Oleksandr Nakonechny, capo del servizio di sicurezza di Kiev (SBU) – l’intelligence ucraina– nella regione di Kirovohrad, è stato trovato morto nella sua abitazione in Tarkovsky Street a Kropyvnytskyi, città a metà strada fra la capitale ucraina e Zaporizhzhia. A riferirlo è stato il quotidiano on line Ukrainska Pravda. Il ritrovamento è avvenuto intorno alle 22:50 (ora locale) di sabato 20 agosto. Sul corpo di Nakonechny è stata individuata una ferita d’arma da fuoco. La polizia sospetta che l’alto funzionario si sia tolto la vita usando, dunque, una pistola, ma rimane ancora incerta la dinamica dell’accaduto. Con il presunto suicidio di Nakonechny, dunque, un nuovo colpo è stato inferto allo SBU dopo il giro di vite che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha avviato il mese scorso licenziando il capo dei servizi di sicurezza ucraini e suo amico di infanzia, Ivan Bakanov– insieme al procuratore generale Irina Venediktova– con l’accusa di non aver fatto abbastanza per prevenire i casi di tradimento tra le fila del servizio di intelligence di Kiev. Come dichiarato dal presidente ucraino, infatti, più di 60 dipendenti dell’ufficio del procuratore generale e della SBU “sono rimasti nel territorio occupato e stanno lavorando contro il nostro stato”. Una serie di sbagli oltre alla negligenza nei controlli interni all’intelligence ucraina che ha portato il presidente Zelensky a operare una sorta di repulisti nell’agenzia. Le minacce di attacchi da parte di Mosca sono costanti. Secondo quanto scrive la Pravda ucraina, l’esecutivo di Kiev avrebbe raccomandato a tutti i suoi dipendenti che svolgono mansioni negli uffici del quartiere governativo di lavorare da casa per una settimana, almeno dal 22 al 26 agosto. Il presidente Volodymyr Zelensky ha dichiarato, infatti, di ritenere che la prossima settimana la Russia potrebbe compiere azioni particolarmente brutali.

Sul fronte diplomatico, le cancellerie continuano a parlarsi. Il presidente degli Stati, Joe Biden, infatti, ha avuto un colloquio telefonico con il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il primo ministro britannico Boris Johnson.

I leader, si legge in una nota della Casa Bianca, “hanno ribadito il loro continuo sostegno agli sforzi dell’Ucraina per difendersi dall’aggressione russa. Hanno anche discusso della situazione presso la centrale nucleare di Zaporizhzhya, compresa la necessità di evitare operazioni militari nei pressi della centrale e l’importanza di una visita dell’Aiea non appena possibile per accertare lo stato dei sistemi di sicurezza”. Inoltre, rileva la Casa Bianca, “hanno discusso i negoziati in corso sul programma nucleare iraniano, la necessità di rafforzare il sostegno ai partner nella regione del Medio Oriente e gli sforzi congiunti per scoraggiare e limitare le attività regionali destabilizzanti dell’Iran”.

SUL CAMPO A poche ore di distanza dall’attacco ucraino con droni alla base militare russa della Flotta del Mar Nero, le forze armate di Mosca hanno distrutto con missili da crociera Kalibr un deposito di munizioni di Kiev nella regione di Odessa, dove erano immagazzinati i missili per i lanciarazzi americani Himars. A riferirlo è stato il rappresentante ufficiale del ministero della Difesa russo, il tenente generale Igor Konashenkov, citato dalla Tass. I combattimenti proseguono in Ucraina dove uno dei fronti più caldi della guerra rimane quello della centrale nucleare di Zaporizhzhia. Nella giornata di ieri 20 agosto, 1.036 civili, tra cui 324 bambini, sono stati evacuati dai territori della regione occupata dai russi, sede dell’impianto nucleare più grande d’Europa. A riferirlo è stato il servizio stampa dell’Amministrazione militare della regione. Resta ancora alta la tensione, dunque, nei territori attorno alla centrale nucleare Enerdoar anche se da ieri a oggi non si sono registrati significativi sviluppi sul fronte militare. Le forze russe hanno continuato ad attaccare le posizioni ucraine lungo l’intera linea di contatto che separa i due schieramenti. Giovedì 18 agosto, il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha incontrato a Leopoli il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e quello ucraino Volodymyr Zelensky. Sul tavolo del negoziato, oltre alla questione dell’export del grano, si è affrontato quello che è uno dei dossier più spinosi: la messa in sicurezza della centrale nucleare di Zaporizhzhia. Gli ucraini chiedono la demilitarizzazione dell’area dell’impianto, la Russia non ci sta e rilancia con la proposta di lasciare i propri soldati a presidiare la centrale. Il rischio di disastro è dietro l’angolo. “Sarebbe peggio di Chernobyl”, ha avvertito più volte Zlensky. Nuovi bombardamenti, invece, si sono uditi nella notte nella regione di Donetsk, dove i russi hanno attaccato 8 insediamenti. Il 20 agosto, le forze dell’ordine hanno registrato in tutto 12 attacchi russi nella regione. Secondo quanto riferito da fonti amministrative locali, il bilancio sarebbe di quattro morti e due persone ferite.

Nel frattempo, nuovi movimenti militari si registrano al di fuori dei confini ucraini. Dopo la notizia del dispiegamento di MiG – gli aerei da guerra di Mosca– dotati di missili ipersonici della exclave russa di Kaliningrad tra Polonia e Lituania, il punto più “russo” a Occidente, vicino ai confini della Nato e dell’Unione Europea dei giorni scorsi, lo stato maggiore delle forze armate ucraine ha riferito in un post condiviso su Facebook che la Russia sta trasferendo i propri sistemi di difesa aerea nella vicina Bielorussia.

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