo della cultura e della scienza. Ho voluto cercare e leggere una spiegazione a questa affermazione che così di getto mi sento di condividere pienamente: proprio perché il dubbio a volte mi genera incertezza ho sentito la necessità di rassicurarmi.

La spiegazione che ho trovato su una rivista di psicologia recita: l’esperienza del dubbio permette di pensare a opzioni alternative e quindi moltiplicare le possibili scelte. Fino qua tutto bene, mi sono sentito subito rassicurato. Ho proseguito la lettura e purtroppo mi sono imbattuto in altre affermazioni, a mio parere anche queste condivisibili, in cui era evidenziato come nella società il dubbio non sia visto con occhi benevoli ed è per questo che colui che si dimostra o appare convinto in modo assoluto delle proprie idee è colui che convince e di conseguenza colui che vince.

Applicando questa ultima considerazione alla campagna elettorale si spiegherebbe il forte consenso della Meloni, se aggiungiamo la comunicazione non verbale quando tiene i suoi comizi: la percezione che nessun dubbio, ma proprio nessuno, affligga la sua mente è totale. Considerando che la Meloni ha espresso il suo pensiero con le stesse modalità da sempre mi chiedo: ma perché alle politiche del 2018 Fratelli d’Italia non arrivava al 5%?

Dovrei lasciare che rispondano i politologi, gli studiosi, ma siccome ilfattoquotidiano.it mette a disposizione un piccolo spazio ai dilettanti della scrittura quale io sono, vorrei condividere anche la mia idea. Penso che FdI negli ultimi anni abbia avuto la fortuna di occupare, senza condividere con nessuno, lo spazio politico dell’opposizione, non in parlamento, vista l’esigua rappresentanza, ma nei media – sì nei media perché in una democrazia viene giustamente dato spazio all’opposizione. Questo ha permesso alla Meloni di fare sfoggio delle sue certezze con una tale enfasi e un non verbale così incisivo da innescare quel meccanismo di rassicurazione che tanto piace alla pancia degli elettori. La situazione generale, dalla pandemia alla guerra passando per l’inflazione galoppante e un malcontento strisciante, oltre alle contraddizioni evidenti nei vari governi che si sono succeduti, hanno fatto il resto.

Altro ingrediente il buon Salvini, come ha sempre fatto quando al governo, ha tentato spesso di tenere il piede in due scarpe, probabilmente senza comprendere che questa sua posizione avrebbe spostato una parte dei suoi elettori. Non parliamo di Silvio: per sua sfortuna, nonostante il lifting estremo, credo stia facendo i conti con la naturale decadenza delle capacità cognitive e probabilmente anche parte dei suoi elettori ha questa percezione. Aggiungo i noti peccati del Pd e l’inevitabile assestamento dei 5 Stelle. Questo mix a mio parere è la causa dello spostamento dell’elettorato.

Per tornare alla parte introduttiva di questo articolo vorrei tanto dare alla Meloni il beneficio del dubbio, perdonare certi peccati di gioventù, ma non posso farcela. Nelle liste elettorali del centrodestra sono stati riciclati gli stessi che qualche anno fa hanno messo in ginocchio l’Italia, gli stessi che hanno fatto leggi per favorire amici e parenti o singole categorie, gli stessi che hanno usato e usano le cariche parlamentari come premio per favori ricevuti, insomma candidati senza morale né dignità, opportunisti senza scrupoli.

Perché non parlare anche della visione della società che ha il centrodestra? Però qui devo fermarmi perché scrivere della loro visione, in particolare quella di FdI, non basterebbe lo spazio di questo blog, nemmeno se iniziassi a scrivere adesso. Mi limito a dire che una società, per molti fattori intrinsechi si sviluppa naturalmente ed è compito dei governi favorirne lo sviluppo, accompagnarla verso il futuro e non farla regredire perseguendo i valori del medioevo come a mio parere sta facendo e farà la coalizione capitanata dalla Meloni.

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